Nella notte del 13 dicembre è scomparsa, all’età di 90 anni, Giulia Spizzichino. Era nata a Roma nel 1926. Aveva 11 anni, quando nel 1938, per le leggi razziali introdotte dal regime mussoliniano, viene cacciata dalla scuola. Il padre è condannato al confino per aver aiutato uno zio, rimasto senza lavoro, a ottenere una licenza per il commercio.
Giulia è un’adolescente, quando, il 16 ottobre ’43, riesce a sfuggire al rastrellamento del Ghetto: vive già nascosta: i genitori avevano intuito subito il pericolo per la Comunità ebraica romana dell’arrivo dei tedeschi. Il 21 marzo 1944 la delazione di un fascista permette ai nazisti di individuare a colpo sicuro il rifugio di Giulia. La ragazza riesce a salvarsi fortunosamente dalla retata. Non scampano invece all’arresto i nonni materni, gli zii e i cugini che si trovavano in un’abitazione di fronte. Quasi tutto quel ramo familiare, i Di Consiglio, verrà sterminato: 26 persone, di cui 11 bambini. Sette degli uomini sono trucidati tre giorni dopo, il 24 marzo 1944, nella strage delle Fosse Ardeatine. Gli altri 19 saranno deportati ad Auschwitz.
“Ho un compito che non mi aspettavo, quello di testimoniare. Devo raccontare ciò che è stato, non può cadere tutto nell’oblio” scrisse Giulia Spizzichino nell’autobiografia La farfalla impazzita, pubblicata nel 2013 per La Giuntina edizioni. Nel volume raccontò del suo ruolo nell’estradizione di Erich Priebke, scovato a vivere tranquillo e indisturbato a San Carlo de Bariloche, in Argentina. Nel 1994, in seguito a un primo viaggio di Giulia con l’avvocato Marcello Gentili, l’Italia aveva chiesto l’estradizione dell’ex capitano delle SS. La rogatoria per l’accusa dell’allora ministro della Giustizia, l’avv. Alfredo Biondi, venne però respinta dall’Argentina di Menem. Fu Sam Donaldson, il giornalista americano della Abc che aveva materialmente scovato Priebke, a suggerire di chiedere l’estradizione per crimini contro l’umanità: reato non prescrivibile.
Venne avanzata una seconda richiesta. Giulia Spizzichino per sostenere l’atto internazionale decise di farsi intervistare dalla tv argentina per raccontare la sua storia. L’emittente televisiva aveva previsto di ospitare l’accusato, lei non accettò e si fece intervistare in uno studio separato. Nel novembre 1995, Priebke fu estradato in Italia, processato e assolto. Ma ci fu una reazione fortissima della Comunità ebraica e di migliaia di altri cittadini. Fu impostato un secondo processo e finalmente Priebke fu condannato. Fino allo scorso 26 ottobre Giulia Spizzichino ha continuato a testimoniare la Shoah nelle scuole, a sostenere il valore dell’accoglienza verso gli immigrati.
Pubblicato lunedì 19 Dicembre 2016
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