Non è una pennellata d’immagine, la scelta di far aprire il congresso a Michela Cella, giovane presidente di Anpi provinciale Novara. Perché basta il colpo d’occhio tra le poltrone del Palariccione a indicare che le ragazze e i ragazzi sono tanti. È il segno tangibile non solo del percorso del tempo, ma che per tanti ventenni e trentenni aderire all’associazione dei partigiani è già una risposta.
Lo dice Mattia De Luca, vent’anni, da Catanzaro: una famiglia già impegnata nell’antifascismo e la scelta di darsi da fare in prima persona perché “la maggior parte delle persone con cui parlo non capisce l’entità politica e antifascista che fu la Resistenza, la considerano una cosa lontana, che non li riguarda”.
E invece, questa necessità c’è, racconta Mattia, studente di giurisprudenza, specialmente in certi territori: «Per avere queste idee dipende da dove cresci, sia come famiglia che come luoghi. Purtroppo a Catanzaro il fascismo è, oggi, un’idea molto diffusa». Per questo bisogna impegnarsi, insiste Mattia, emozionato del suo primo congresso («Tanta roba!», ride). Anche perché il pensiero della guerra in Ucraina percorre gli interventi dal palco. «Sentir parlare di una guerra è una cosa che dispiace anche se di troppe altre non se ne parla abbastanza», osserva lui.
È stata invece la scuola, racconta Sonia Carloni, 32 anni, impiegata di Parma, ad averla avvicinata all’Anpi: un incontro con i partigiani in classe, poi la curiosità che la fa entrare nella sezione del suo paese durante una festa di tesseramento: «Mi ci sono riconosciuta e sono stata un po’ folgorata. Nel 2013 sono stata a Ventotene con l’Anpi nazionale e via via ho fatto altre cose, ho cercato di spendermi il più possibile», racconta. Come si fa a spiegare l’Anpi agli altri ragazzi? La cautela, spiega Sonia, all’inizio, c’è sempre «perché quello che hanno sentito non risponde a quello che l’associazione è davvero, allora spiego che è aperta a tutti gli antifascisti e non è un partito. Allora cominciano a chiedere, a volerne sapere di più».
Iscriversi all’associazione dei partigiani, invece, per la ligure Bianca Branchetti, impiegata trentenne di Chiavari, è stato qualcosa di naturale: «Per me è una di quelle cose che ti insegnano a fare i tuoi genitori: come allacciarti le scarpe, leggere, scrivere, fare il pesto con l’aglio, andare alle manifestazioni del 25 aprile». Nell’ultimo anno ha iniziato a occuparsi della comunicazione e dei social della sua sezione, perché per raggiungere i ragazzi è necessario usare nuovi linguaggi. «Ma non bastano – precisa Bianca – so bene che i giovani non si recuperano solo con un profilo Instagram, ma andando nelle scuole, spiegando cosa è stato e ascoltando le loro storie dei fascismi di oggi, dal bullismo al bodyshaming, a esempio».
È indiscutibile però che proprio l’entrata di tanti ragazzi nelle sezioni Anpi abbia aperto anche nuovi canali di comunicazione, come spiega Silvano Chierotti, genovese, 35 anni, presidente della sezione Anpi di Prà, nel ponente della città. Che, anche durante la pandemia e con l’impossibilità di incontrarsi, è cresciuta proprio coinvolgendo sempre più giovani: «Abbiamo realizzato video diffusi nelle scuole non solo liguri, ma anche dei QR code apposti su targhe e lapidi dei partigiani per far conoscere le loro storie; sta per uscire un cd di canti partigiani eseguiti da due ragazzi: per realizzare la copertina abbiamo lanciato un concorso su Facebook e la risposta è stata eccezionale».
Ma è chiaro, precisa Silvano, che ci vuole anche un contesto “concreto” intorno. «Ci sono anche integrazioni e progetti comuni con una realtà come il Collettivo Burrasca, attivo nella nostra zona, e questo permette di raggiungere sia ragazzi che vengono da famiglie con idee antifasciste, ma anche chi non aveva una preparazione politica».
Tanti giovani anche da parti d’Italia dove l’esperienza partigiana non è stata vissuta sul territorio, come in Sardegna. Ma dove ci si dà molto da fare, come spiega Daniele De Murtas, 31 anni, di Sassari. «La nostra è una bella sfida, ovviamente ci sono meno iscritti che altrove, ma come giovani ci sentiamo di essere partigiani dell’oggi, fare una Resistenza attiva che significa interfacciarsi con le classi sociali più disparate – precisa – ma anche proporre in qualche modo una ricerca di consapevolezza: è stato Antonio Gramsci che ci voleva consapevoli, studiare, conoscere ed entusiasmarci: ed è la cosa più difficile».
L’esperienza del congresso («sto ancora elaborando il fatto di esserci e vorrei condividerlo con più persone») è anche per Daniele un momento di riflessione «in un mondo in cui la cosiddetta resilienza, che specie nel mondo del lavoro significa spesso accettare condizioni non ottimali, piuttosto che una resistenza che combatte quel sistema».
Pubblicato lunedì 28 Marzo 2022
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/giovani-anpi-congresso-sentinelle-della-memoria-partigiana-quella-attiva/