Sul naufragio di Cutro si registrano importanti novità in ambito giudiziario. I Carabinieri di Crotone, capoluogo di provincia a pochi chilometri dalla spiaggia dove è avvenuta la tragedia, hanno svolto alcune perquisizioni negli uffici della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera, su mandato del sostituito procuratore Pasquale Festa. Tocca a lui, su mandato del procuratore Giuseppe Capoccia, seguire le indagini su una delle pagine, secondo l’immaginario collettivo, più buie della storia di questo territorio.

La riunione del Consiglio dei ministri convocata a Cutro dalla presidente Meloni (Imagoeconomica)

Da quanto è dato sapere, oltre alle perquisizioni, sono stati avviati alcuni interrogatori e tre finanzieri residenti a Vibo Valentia, Roccella Ionica e Taranto sono stati sentiti dai magistrati in qualità di indagati per l’accusa di omicidio colposo, in conseguenza di altro reato e omissione di soccorso. Le posizioni di altre quattro persone sono state altresì attenzionate nel registro degli indagati. Dopo la sorpresa, nella città capoluogo e in Provincia, sulla vicenda è calata una cappa di silenzio. In verità, che qualcosa non fosse andata secondo la prassi era stata da subito l’impressione di molti, ma la conferma che potrebbe esserci stata la collaborazione di alcuni apparati dello Stato in quello che si sta caratterizzando come un “Naufragio di Stato” è una notizia che fa male, non solo per i 94 morti. In questo territorio, infatti, nonostante i tanti voti che sono andati alla Lega di Salvini, dallo Stato ci si aspetta un altro tipo di comportamento, mentre l’accoglienza rimane un sentimento forte nella gran parte delle famiglie che hanno al proprio interno un buon numero di emigrati.

Nelle indagini, sono state registrate alcune anomalie sulla posizione della motovedetta V.5006 delle Fiamme Gialle che si trovava nel porto quando sarebbe dovuta essere diretta verso il target, mentre anche nel giornale di bordo non tutto risulterebbe chiaro. Addirittura, sui server della finanza mancano le tracce audio delle comunicazioni con la Guardia Costiera.

Proprio per questo è stato disposto il sequestro dei cellulari di sei ufficiali. “Siamo sempre stati convinti – afferma con soddisfazione l’avvocato Francesco Verri, difensore di alcuni familiari delle 94 vittime – che il procedimento per i mancati soccorsi fosse in ottime mani. Le mani di magistrati che cercano la verità senza guardare in faccia nessuno”.  E aggiunge: “Lo Stato ha responsabilità evidenti e la procura di Crotone le accerterà per portare chi ha sbagliato davanti al giudice”.

Orlando Amodeo, già dirigente medico della Polizia, detto il “medico dei migranti”

Gli fa sponda Orlando Amodeo, ex poliziotto conosciuto come “il medico dei migranti” che assicura: “Mi recherò in Procura per rilasciare dichiarazioni spontanee sulle minacce ricevute dal Viminale e spiegare perché le indagini non possono limitarsi agli ultimi anelli della catena, ma devono risalire più in alto, devono arrivare a Roma. Se tre mesi dopo – precisa – non sono stato indagato, quello che ho dichiarato era vero”.

(Imagoecononica)

Al di là delle indagini è anche la politica europea a voler capire cosa sia successo a Steccato di Cutro nella notte fra il 25 ed il 26 febbraio scorso. Su questo tema si è svolta infatti una seduta della “Commissione per le libertà civili, giustizia ed affari interni” del Parlamento europeo. Il confronto è stato organizzato da una migrante calabrese: Stefania Lucente di Strongoli in provincia di Crotone, che a Bruxelles è membro del Segretariato della Commissione parlamentare. La Guardia di Finanza ha motivato la propria assenza per impegni legati alle indagini in corso. Il confronto ha registrato il tentativo di discolparsi da parte di Frontex e della Guardia Costiera. “La nostra responsabilità – ha sottolineato Hans Leijtans, direttore di Frontex – è quella di individuare imbarcazioni in difficoltà, prima che sia troppo tardi. Noi siamo occhi nel cielo per salvare vite, ma non ordiniamo attività di soccorso. Se notiamo un’imbarcazione in difficoltà avvertiamo i Centri di coordinamento per i soccorsi”.

