Primi giorni di giugno 2024, vigilia del G7 in Puglia organizzato in un sontuoso resort della provincia di Brindisi al quale ha partecipato anche Volodymyr Zelensky. Verosimilmente, per far colpo sui capi di Stato, che cenarono la prima sera nel castello di terra della Marina militare del capoluogo, a sorpresa sono comparsi due murales guerrafondai sui capannoni abbandonati dell’ex fabbrica aeronautica Saca, in via provinciale San Vito, strada molto trafficata.
Due murales di grande effetto. Uno in particolare raffigura una scena di guerra con tanto di otto fucilieri del Reggimento San Marco all’attacco, in mimetica, bardati di tutto punto e con una espressione determinata da fare invidia a Sylvester Stallone nei panni di Rambo. Il cielo sorvolato da un elicottero sempre della Marina militare che firma le gigantografie. Un messaggio che non lascia spazio a equivoci e butta a mare l’articolo 11 della Costituzione: l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Associazioni, partiti e sindacati reagirono subito. “I nostri militari sono motivo di orgoglio per il loro impegno nelle missioni di peacekeeping e nei numerosi interventi umanitari. Sarebbe stato più appropriato e rappresentativo della nostra identità raffigurarli durante una missione di pace, evidenziando il loro ruolo di pacificatori e di supporto alle popolazioni in difficoltà”, scrissero dalla Cgil provinciale, supportata da Anpi e dalle associazioni contro le guerre. “Mostrare immagini di guerra e di armamenti in un momento così delicato è non solo inopportuno, ma anche in contrasto con l’immagine che Brindisi vuole e deve dare al mondo. Un’immagine di militari impegnati in operazioni di supporto umanitario sarebbe stata non solo più adeguata, ma avrebbe anche rafforzato il messaggio di speranza e solidarietà che vogliamo trasmettere ai leader mondiali e ai cittadini di tutto il mondo”. La Cgil proponeva di cancellare tutto e rifare l’”opera d’arte” che raffigurasse i nostri militari in azioni umanitarie e di pace.
Ovviamente i murales sono rimasti tali e quali. Anche quando sono scesi in campo i 5 stelle. “L’installazione di murales che descrivono scene di guerra è vista da molti come una scelta inappropriata e contraria ai valori che abbiamo sempre difeso con orgoglio. La nostra città ha costruito la sua identità anche su un impegno costante per la pace”, scrissero.
La storia finisce qua? No, perché si preparava un nuovo obiettivo. I guerrieri, i soldati futuri meglio educarli sin da piccoli. Così all’inizio di dicembre sono stati invitati a “lezioni di combattimento” e di “addestramento alla guerra” (sì, avete letto bene) 196 ragazzi delle scuole medie della città e della provincia (accompagnati dai loro insegnanti) dalla caserma “Carlotto” della Brigata Marina San Marco. La cronaca di un sito di informazione locale: “Dalle prime ore del mattino, la caserma è stata animata dal vociare entusiasta degli studenti che si sono cimentati in diverse attività. Sotto la guida esperta degli istruttori di alpinismo della Brigata Marina San Marco, i ragazzi hanno affrontato con coraggio una parete di arrampicata artificiale, mettendo alla prova le proprie capacità fisiche e mentali. Il programma è proseguito con lezioni di combattimento militare corpo a corpo, dove i giovani hanno imparato le basi delle tecniche di difesa personale, scoprendo l’importanza della disciplina e della coordinazione. Un’esperienza che li ha sicuramente fatti sentire più forti e sicuri di sé. La giornata si è conclusa con un emozionante percorso ad ostacoli (pentathlon navale) nell’area di addestramento “campaccio’della Brigata Marina San Marco, dove i militari hanno mostrato dapprima a livello pratico il corretto svolgimento degli esercizi, per poi svolgerli insieme agli studenti”.
Ancora. “Le scolaresche sono state ringraziate e salutate in Piazzale, sotto la scritta ‘Patria e Onore’, sulle note dell’inno di Mameli durante la cerimonia dell’alza bandiera solenne, un momento di grande commozione per tutti i presenti. Il successo di questa giornata lascia ben sperare per il futuro. Si auspica che iniziative simili vengano replicate in altre città d’Italia, coinvolgendo un numero sempre maggiore di scuole e di studenti”.
Si comprende bene che non è stato un gioco da bambini o da ragazzi. Ma un progetto pilota insidioso per motivare gli adolescenti alla guerra, mentre l’Europa, il Medioriente, l’Africa e l’umanità tutta stanno sanguinando e morendo sotto gli spari di armi da fuoco e le bombe.
Il caso Brindisi ha suscitato l’attenzione e l’angoscia anche dell’Osservatorio contro la militarizzazione delle scuole e delle università, Molfetta. “Non c’è proprio nulla di entusiasmante ed esaltante nel condurre intere scolaresche all’interno di una caserma per una “lezione di combattimento”, si legge in una nota. “Come società civile, che crede nella risoluzione pacifica degli inevitabili conflitti interpersonali, e come comunità educante, che crede nelle pratiche pedagogiche di educazione alla convivenza e dialogo, dovremmo essere quantomeno inorriditi. Ciò che non si capisce è come sia stato possibile che i/le docenti abbiano consentito che i loro alunni e le loro alunne fossero coinvolte/i in lezioni di combattimento corpo a corpo e come poi sia giustificabile la necessità dell’insegnamento della «disciplina» (ma quale?) e della «difesa personale» (ma perché?), il tutto per «sentirsi più forti e sicuri di sé». Il processo di normalizzazione della guerra attraverso la propaganda è già abbastanza avviato”.
Infine è arrivata una nota della Cgil provinciale e della Federazione dei lavoratori della conoscenza (Flc Cgil) di Brindisi dal titolo “Libro e moschetto, fascista perfetto”. “La Cgil e la Flc Cgil ribadiscono con fermezza l’importanza di difendere i valori fondamentali della nostra Costituzione: la scuola come luogo di educazione e di pensiero critico, il rifiuto della guerra e la promozione della pace, la lotta all’indifferenza verso le ingiustizie sociali e il rispetto della dignità umana. Questa difesa passa anche attraverso un chiaro e netto rifiuto di ogni rigurgito fascista, che oggi si manifesta in molteplici forme, dalle celebrazioni di simboli e modelli autoritari all’imposizione di una cultura della sottomissione e della violenza, scrivono dal sindacato.
“È inaccettabile che giovanissimi studenti siano coinvolti in attività come lezioni di combattimento corpo a corpo o percorsi di tipo militare, mentre si confonde l’educazione alla convivenza con la preparazione alla conflittualità. Difendere la scuola significa garantire che resti fedele al dettato costituzionale, luogo di sviluppo del pensiero libero e non strumento di propaganda. È urgente riaffermare una cultura di dialogo e solidarietà, a partire dalla politica internazionale. Contrastiamo ogni tentativo di normalizzare la violenza o di militarizzare il pensiero delle nuove generazioni. Questo impegno deve andare di pari passo con una costante vigilanza antifascista: il passato non può e non deve tornare, né sotto forma di nostalgia né come modello di azione politica”.
Tea Sisto, presidente sezione Anpi di Brindisi Vincenzo Gigante
Pubblicato venerdì 20 Dicembre 2024
Stampato il 21/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/il-mondo-e-in-guerra-meglio-addestrarsi-da-piccoli-a-scuola-il-caso-pugliese/