L’aria che tira a livello nazionale si riflette anche in Calabria? Non abbiamo fatto in tempo a Crotone a gioire per una buona notizia, la nascita di un centro di accoglienza straordinaria per minori stranieri non accompagnati attivato dall’Associazione “Sabir” in collaborazione con la Prefettura (consentendo a un massimo di 22 minori dai 14 ai 18 anni, principalmente provenienti da Egitto e Afghanistan, di trovare accoglienza), che a distanza di poco tempo abbiamo registrato un’altra notizia opposta, dal sapore xenofobo.
La maggioranza comunale del sindaco Vincenzo Voce, espressione di una coalizione civica vicina al centrosinistra, ha infatti deciso di prendersela con i migranti sgomberando persone e cose da un’area, quella di piazzale Nettuno, occupata da persone senza fissa dimora.
Evidentemente nessuno auspica l’esistenza di baraccopoli, ma un’istituzione pubblica, prima di mettere in campo operazioni di forza di questo genere, dovrebbe fornire ai migranti opportunità migliori di vita. In particolare in una realtà come quella crotonese che sta per subire lo smacco dell’Eni Rewind, che ha deciso di smaltire in loco i veleni prodotti e tombati un po’ dappertutto nel territorio, una prospettiva a cui da più parti ci si sta opponendo.
In ogni caso, confrontando la Crotone di oggi con quella di alcuni lustri fa, la realtà che si registra è quella di un degrado pauroso: saracinesche chiuse nel centro cittadino che da tempo ha perduto la propria vivacità, incapacità di gestire la raccolta differenziata dei rifiuti urbani che dunque stenta ad avviarsi dignitosamente. In altre parole, Crotone non aveva altre priorità rispetto a quella dei migranti? Per chi ha buona memoria, non è la prima volta che la città subisce casi come questo. Era il settembre 2015 quando, in una situazione analoga, sono stati accompagnati al Centro di accoglienza di Sant’Anna, a Isola Capo Rizzuto, numerosi migranti che da più di dodidi mesi vivevano fra i vagoni e binari della stazione ferroviaria, da tempo sottodimensionata come l’intera linea jonica. attualmente chiusa fra Sibari e Catanzaro Lido per lavori di ammodernamento di cui si parlava da anni.
Evidentemente i dieci anni trascorsi, come è provato dalla cronaca degli ultimi giorni, non sono bastati a programmare una vita dignitosa per i migranti presenti in città. Per molti di loro, come per tanti poveri cittadini, l’unica certezza è la “Mensa Padre Pio” gestita dalla Arcidiocesi. La scelta della giunta comunale ha suscitato reazioni polemiche e critiche, anche perché rilancia a fotocopia una tendenza politica nazionale che scarica tutti i problemi di una mancata sicurezza sull’immigrazione.
Proprio nel giorno in cui attracca nuovamente al porto di Crotone la nave della Ong SosHumanity con 36 migranti appena salvati in mare, il Comune ha ascoltato le sirene di una consigliera leghista mentre dopo la strage di Cutro e in numerose altre occasioni, aveva saputo essere solidale e accogliente.
A protestare contro lo sgombero forzato di piazzale Nettuno, vicino a quel lungomare che ha visto arrivare quei Coloni magnogreci che portarono civiltà in queste terre, ma secondo la tradizione anche la Madonna “nera” di Capocolonna diventata patrona della Città e dell’intera provincia, partiti progressisti e il variegato mondo dell’associazionismo con una dura presa di posizione dell’Anpi provinciale guidata da Giusy Acri, dell’Arci Aps di Filippo Sestito della segreteria nazionale, e da altre associazioni come Legacoop Calabria Immigrazione, Sial Cobas Calabria, Laicitalia. «In seguito all’input della Lega crotonese – si legge in nota stampa diffusa via social – l’Amministrazione comunale di Crotone ha annunciato di aver “bonificato” piazzale Nettuno, un’area in cui dormivano migranti vulnerabili che non avevano altre alternative di ricovero. Questo provvedimento solleva gravi preoccupazioni e riflette una mancanza di vera solidarietà e politiche di accoglienza».
Tutta colpa di Salvini? Se i simboli hanno i loro significati, la deriva a destra di Crotone è iniziata alla fine del secolo scorso, durante la sindacatura del missino Pasquale Senatore (1997-2005) con un intervento di revisionismo allo stato puro ha innalzato nel Parco Pignera, un gladio che ancora oggi svetta sul capoluogo pitagorico. L’allora maggioranza di centrodestra descrisse l’opera come un intervento di “riappacificazione” fra ideologie contrapposte, ma in realtà, un simbolo di morte non può diventare simbolo di pace ed ancora oggi, a tanta gente il gladio crotonese provoca rabbia e frustrazione a molti cittadini, tanto che più volte, anche se invano, la politica locale ha promesso di intervenire.
Eppure, basta poco per ricordare che anche il gladio crotonese è il simbolo della “Decima Mas”, lo squadrone del dittatore Mussolini e dell’organizzazione paramilitare nata nel dopoguerra. Mentre il 2025, con l’ottantesimo anniversario della fine della Guerra di Liberazione è sempre più vicino, Crotone ed il Crotonese possono ambire alla demolizione o, almeno, alla trasformazione del gladio? Dopo tutto è stata questa la promessa di numerose coalizioni che si sono candidate ad amministrare Crotone, alcune anche vincendo. Eppure il gladio è ancora al suo posto, a sfidare la coscienza democratica di questo martoriato territorio crotonese.
Francesco Rizza, giornalista e socio dell’Anpi di Petilia Policastro (Kr)
Pubblicato lunedì 14 Ottobre 2024
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/servizi/crotone-si-scopre-xenofoba/