Il primo maggio avrebbe dovuto aver luogo l’inaugurazione del cippo restaurato dedicato alla memoria del partigiano russo Kuznetsov al ponte del Rumian a Cesiomaggiore, in provincia di Belluno, ma a causa della situazione bellica la cerimonia è stata rinviata a data da destinarsi.
L’Anpi di Feltre ha però deciso di onorare ugualmente il partigiano “Caduto per la libertà”, come recita la lapide, con una escursione in bicicletta su alcuni luoghi della Resistenza nel territorio. A ogni tappa abbiamo illustrato sinteticamente fatti e contesto storico ai tanti partecipanti.
Per la partenza mattutina da Feltre abbiamo scelto piazzale Angelo Giuseppe Zancanaro, il colonnello degli alpini trucidato dai nazifascisti assieme al figlio Luciano la notte del 19 giugno 1944. Zancanaro era stato un valoroso ufficiale durante la Grande guerra. Capitano del IX reparto di assalto degli arditi sul Grappa agli ordini del futuro maresciallo d’Italia Giovanni Messe, nel 1918 aveva arrestato l’avanzata austro-ungarica sul Col Moschin e sul Col Fenilon. Nella secondo conflitto mondiale, dopo l’armistizio, già il 7 ottobre, era stato designato responsabile militare della Resistenza per la provincia di Belluno (annessa al Reich) dal Cln regionale veneto, riunitosi nella canonica di Bavaria sul Montello.
La biciclettata ha fatto una prima tappa alla Calzamatta, piccola località di campagna tra Murle e Foen, dove si trovava la casa di Vittore Gorza “Sempronio”, futuro sindaco di Pedavena dopo la Liberazione. Qui il 1 novembre 1944, per riorganizzare le file partigiane, molto provate dopo il drammatico rastrellamento delle vette feltrine (29 settembre – 1 ottobre ’44), si era tenuto un incontro tra il comandante della Brigata Garibaldi “Gramsci”, Paride Brunetti “Bruno” (poi MdA VM), un gruppo di donne staffette e altri partigiani. Probabilmente speravano di catturare “Bruno” i tedeschi che, quasi certamente su delazione, piombarono nella casa. Il comandante però era appena partito, sventando l’arresto. I nazifascisti si rivalsero su alcune staffette, internate poi nel lager di Bolzano, mentre Sempronio riuscì a mettersi in salvo fuggendo lungo i campi di vitigni. La casa venne data alle fiamme e il partigiano Gino Pante che si era rifugiato in soffitta, riuscì a scamparla buttandosi dal tetto.
La comitiva resistente si è poi avviata verso Menin, fermandosi alla casa di Oreste Gris “Tombion”, ideatore e costruttore del cippo in memoria del partigiano russo Kuznetsov.
Nella casa di Oreste Gris, tra le abitazioni incendiate dopo il rastrellamento, la sera del 6 giugno 1944 era avvenuto un incontro con il comandante “Bruno” che assieme ai partigiani russi Bornioff e Orlov misero a punto una clamorosa azione di sabotaggio di un punto strategico per i collegamenti degli occupanti. Il gruppo si era portato nel canale del Brenta dove assieme ad altri partigiani di Arsié disarmò il presidio repubblichino di Forte Tombion e fece saltare con la dinamite i binari della ferrovia Bassano-Trento, interrotta così per ben 16 giorni.
Dell’azione messa a segno diede notizia Radio Londra, dandole clamore internazionale con un effetto galvanizzante sul morale sia dei partigiani di tutta la Resistenza italiana sia della popolazione locale. Oreste Gris, che prese il nome di battaglia “Tombion” proprio in seguito al successo dell’azione, con i sabotaggi della SAP “Civetta” diverrà la bestia nera dei tedeschi. Gris alla Liberazione sarà comandante della Piazza di Feltre, trattando la resa degli occupanti tedeschi e la liberazione della città.
Il tragitto in bicicletta ha poi fatto sosta al Pont del Rumian davanti al cippo di Kuznetsov, ucciso dai tedeschi in rastrellamento il 22 febbraio 1945. Kuznetsov aveva partecipato alla famosa beffa di Baldenich, un quartiere di Belluno dove si trovava il carcere. Il 15 giugno 1944 al comando di Mariano Mandolesi “Carlo”, dodici partigiani italiani e russi travestiti da tedeschi avevano liberato senza colpo ferire liberato 73 detenuti, tra cui “Milo” Francesco Pesce, futuro comandante della divisione partigiana Garibaldi “Nannetti”.
La biciclettata si è poi spostata al ponte di Cesana, dove Giorgio Gherlenda e Alvaro Bar, partigiani della Gramsci, furono fucilati e “gettati nelle acque” del Piave. Erano stati arrestati sulla strada del Primiero il 4 agosto 1944, portati a Feltre, selvaggiamente torturati e la mattina del 5 condotti sul luogo dell’esecuzione.
I loro corpi vennero buttati nel Piave in spregio al fiume sacro. Qui è stata letta una breve poesia di Aurelio de Paoli, autore del cippo in ricordo dei due martiri che si trova sulla destra dell’attuale ponte.
Era ben presto a Cesana quel mattino
Quando molti udirono gli spari
Che uccisero sul ponte col Feltrino
Giorgio Gherlenda e Alvaro Bari.
Dai loro corpi gettati nelle acque
Gran compassione nella gente nacque.
Dal loro sangue, dai nazi profanato
Il fiume Piave fu riconsacrato,
Restituì più avanti le salme martoriate
Dalla pietà dei Lentiaiesi tumulate.
Nel camposanto ogni settimana
veniva coraggiosa partigiana
coi fiori e col saluto militare
i cari compagni ad onorare.
Infine sempre pedalando da un luogo all’altro si è tratteggiato l’inizio della Resistenza a Lentiai, culla della Resistenza bellunese, dove ebbero vita le due diverse formazioni politiche della lotta: l’azionista, guidata da Augusto Mione e dai colonnelli Zancanaro e Bortolotti, e la comunista, promossa da Giuseppe Gaddi che vedrà la luce il 7 novembre 1943, alla casera la Spasema sopra Lentiai. Sia Mione che Gaddi erano stati imprigionati nel carcere de La Santé a Parigi.
Il gruppo della Spasema si irrobustirà con la venuta di molti bolognesi e darà vita alla poderosa divisione Nino Nannetti. Mione ritornerà in Francia, dove nel dopoguerra diventerà uno degli impresari edili più importanti di Francia, collaborando Collaborerà col famoso architetto Le Corbusier.
Giuseppe Perenzin, il professore che ha illustrato la storia della Resistenza del territorio feltrino ripercorsa con la biciclettata
Pubblicato giovedì 5 Maggio 2022
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