Una sola mancanza nel post del consigliere pavese Niccolò Fraschini (lista Pavia Prima) che, sul suo profilo, inneggia a Darwin, “è ora di riaprire, W Darwin!”, e lamenta le sorti della gioventù castrata nel suo empito dalle misure restrittive imposte dalla pandemia, ad unico vantaggio di “migliaia di vecchietti”. Questa mancanza è il sonoro.
Ci permettiamo allora di suggerirne uno, che forse ben accompagnerebbe il pensiero del consigliere pavese: è quello di Giovinezza giovinezza, che, musicata nel 1909, diffusa tra gli arditi della grande guerra portatori di un certo spregio per la comune truppa militare, cantata dagli squadristi nelle azioni contro la cenciosa moltitudine rossa e plebea, e poi, anno 1925, assurta a inno del partito nazionale fascista, rappresenta uno dei rozzi fondamenti teorici cui si appella il sotterraneo auspicio di un repulisti generazionale. Repulisti che, insieme a quello delle persone in età, dovrebbe forse comprendere anche l’azzeramento di tutto ciò che il mondo dei vecchi ha costruito. Per esempio quel sistema di regole democratiche che rendono lo Stato diverso da una giungla e la nostra condizione dissimile da quella cavernicola.
A Berlino, primi anni 30, un viale che ha nome Tiergartenstrasse ospita, al numero civico 34, il quartier generale dell’ente per la salute e l’assistenza sociale. A dispetto della sigla, l’ufficio seleziona le vite di chi è indegno di vivere e velocemente sopprime queste persone, che, con il carico dei loro bisogni, dannosamente, gravano sul pubblico bilancio.
Per carità, niente di simile nel post del consigliere Fraschini, cui, anzi, auguriamo una felice giovinezza e una lunga, serena vecchiaia. Tuttavia l’eco del tristo programma eliminazionista Aktion T4 ci frulla per la mente, forse essendo chi scrive appena andata in pensione, e quindi esposta a un certo annebbiamento cerebrale, che la rende “inutile”, come ha avuto modo di scrivere Giovanni Toti, governatore di Liguria.
Così se non altro, il giovane Fraschini si ritrova in buona compagnia accanto al più anziano Toti, entrambi portatori di un sentimento ahimè non solo privato, ma nemmeno troppo nascostamente presente in quel luogo dello spirito che è il “bar sport” italiano.
Entrambi indegni delle istituzioni repubblicane? Sì, certo.
Ma facciamoci una domanda in più: come mai dentro le istituzioni approdano politici indegni anche di quel formale rispetto verso ogni cittadino della Repubblica che la mia generazione era avvezza a considerare come necessaria misura istituzionale? Ci sono mille risposte, e una sola, mia personale, convinzione: che le istituzioni non sono luoghi neutri o neutrali, e che la fascia tricolore non rende le persone migliori di quanto esse non siano, se, attorno alle istituzioni, va crollando quell’argine che un tempo portava il nome di vigilanza democratica, e se non si innesca una immensa operazione di pensiero che re-introduca nella politica, le categorie autentiche della politica. Che escludono l’età anagrafica come discriminante tra cittadini.
E non prevedono nemmeno che un sindaco della Repubblica dismetta i panni di sindaco della Repubblica per vestire, come il sindaco Fracassi nel pubblico rimbrotto di rito al suo giovane consigliere, quelli del buon padre di famiglia. Per la semplice ragione che la Repubblica non è una grande famiglia, e che il lessico familista e tendenzialmente privo di nerbo e rigore andrebbe rimosso anche dalle famiglie.
Annalisa Alessio, vice presidente Comitato provinciale Anpi Pavia
Pubblicato martedì 24 Novembre 2020
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