Dal 25 aprile scorso un bel volto colorato illumina con il proprio sorriso l’intera facciata delle scuole elementari Bombicci di via Turati, a Bologna. È il volto di Irma Bandiera, partigiana medaglia d’oro al valor militare, torturata e barbaramente uccisa dai fascisti il 14 agosto 1944. Un giovane profilo che quotidianamente accoglie i bambini della scuola e che il 25 aprile scorso, giorno dell’anniversario della Liberazione, è stata una delle mete della visita sui luoghi della memoria realizzata dalla Presidente della Camera, Laura Boldrini.
In quell’occasione la Presidente, dopo aver tenuto il discorso ufficiale, ha potuto ammirare il murales voluto da un’associazione di donne che di arte urbana ha fatto la propria ragione di ricerca e da un giovane collettivo di artisti milanesi che lo hanno realizzato, recandosi poi a Villa Spada dove si trova il monumento dedicato alle 128 partigiane bolognesi cadute durante la Resistenza.
Colpita dalla storia di Irma, nome di battaglia “Mimma”, e delle tante donne che come lei hanno sacrificato la propria vita per la libertà, la Presidente Boldrini ha voluto dedicare alla partigiana bolognese l’iniziativa che mensilmente accoglie i cittadini nella visita del palazzo della Camera dei deputati.
Domenica 8 ottobre le porte di Montecitorio si sono così aperte anche per l’attrice Piera Degli Esposti, lo scrittore Pino Cacucci, la signora Lia Marchesini, nipote di Irma, il sindaco di Bologna Virginio Merola e la presidente dell’Anpi provinciale di Bologna Anna Cocchi, accompagnati da un folto gruppo di iscritte ed iscritti alle diverse sezioni dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
Il mese di ottobre, come ha rimarcato la Presidente della Camera, è stato scelto per ricordare il momento in cui “Mimma” decise di entrare nella Resistenza e quindi di dedicare il suo impegno alla lotta clandestina rischiando quotidianamente la propria vita. Catturata dopo aver trasportato armi alla base di Castel Maggiore della 7ª brigata Gap Gianni Garibaldi, venne barbaramente torturata e poi fucilata al Meloncello. Della sua esperienza le testimonianze ricordano che prima di essere uccisa la giovane “Mimma” sia stata condotta in fin di vita sotto le finestre della sua casa per indurla a parlare in cambio della libertà, ma che anche allo stremo delle forze abbia deciso di non fare i nomi dei compagni.
Sarebbe forse stato meno eroico il suo gesto se Irma avesse parlato? Una domanda importante emersa da una delle pagine del libro “Ribelli” di Pino Cacucci, splendidamente letta da Piera Degli Esposti. Una domanda alla quale tutti gli oratori hanno risposto sottolineando l’importanza della scelta fatta dalle partigiane e dai partigiani durante la Seconda guerra mondiale; una scelta di donne e uomini normali che la storia ha reso eroici a causa della contingenza. Una scelta di esseri umani con le loro fragilità, i loro dubbi e le loro diverse origini culturali, sociali e politiche che hanno saputo mettere da parte i loro particolarismi ed unirsi per stare dal lato giusto della storia.
In tutti loro, come in “Mimma”, la voglia di far terminare il prima possibile il conflitto e tutto ciò che questo comportava, di mettere fine al fascismo e al nazismo e alle loro ideologie totalizzanti. In brigata Irma Bandiera crebbe politicamente, e la giovane, proveniente da una buona famiglia, acquisì quei comportamenti che erano propri dei resistenti, primo fra tutti il rispetto dei compagni e la reciproca fiducia, idealità che la portarono a non tradirli anche di fronte alla morte.
Grazie a “Mimma” si è anche detto che il ruolo delle donne nella Resistenza è stato troppo spesso dimenticato dalla storia, le migliaia di donne che hanno preso parte alla lotta di Liberazione hanno combattuto nelle forme più diverse per quell’ideale alto di giustizia, libertà ed equità sociale sul quale si fonda la nostra Carta costituzionale e non sempre hanno trovato una degna risposta al loro impegno da parte del Paese e dalle istituzioni.
La presidente Boldrini ha ricordato come da parte sua vi sia stato un riconoscimento alle donne nel collocare nella stanza che si apre sulla Sala della Regina i ritratti delle madri costituenti, e come nella stessa stanza vi siano le foto della prima Presidente della Camera, la prima Presidente di Regione e la prima sindaco, mentre manchino ancora oggi i ritratti della prima Presidente del Senato, della Repubblica e del Consiglio dei ministri, cariche rappresentate da tre specchi a significare, per ogni giovane che passando di lì si riflette, la possibilità di poter ricoprire quei ruoli grazie alla Costituzione italiana nata dalla Resistenza e dalle partigiane come “Mimma”.
Prof. Simona Salustri, Master in Comunicazione storica – Dipartimento di Storia Culture Civiltà, Università di Bologna
Pubblicato giovedì 16 Novembre 2017
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