Il ministro Matteo Salvini a Cutro con il sindaco Antonio Ceraso; Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria, la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, e Antonio Tajani (Imagoeconomica)

Pur ammettendo che fin dalla sera del 25 febbraio la Guardia Costiera, che è alle dipendenze del ministero delle Infrastrutture guidato da Matteo Salvini, sapeva del caicco a poche miglia dalla Costa jonica calabrese, il capitano di fregata Gianluca D’Agostino ha ricordato che “la barca navigava regolarmente con mare moderato, vento in poppa e rotta costante il che implica che al timone c’era qualcuno in grado di gestire la situazione. Noi – aggiunge – facciamo interventi di soccorso su chiamata di stress, cosa che a Cutro non è avvenuto. Ogni nostra decisione è ponderata in funzione delle nostre competenze”.

La nave Geo Barents di Medici senza Frontiere al porto di Bari (Imagoeconomica)

A lamentare la situazione dei volontari Mattias Gil, di “Medici Senza Frontiere”, secondo cui “i Governi non fanno quello che devono rispetto ai loro obblighi, visto che hanno firmato una convenzione per le emergenze in mare. Noi colmiamo queste lacune, ma siamo diffamati e c’è ostracismo nei nostri confronti”. A sua detta, inoltre, il lavoro delle Ong è diventato più oneroso e complicato dopo il decreto voluto dal ministro Piantedosi che costringe i volontari, dopo il primo soccorso, a recarsi presso il porto loro indicato che spesso si trova molto lontano da dove sono state recuperate le persone. Se per Alessandra Mussolini, europarlamentare eletta nelle liste di Forza Italia, “l’Italia fa il lavoro di tutta Europa e a Francia e Germania non gliene frega niente”, Romeo Franz, del gruppo europeo dei Verdi, invoca una “politica migratoria che non si basi sul fare paura alle persone, ma su standard dei diritti umani: la posizione della destra che punta il dito contro le Ong – ha aggiunto – è solo razzismo e vergogna europea”.

Intanto, per quanto riguarda Crotone, purtroppo, dobbiamo segnalare un brutto episodio: qualcuno  ha tentato di intimorire l’impegno a favore dei migranti dell’Arci cittadino.

È Filippo Sestito, della segreteria nazionale dell’Arci Aps, a stigmatizzare l’accaduto: “Nella mattina del primo giugno abbiamo rinvenuto sulla facciata e all’ingresso dello stabile in cui ha sede l’Arci di Crotone una scritta che accusa la nostra Associazione di lucrare sui migranti, accompagnata da simboli che fanno riferimento alla galassia anarchica con sigle provinciali CZ e PA. Non sappiamo da quale ambiente ‘politico’ provenga questo attacco, ma siamo certi e sicuri che sia maturato in ambienti fortemente degradati, politicamente e culturalmente, nei quali purtroppo siamo immersi tutti quanti, ma ai quali continueremo ad opporci con le pratiche della democrazia e con la forza della cultura”.

Filippo Sestito, Arci Aps

Sestito continua: “Nel condannare fermamente questo vile gesto, ci impegneremo ancora di più contro questa deriva fatta di violenza verbale e di ignoranza, ci impegneremo ancor di più nella difesa dei diritti di tutti, non solo dei migranti, e lo faremo apertamente come abbiamo sempre fatto a differenza di quanti agiscono e tramano nell’ombra, come i delinquenti, in perfetto stile mafioso”.

Steccato di Cutro, il monumento in ricordo della strage

Senza fondamento è l’accusa di lucrare sui migranti, considerato che su questo tema, l’Arci di Crotone non gestisce sui migranti nessun progetto finanziato dallo Stato, ma esprimendo prevalentemente il proprio pensiero sui social network e sui giornali. Attività che, ovviamente,  continuerà a fare nonostante il vile gesto. Ma in una terra che a causa del relativismo e del revisionismo sembra aver perso i propri valori, purtroppo, può capitare anche questo.

Francesco Rizza,  giornalista e membro della sezione Anpi di Petilia Policastro (Kr)