(Imagoeconomica, Sara Minelli)

Secondo i dati del Viminale nel 2024 gli sbarchi in Italia sono diminuiti del 58%, nell’anno precedente erano stati 157.000, con un calo soprattutto delle partenze da Tunisia e Libia. Ma il Mediterraneo, stimano Unicef e Oim, si conferma la rotta della morte: 1.700 le vittime inghiottite dalle acque rispetto alle 2.200 totali, e ben 112 erano bambini.

Intanto il Tribunale di Crotone ha emesso le prime condanne per il naufragio di Steccato di Cutro del 26 febbraio 2023, una tragedia che per i suoi 94 morti, compresi 35 bambini, rappresenta uno dei momenti più atroci della storia dell’immigrazione in Italia. Si è così concluso il processo di primo grado agli ultimi imputati per quei tragici momenti notturni in cui l’imbarcazione “Summer Love” si è schiantata sulla sabbia a circa 100 metri dalla riva dello Jonio calabrese. Oltre alle vittime accertate ci sono anche almeno altri dieci migranti che ancora oggi risultano dispersi.

Il Palazzo di Giustizia di Crotone

Il Tribunale ha condannato gli imputati per favoreggiamento dell’immigrazione, ma non per omicidio colposo. Sami Fuat, 51 anni, turco, e Hasan Hussain, 22 anni, pachistano, sono stati condannati a 16 anni di reclusione; Khalid Arslan, 26 anni, anch’egli pachistano, a 11 anni, un mese e 10 giorni. Gli imputati sono stati assolti invece dall’accusa di naufragio colposo, poiché il giudice ha stabilito che non hanno avuto un ruolo diretto nella conduzione della barca, ma sono stati ritenuti attivamente coinvolti nella gestione dei passeggeri del viaggio. Secondo il pubblico ministero Pasquale Festa, Hussain ha avuto un ruolo organizzativo nella traversata: sul suo telefono sono state trovate numerose prove, tra cui foto di documenti, assegni e transazioni bancarie di altri migranti.

(Imagoeconomica, Oliverio)

Durante il processo, i due imputati pachistani hanno negato ogni responsabilità, dichiarandosi semplici passeggeri, ma le prove e le testimonianze raccolte hanno portato alla loro condanna. Nei mesi scorsi, i processi per gli altri imputati avevano già portato a pesanti condanne. Mohamed Abdessalem, siriano di 26 anni, e Gun Ufuk, turco di 29 anni, sono stati condannati a 20 anni di carcere ciascuno con rito abbreviato. Guler Bayram, siriano di 35 anni e considerato uno degli organizzatori principali del viaggio, è morto nel naufragio: a lui il destino non ha concesso di difendersi in Tribunale.

Dal profilo Fb di Maysoon Majidi

Scorrendo il rullino dei ricordi, uno dei momenti emotivamente più forti è stata l’assoluzione e conseguente liberazione di Maysoon Majidi, attivista e regista curdo-iraniana arrestata con l’accusa di essere una scafista in seguito a uno sbarco di persone migranti in Calabria. A distanza di quasi un anno, il Tribunale di Crotone ha accolto l’istanza del suo avvocato, Giancarlo Liberati. Troppo fragili le prove della sua colpevolezza basate sulle dichiarazioni di alcuni testimoni che, nel frattempo, erano scomparsi. Il pianto liberatorio della gracile quanto coraggiosa ventottenne è stata la reazione emotiva di tutti coloro che ancora sperano in uno Stato accogliente e non razzista per quest’Italia patria di santi, poeti e anche naviganti. In prima fila nella campagna in difesa dell’attivista c’è stata anche l’Anpi insieme a molte altre associazioni della società civile.

Come si ricorderà, Majidi era stata arrestata al termine di un viaggio iniziato anni prima con la sua fuga dall’Iran, dove la minoranza curda di cui fa parte è perseguitata dal regime. Aveva lasciato l’Iran nel 2019, dopo essere stata imprigionata per via del suo attivismo e, secondo il suo avvocato, dopo aver subìto maltrattamenti e violenze in carcere.

