Novant’anni. Se n’è andato anche lui, poco più di tre anni dopo la sua amatissima Franca. Dario Fo era una figura così popolare, che può essere stucchevole ripercorrerne la vita e la straordinaria carriera. In questi giorni tutta la stampa, peraltro, ripercorre la biografia del giullare che diventò premio Nobel nel 1997. Inutile perciò ricordare la sua straordinaria versatilità artistica, il suo ininterrotto impegno politico-culturale, la sua clamorosa cacciata, con Franca, dalla Rai nel 1962 quando, da conduttore di Canzonissima, si permise di dar vita a scenette sulla mafia, sulle fabbriche e in particolare sugli incidenti sul lavoro. Il re era nudo. Occorre frettolosamente rivestirlo, e dunque estromettere l’arte quando attaccava il Potere. Dario Fo rimarrà un pilastro nella storia sociale e culturale del nostro Paese e in particolare nella storia del suo popolo, perché in tante circostanze Dario, di quel popolo, si era candidato a rappresentare la voce, novello Pasquino. Lo ricordiamo perciò in una forma semplice, serena, allegra, assieme ad un altro grande dell’ironia (e della canzone), Enzo Jannacci. Cantano “Ho visto un re”. Il testo è di Dario Fo, la musica di Paolo Ciarchi. L’anno è il 1968. Il tempo di una speranza di felicità.
Pubblicato giovedì 13 Ottobre 2016
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