Il 16° Congresso dell’ANPI si svolge in un momento di grandi rivolgimenti internazionali. La minaccia terroristica ha compiuto un salto di qualità ed è in grado di condizionare la vita di milioni di persone. La matrice religiosa offre la base ideologica per il reclutamento e le forti disuguaglianze sociali sono uno dei fattori che contribuiscono al suo sviluppo. Popoli interi cercano di trovare nel continente europeo una possibilità per il loro futuro affrontando sacrifici e pagando prezzi altissimi alle loro speranze. Accoglienza e integrazione dovrebbero essere i pilastri di una strategia per affrontare una questione così complessa e tuttavia si erigono muri e si pensa più a politiche di respingimento che di solidarietà. L’Europa è assente, mentre potrebbe dare un forte segnale di civiltà in coerenza con la visione di Altiero Spinelli e dei padri fondatori che ne è alle fondamenta. Una società che respinge chi ha bisogno, è una società che sedimenta una cultura violenta, che non è in grado di offrire una base di convivenza e di uguaglianza.
Sono in gioco, anche nel nostro Paese, valori fondamentali sanciti dalla Costituzione per i quali è necessario continuare ad impegnarsi perché da quei valori è nata la nostra democrazia.
L’ANPI ha una funzione insostituibile proprio in virtù delle sue origini incardinate nei precetti costituzionali e della sua incessante iniziativa volta a coltivare la cultura antifascista attraverso l’azione, il monito e la condivisione della memoria.
Questa sua funzione, storicamente affermata, è un bene prezioso per la democrazia da salvaguardare e da difendere contro qualsiasi tentativo di renderla una rappresentazione di semplice ricordo ovvero di delegittimazione al fine di rimuovere i fatti.
Antifascismo militante significa far vivere tra le giovani generazioni le battaglie di liberazione dal nazifascismo, rendere merito a quanti hanno sacrificato la loro vita per far nascere la democrazia in Italia, operare attivamente per difendere i valori della democrazia e della pace.
Il contributo del mondo del lavoro è stato determinante negli anni della Resistenza, nella difesa delle fabbriche con gli scioperi del ’43/’44, pagando con la deportazione di migliaia di operai verso i campi di sterminio.
Per tale motivo, rimettere al centro del dibattito e delle scelte politiche il lavoro, significa anche ridare senso a ciò che è stato e a ciò che serve al nostro Paese.
La CGIL ha avanzato proposte di grande impatto economico come la proposta di Patto per il lavoro e di rilievo costituzionale come la Nuova Carta fondamentale dei diritti del lavoro che diventerà una proposta di legge di iniziativa popolare su cui, nelle prossime settimane, si avvierà la raccolta di firme.
Senza dubbio uno dei beni più preziosi che l’antifascismo ha costruito è la nostra Carta Costituzionale. In quegli articoli si ritrovano i valori che hanno fatto dell’Italia un Paese ad alto tasso di civiltà.
Gli interventi di riforma messi in atto nel sistema politico e istituzionale, partendo da un bisogno di semplificazione, hanno rischiato di indebolire l’equilibrio statuale e di non determinare una reale riforma del sistema oggi fortemente in crisi di rappresentatività. L’allontanamento dalla partecipazione attiva di milioni di persone dai partiti e la loro astensione dal voto nelle elezioni, sono seri campanelli di allarme che dovrebbero, prima di altri, preoccupare le istituzioni e le forze politiche.
Il tema dell’uguaglianza sembra dimenticato e spesso estraneo alla cultura politica. Eppure la lotta alle diseguaglianze, la conquista di un’effettiva parità delle opportunità rappresenta il presupposto essenziale per qualsiasi progresso sociale.
Su questi temi, il rapporto tra CGIL e ANPI, fino a oggi così fecondo, deve continuare e ampliarsi perché tutti noi crediamo che chiave della modernità debba essere la valorizzazione e l’integrazione delle persone nella comunità superando quelle barriere culturali che rendono il debole e il diverso un problema e non un’opportunità.
Il Congresso dell’ANPI sarà occasione per riprendere i fili della storia e allo stesso tempo per approfondire la discussione su come tramandare ai giovani, anche utilizzando i nuovi strumenti di comunicazione, quei valori che hanno fatto dell’Italia un grande Paese e poter affidare loro l’onere e l’onore di quella storia.
Susanna Camusso, Segretario generale della CGIL
Pubblicato venerdì 19 Febbraio 2016
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