Nonostante appelli, conferenze stampa, presentazioni e discussioni sui libri che ne parlano, come ogni anno il 18 e il 19 gennaio torna a Gorizia la Decima Mas. Ricevuta dal sindaco o da un suo delegato in fascia tricolore, la Decima sarà presente in città deponendo fiori sul Lapidario dei cosiddetti infoibati (di cui 1/3 di essi non sono stati affatto infoibati, ma tornati dalla Jugoslavia, vivi e vegeti al momento della costruzione del manufatto, morti in guerra o per altra causa).

Molto partecipata a Gorizia la presentazione del libro dello storico Luciano Patat

La storia del Lapidario è storia mitologica, su cui si è costruita la fortuna di una classe dirigente per 80 anni, decostruita da ANPI in una pubblicazione.

Gorizia, Parco della Rimenbranza, il monumento ai deportati e infoibati. Anpi Gorizia ha fatto una ricostruzione di tutti i nomi del lapidario e ha scoperto che molte persone erano vive e/o morte in guerra

Nessuno nega il dramma delle foibe, ma sono i numeri del tutto inappropriati a far parlare la destra di “genocidio” degli italiani.

La strage di Peteano è un atto terroristico di Ordine Nuovo che il 31 maggio 1972 provocò la morte di tre carabinieri: il brigadiere Antonio Ferraro, i carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni, e il ferimento di altri due

Oltre a una mostra, i reduci porteranno le corone sui loro monumenti sparsi per la città e sulla tomba di Eno Pascoli, l’avvocato missino che fu da tramite per l’invio di denaro a Carlo Cicuttini, reo della strage di Peteano con Vincenzo Vinciguerra, perché affrontasse un’operazione alle corde vocali per non fare riconoscere la sua voce agli inquirenti che indagavano su colui che con una telefonata aveva preparato la 500 esplosiva come trappola per i carabinieri. È evidente il collegamento tra formazioni al soldo dei nazisti e neofascismo degli anni 70.

Un gruppo della X Mas con il fondatore Valerio Junio Borghese e soldati tedeschi

Della Decima mas, fondata all’indomani del 8 settembre 1943 dal golpista Junio Valerio Borghese e aggregatasi immediatamente agli ordini del Terzo Reich nazista, sappiamo che fu usata contro il movimento di Liberazione nell’Italia settentrionale, macchiandosi di delitti, torture, ricatti. Si trattava di un gruppo di personaggi che avevano conti con la giustizia, attirati dai migliori guadagni garantiti loro dal comandante.

La Decima era invisa alle stesse autorità della RSI. Prefetti come quello di Milano e questori fascisti più volte chiesero a Mussolini di allontanare la formazione dal loro territorio. A Gorizia crearono caos, attaccando anche le formazioni collaborazioniste serbe e slovene e cittadini sloveni, che malmenarono e intimidirono.

Nell’operazione nazista di rastrellamento dei partigiani a Tarnova, il comandante Luigi Carallo, avventuratosi improvvidamente in macchina nel territorio controllato dal IX Corpus jugolavo, venne ucciso e i partigiani raccolsero nella sua automobile i piani tedeschi di occupazione. Grazie a quelle carte la battaglia di Tarnova si rivelò un insuccesso e il battaglione Fulmine della Decima fu sgominato.

Gorizia, si manifesta anche con la bandiera dei liberatori, gli jugoslavi. Ed è il 1946, un anno dopo la cacciata dei nazifascisti

Non difesero dunque Gorizia italiana dall’occupazione “titina” perché furono sconfitti e i partigiani non avrebbero occupato una città ancora stabilmente nelle mani dei tedeschi. Infatti non accadde nulla.

La Decima fu quindi cacciata dai tedeschi sia per la sua imperizia militare sia per le tensioni che aveva generato in città. Ma anche sull’episodio di Tarnova si costruì una falsa narrazione che ha descritto la Decima come estremo difensore dell’italianità della città, racconto utile per gli anni successivi della Guerra fredda.

Era il 2021, Sergio Mattarella e Borut Pahor, allora presidente della Repubblica di Slovenia, celebravano insieme la nomina a Capitale europea della cultura 2025 delle città di Gorizia e Nova Gorica (Imagoeconomica, Francesco Ammendola)

L’8 febbraio si inaugurerà la capitale della cultura europea. Nova Gorica/Gorizia saranno sotto i riflettori come due città che hanno imparato la cooperazione e il rispetto reciproci, dopo le lacerazioni del 900. Come è possibile accogliere coloro che di quella storia di divisione e violenza furono protagonisti principali?

Un nero biglietto da visita, un passato che emerge ogni anno a ricordare che se non si fanno i conti con il fascismo di frontiera, l’occupazione tedesca e la guerra, esso riemerge come coazione a ripetere le vecchie idee e i vecchi comportamenti di discriminazione e di violenza. ANPI il 18 gennaio farà un presidio antifascista nei pressi del Comune dove i reduci saranno accolti con tutti gli onori.

Anna Di Gianantonio, storica, presidente Anpi Vzpi Gorizia-Gorica