La giornalista italiana Cecilia Sala

L’Iran che oggi tiene in ostaggio la giornalista italiana Cecilia Sala, inviata nel Paese per dare voce alle donne perseguitate e alle loro storie. Perchè se credevamo che la nascita della rivolta seguita alla morte nel 2022 di Mahsa/Zhina Amini avesse cambiato il volto della Repubblica islamica, ora sappiamo che non è così.

La riunione del Consiglio dei Ministri dopo la strage convocata da Giorgia Meloni a Cutro (Imagoeconomica)

Nel frattempo restano aperti altri fronti giudiziari sulla vicenda di Cutro. Nei mesi scorsi la Procura di Crotone ha chiesto il rinvio a giudizio di sei militari, quattro appartenenti alla Guardia di Finanza e due della Capitaneria di Porto, accusati di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. La notte della tragedia, infatti, non scattò un’operazione di ricerca e soccorso nonostante la segnalazione ricevuta da un aereo Frontex. Secondo l’accusa, vi furono “inerzie” e “omissioni” nella gestione dell’emergenza da parte dei due corpi. Ed è questo, forse, l’aspetto più grave del processo.

Manifestazione contro le politiche sull’immigrazione del governo Meloni dopo la strage di Cutro (Imagoeconomica, Clemente Marmorino)

Certamente dopo la notte di quel 26 febbraio nulla sarà più come prima, almeno in Calabria. Ancora ampia è la mobilitazione sull’avvenimento, tenuta viva dall’Anpi col coordinatore regionale, Mario Vallone, e la presidente provinciale crotonese, Giusy Acri, che hanno seguito fin dal primo momento l’evolversi della vicenda insieme ad altre associazioni come l’Arci e la Cgil, l’unico sindacato che dal giorno del naufragio ha fatto propria la tragedia, stimolando l’attenzione della società civile insieme a un gruppo di cronisti e intellettuali.

È grazie a loro se nei mesi scorsi, attraverso varie pubblicazioni, la tragedia di Cutro è arrivata alla Fiera internazionale del libro di Torino. Nello scorso novembre il naufragio di Cutro ha raggiunto anche il “Giavera Festival”, che nella Villa Wassermann a Giavera del Montello in provincia di Treviso, ha ospitato la mostra fotografica realizzata da Giuseppe Pipita, direttore del pluriennale “il Crotonese”, su quella immane tragedia. Un viaggio con il “Giavera Festival” durante il quale, a partire da Lampedusa, si sono incotrate persone e raccontate storie e situazioni paradossalmente poco conosciute.

Dalla pagina Facebook dell’Anpi provinciale di Crotone

Nel marchesato crotonese, intanto, da alcune settimane a cura della sezione policastrese dell’Associazione Nazionale dei Partigiani d’Italia in collaborazione con la Prociv Arci è stato avviato un Corso di lingua italiana e alfabetizzazione culturale per i numerosi migranti presenti nella città dell’entroterra pre silano. Per il momento sono una quindicina i migranti per lo più provenienti dal Marocco che hanno accettato di partecipare nei weekend al corso, ovviamente gratuito, ma la speranza dei volontari è anche quella di conquistare la fiducia delle Comunità ucraina e georgiana che sono presenti a Petilia Policastro.

A cura dei volontari è stato istituito uno sportello informativo e di disbrigo pratiche burocratiche e consulenza e ora il sogno è quello di aprire, sensibilizzando altri volontari, un corso di accompagnamento scolastico per gli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado. “Perché fate questo?”, ha chiesto uno dei migranti. “Perché crediamo in una terra che sia accogliente e aperta a tutte le persone, di qualsiasi Patria, religione e ideologia”.

Francesco Rizza, giornalista e socio dell’Anpi di Petilia Policastro (Kr)