La mattina è fredda a Roma. Sembra voglia risolvere in pioggia e invece esce il sole. In tanti ben prima che Vincenzo Vita scandisse l’avvio della cerimonia già dovevano restar fuori da quel tempietto egizio troppo piccolo per accogliere l’addio laico a una personalità gigantesca. Aldo Tortorella, il partigiano Alessio, è lì in quella bara circondata da fiori rossi e presidiata dai medaglieri Anpi che già il giorno erano alla camera ardente. Fuori le bandiere dell’associazione.

Sono arrivati da ogni parte d’Italia le personalità della sinistra, sindacalisti, giornalisti, i compagni che con Tortorella hanno fatto un pezzo di strada nella vita, per ritrovarsi stretti stretti intorno al feretro. C’è una sorta di storia del Pci e della carta stampata comunista con tutti i loro figli in quei volti. L’aveva attraversata tutta quella storia, Tortorella, nel partito fin da quando era clandestino, scoperto perché, studente appena diciassettenne nel luglio ’43 a una delle manifestazioni milanesi antifasciste si era ritrovato tra le mani un foglietto de l’Unità (di cui poi diverrà direttore).

Vincenzo Vita propone un appuntamento per il trigesimo, tra un mese nell’aula dei gruppi parlamentari. C’è tristezza ma aleggiano anche l’ironia e la leggerezza che aveva il rigorissimo, limpidissimo comunista dal pensiero lungo, sempre critico, sempre libero in rispetto di un’idea, meglio una missione.

Interviene Maurizio Landini, poi Gianfranco Pagliarulo. Il presidente nazionale Anpi ricorda la Costituzione e come Tortorella avesse invitato le nuove generazioni antifasciste a essere i nuovi partigiani perché la sua sensibilità ed esperienza, la sua statura intellettuale, lo inducevano a essere molto preoccupato per il mondo d’oggi. Solidarietà e libertà la bussola del partigiano Alessio che “ci ha reso orgogliosamente umani”.

Ci sono anche gli aneddoti, che fanno politica e storia pure quelli se si tratta di Tortorella. Parla Massimo D’Alema, poi è volta di Piero Fassino, di Antonio Bassolino, di una splendida novantacinquenne Luciana Castellina, di Achille Occhetto che a un certo punto trattiene le lacrime. In sala tra le tante e i tanti ci sono Livia Turco, Ugo Sposetti, Nicola Fratoianni, Arturo Scotto, Chiara Ingrao, Giovanni Russo Spena, Lelio La Porta, Marco Damilano.

E a commuovere il dono di un fiore della nipotina che con le sue amichette non hanno perso una battuta degli interventi, uniche nella piccola sala a battere le mani. Un segno di freschezza dolce che sarebbe tanto piaciuto a Tortorella.

Anche la bambina vuole intervenire per salutare il nonno, immaginandolo “sbraitare contro ‘Tramp’ e la Meloni nel mondo dei comunisti senza guerre e senza ingiustizie, con tanta cioccolata e spaghetti al pomodoro”.

All’uscita ci si trattiene, si continua a raccontare di politica e di incontri. Poi l’auto funebre si allontana, l’applauso scrosciante, alte le bandiere Anpi.

Tortorella nei prossimi giorni sarà tumulato al Verano, dimorerà nel Famedio del Pci, dove riposano Togliatti e la Iotti, Alicata, Cossutta, Di Vittorio, Epifani, Grieco, Lama, Trentin, Li Causi, Macaluso, Camilla Ravera e Alfredo Reichlin, Scoccimarro e Sereni e tanti altri. Tortorella sarà “nel mondo dei comunisti”, tra i grandi di un grande sogno.