“La Resistenza continua”, è scritto sullo striscione in apertura del corteo promosso da Anpi e Cgil che mercoledì 30 giugno ha sfilato da piazza della Vittoria a piazza De Ferrari, il cuore di Genova che fu teatro degli scontri di 61 anni prima, il 30 giugno del 1960, con il corteo dei centomila a dire no al congresso del Msi nella città Medaglia d’Oro della Resistenza, segnando di fatto l’inizio della fine del governo Tambroni sostenuto proprio dai missini.
E quel sentimento continua, oggi, su due temi: di fronte al rischio delle sirene sovraniste e dei ritorni neofascisti, e soprattutto alla necessità di resistere contro chi vorrebbe cancellare i diritti sul lavoro, oggi più che mai, con le incertezze del post pandemia e le tante incognite legate all’applicazione del Recovery Fund.
Non a caso, sui gradini di palazzo Ducale, a prendere la parola prima di Giordano Bruschi, il partigiano “Giotto” che a quasi 96 anni è anche l’ultimo testimone del direttivo provinciale della Camera del lavoro che dichiarò lo sciopero generale di Genova, ci sono uno studente e un lavoratore, persone che chiedono un futuro certo.
Sono le donne dell’Anpi a reggere lo striscione d’apertura del corteo, insieme a quello della Cgil. Igor Magni, segretario generale della Camera del Lavoro, segnala quanto sia necessario, anche sessantuno anni dopo, essere in piazza: «vuol dire trasmettere la memoria dei fatti di allora ricordando che da quel 30 giugno del 1960 ci furono una serie di manifestazioni in tutto il Paese che hanno avuto come esito non solo la caduta del governo Tambroni ma anche l’avvio di una fase che ha portato lavoro e grandi conquiste sociali compreso lo Statuto dei lavoratori. Oggi dobbiamo unire il mondo del lavoro e riconquistare i diritti».
Sono fortissime le parole di Massimo Bisca, presidente provinciale e coordinatore regionale Anpi, facendo riferimento anche all’attualità politica ligure e non solo. «Ricordare vuol dire portare avanti quei valori che i partigiani prima e i giovani con le magliette a strisce poi hanno incarnato per impedire una pericolosa svolta a destra del Paese».
Per il presidente dell’Anpi locale occorre fare attenzione «a chi vuole riscrivere la storia come il capogruppo di ‘Cambiamo!’, il gruppo che fa riferimento al presidente Toti in Consiglio regionale e che dice di avere come punto di riferimento Almirante, cioè un fucilatore di antifascisti, ha firmato il documento sulla razza, ha votato contro la Costituzione e non ha mai rinnegato il passato». E, ha proseguito Bisca «difendere la Costituzione – significa anche ricordare al presidente Toti che ha dato loro dei privilegiati, che quando i lavoratori dell’Ilva scioperano difendono i loro diritti. E alla sindaca di Savona che parla di Pertini solo come avvocato, vogliamo ricordare le scelte che fece Pertini a partire dal discorso memorabile del 28 giugno del 1960 proprio qui in piazza della Vittoria».
Tocca a Bruschi, infine, tracciare la linea di continuità tra le battaglie di allora contro «la ferocia del fascismo» e quelle di oggi «con i fascistelli in doppio petto che hanno votato contro l’intitolazione di una strada a Fulvio Cerofolini» ha detto, segnalando la decisione di Fratelli d’Italia che, il giorno precedente, di fronte ad un voto unanime trasversale nel Consiglio comunale di Genova, non ha preso parte alla decisione dell’intitolazione di una strada al “sindaco tranviere” e già presidente di Anpi Genova scomparso dieci anni fa, una proposta avanzata proprio dall’Anpi provinciale genovese.
«Allora lottavamo contro gli invasori ma gli invasori ci sono ancora e sono più temibili» ha detto Bruschi ricordando la battaglia dei lavoratori dell’ex Ilva oggi e in generale il ruolo delle multinazionali nello sfruttamento del lavoro.
Poi ha ricordato il suo 30 giugno, «con l’immersione nella vasca di De Ferrari a opera della celere di Padova, che poi fu sconfitta dai portuali e dai metalmeccanici, e, tra migliaia di persone in piazza quel giorno, ha ricordato «un ragazzo che abitava in via Sertoli, un portuale, di quelli che allora chiamavano gli occasionali, e che diresse la lotta di piazza Banchi. Quel ragazzo era Paride Batini», lo storico console dei camalli della Culmv, la Compagnia Unica dei portuali genovesi.
Pubblicato lunedì 5 Luglio 2021
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