Con le opinioni della Presidente nazionale dell’ARCI, iniziamo a pubblicare i contributi di personalità del mondo democratico e antifascista in merito al congresso dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia.
I congressi sono sempre momenti importanti per le Associazioni come le nostre che affrontano in maniera democratica le discussioni politiche: sul mondo che ci circonda, sui nostri ideali, sugli strumenti utili a diffonderli. Una pratica (quella della discussione democratica) sempre più limitata.
Lo sappiamo, darsi delle regole, discuterle, confrontarsi sulle idee è un esercizio non semplice. Richiede competenze, capacità, alle volte molta pazienza. Ogni organizzazione punta ad influenzare il mondo circostante, e da esso è condizionata. È per questo che la riduzione della partecipazione e la compressione del dibattito è un fenomeno che entra nelle organizzazioni, nelle associazioni come nei partiti. Non è soltanto un depauperamento dei tempi, ma soprattutto dei modi in cui si sviluppa il confronto. Sempre più caricaturale, semplificato e competitivo.
Non è dunque banale invitare alla riflessione esponenti di altre realtà, per quanto vicine, per raccoglierne il contributo. Ringrazio perciò il Presidente Smuraglia, persona di grande garbo e intelligenza acuta, con cui da quando sono diventata Presidente dell’ARCI, ho avuto modo di instaurare un rapporto franco e proficuo.
Ho letto con molta attenzione la vostra tesi congressuale, trovando punti di contatto rilevanti con il nostro dibattito interno. Del resto non mancano gli spunti. La nostra società è in profonda trasformazione e la politica non è esente.
Due venti simili soffiano oggi in Europa: entrambi sostenuti da opinioni pubbliche stanche ed inquiete.
Uno è quello del centralismo e della verticalizzazione. Non è, solo, il frutto di una volontà politica, ma il prodotto di fattori strutturali che si mescolano insieme. Come la crisi di autorità degli Stati Nazione che di fronte a processi globali reagiscono con un surplus di concentrazione del potere. Una reazione di corto respiro, ben diversa dalla lungimiranza dei Padri fondatori dell’Europa che, allo stesso problema, reagirono in maniera opposta. Quella attuale è invece una reazione che crea un paradosso che si autoalimenta: perché lo svuotamento degli strumenti sovranazionali – come l’Onu e l’Unione Europea – non restituisce il potere agli Stati Nazione ma ne amplifica le debolezze, consegnandoci un mondo sempre più insicuro.
Da questa crisi di autorità deriva anche il calo di partecipazione e di discussione politica di cui accennavo inizialmente. Se infatti gli Stati nazionali hanno sempre meno potere nel determinare le condizioni di vita dei propri cittadini, aumenta la tentazione di quest’ultimi di affidarsi a una mediazione più immediata, quella tra singolo individuo e leader politico, indebolendo ogni forma di mediazione collettiva.
L’altro vento è quello della diffidenza verso il diverso, in particolar modo verso gli immigrati. Noi, che siamo un’associazione popolare, sappiamo bene come un disastroso senso comune si infiltri nei discorsi di tanti. Ne “I Promessi Sposi” Alessandro Manzoni descrive come, durante la peste a Milano, anche “le menti più nobili” che avevano compreso la vera origine della malattia, dovettero piegarsi alla forza dell’opinione comune. “Il buon senso c’era; ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”.
Su questo ultimo vento, provano a posizionare le vele i fascismi presenti oggi in Europa. Presentando discriminazione e razzismo come un discorso di buon senso. Riproponendo i metodi squadristi, attaccando le sedi – come quelle di ARCI e ANPI a Bergamo poche settimane fa – di chi contrasta queste idee. Ed è proprio da queste considerazioni che è nata l’esigenza di sottoscrivere un accordo-quadro di collaborazione a livello nazionale. Le nostre associazioni hanno sempre collaborato molto, sia a livello nazionale sia sui territori.
Per noi questo accordo è la formalizzazione di rapporti già in essere su molti temi ma anche la possibilità di intraprenderne di nuovi e di intensificarli sui pochi territori dove oggi questa collaborazione è meno forte.
La nostra idea è quella di impegnarci a trasmettere la memoria soprattutto alle giovani generazioni. Con progetti creati ad hoc, che sappiano coinvolgere anche con linguaggi e strumenti nuovi. Una linea politica sul tema che stiamo perseguendo con determinazione e con l’aiuto di tante e tanti. Perché, nonostante questi venti, molti cittadini sanno ancora impegnarsi. Perché troviamo molti giovani disposti ad impegnarsi con noi, seguendo il naturale istinto ad opporsi della giovane età. Lo stesso istinto che spinse tanti partigiani ad opporsi, più di settant’anni fa al regime fascista. Un istinto che l’ANPI ha saputo preservare negli anni, tenendolo con sé. Quello stesso istinto che ci spinge ancora oggi a confrontarci, cercando il modo migliore per preservare la nostra libertà.
Vi faccio quindi i miei migliori auguri di un buon lavoro e di una bella e proficua discussione congressuale.
Abbiamo ancora tanta strada da fare assieme.
Francesca Chiavacci, Presidente nazionale ARCI
Pubblicato venerdì 15 Gennaio 2016
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