C’era tanta gente, nell’aula del Tribunale di Crotone, per la seduta preliminare del processo ai finanzieri e alle guardie costiere accusati di non aver fatto tutto quello che avrebbero potuto nella notte del 26 febbraio 2023 per salvare i naufraghi del caicco Summer Love. A causa però del legittimo impedimento di due avvocati difensori tutto è stato rinviato al 12 maggio. Come si ricorderà, con l’accusa di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, si dovranno difendere Giuseppe Grillo, 56 anni, capo turno della sala operativa del Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Vibo Valentia; Alberto Lippolis (50), comandante del Roan della Guardia di Finanza di Vibo Valentia; Antonino Lopresti (51), ufficiale in comando tattico della Guardia di Finanza, Nicolino Vardaro (52), comandante del Gruppo aeronavale di Taranto; Francesca Perfido (40), ufficiale della Guardia Costiera in forza all’Imrcc di Roma, e Nicola Nania (51), che era in servizio al V Mrsc della Capitaneria di porto di Reggio Calabria la notte del naufragio.

Il tribunale di Crotone

La giudice dell’udienza preliminare, Elisa Marchetto, ha comunque ammesso la presentazione delle 80 richieste di parte civile dei familiari delle vittime, cui se ne potrebbero aggiungere altre se si riusciranno a superare i problemi, prevalentemente di natura burocratica, che non hanno consentito la stessa costruzione. Già costituitisi invece parte civile il Sindacato dei Finanzieri Democratici, il Sindacato dei Militari per il danno di immagine, l’associazione delle Ong italiane e il Codacons.

Cutro, stele dedicata al naufragio del 26 febbraio 2023

L’apertura di questo processo, che si somma a quello per gli scafisti che si è già concluso da alcuni mesi, rappresentata già una vittoria per la giustizia e la legalità. Toccherà allo Stato, attraverso la Magistratura, dare delle risposte non solo alle famiglie delle vittime e a chi quella notte è riuscito a salvarsi. Di questo e di quanto siano fallimentari le politiche migratorie della chiusura dei porti, ormai, dovremmo essere tutti convinti, come lo sono ampi settori della società civile e del mondo cattolico.

(Imagoeconomica, Stefano Carofei)

È degli scorsi giorni l’intervento sul tema della Conferenza Episcopale Calabrese, intervenuta nuovamente sul naufragio con un proprio documento, chiedendo che non siano lasciate cadere nell’oblio “quelle morti, come su tutte quelle avvenute nel Mediterraneo”. Dal 2014, ricordano i vescovi calabresi, le persone che hanno perso la vita nel Mediterraneo “sono circa 23mila ma il rischio è che perdano anche la voce: quella voce che siamo chiamati ad ascoltare, non solo per non dimenticarli, ma per non rendere vana la loro vita e la loro morte”.

Gineva, Svizzera. La sede dell’Alto Commissariato per i Rifugiati

Anche lOnu, tramite l’Alto Commissariato per i Rifugiati ha espresso la necessità di non cancellare dalla memoria collettiva quelle voci e ha ribadito “l’urgenza della creazione di un sistema strutturato ed efficace di ricerca e soccorso in mare, basato sul diritto internazionale, che preveda il coinvolgimento dell’Ue a supporto del lavoro vitale della Guardia Costiera italiana”. Capita così che, a prescindere da quella che sarà la verità processuale, il Naufragio di Cutro è ormai entrato nella storia calabrese, italiana ed europea e dopo ciò che è accaduto, nulla sarà come prima, sia per coloro che l’hanno vissuto nella propria pelle nelle acque salmastre dello Jonio sia per i volontari che si sono spesi per salvarli, e anche per noi che con le nostre penne e le nostre sensibilità, non sempre coincidenti, abbiamo sentito il bisogno di raccontare questa storia al di là delle veline istituzionali.

Elly Schlein, segretaria del Pd (Imagoeconomica, Sara Minelli)

Intanto, negli scorsi giorni, la spiaggia di Cutro ha ospitato una partecipata iniziativa per ricordare il tragico evento a due anni di distanza. Mancava la rappresentanza del governo, ma c’era una discreta rappresentanza della minoranza intorno alla segreteria nazionale del Pd, Elly Schlein, che è stata accompagnata da alcuni parlamentari del partito. Schlein ha chiesto “piena verità e giustizia” per quanto due anni fa è accaduto. “È fondamentale per noi essere qui anche quest’anno – ha spiegato – a commemorare i 94 morti, tra i quali 50 bambini e ancora non si sa quanti dispersi, della Strage di Cutro è importante essere qui accanto ai familiari, ai sopravvissuti che hanno portato le loro testimonianze, per chiedere insieme a loro verità e giustizia su quello che è accaduto. Stiamo ancora facendo la domanda che facevamo due anni fa e la domanda è molto semplice: perché non sono partiti mezzi adeguati, perché non è partita la Guardia Costiera? La Magistratura sta facendo il suo lavoro, ci sono i processi in corso, quelli non ci competono, ma c’è una domanda politica che ancora aspetta risposta per queste vittime e per i familiari che ancora oggi qui chiedono giustizia”. Schlein ha aggiunto ancora che “è stato importante anche riabbracciare i pescatori che hanno tirato fuori i corpi dall’acqua, li avevamo già incontrati l’anno scorso. Noi continueremo a insistere per la piena verità e giustizia, continueremo a essere al loro fianco – ha concluso Schlein – per ottenerle rispetto a quella che è stata una strage”.

(Imagoeconomica, via Emergency)

L’iniziativa commemorativa era stata organizzata dalla Rete di Associazioni “26 febbraio” insieme alla redazione di Crotone News, diretto da Vincenzo Montalcini. Riportiamo infine la posizione di Emergency international, secondo cui la strage di due anni fa si sarebbe potuta e dovuta evitare. “Quella notte – si legge in una nota di Emergency e altre Associazioni – non venne attivato nessun piano di ricerca e soccorso, ma il caso del caicco Summer Love fu trattato come un’operazione di polizia per la protezione delle frontiere. Un evento in linea con le politiche sull’immigrazione del governo italiano in questi due anni, tese a ostacolare l’impegno nelle attivita di ricerca e soccorso in mare della flotta civile e a criminalizzare sia le persone in movimento che le Ong. Tra prassi dell’assegnazione di porti distanti e sanzioni più stringenti introdotte dal Decreto Flussi, l’attacco alle Ong viene ulteriormente rafforzato”. Intanto, si aggiunge nella nota, con una stima al rialzo dei morti , “dal 2014 a oggi, sono scomparse oltre 31mila persone. Per loro e per tutte le persone in movimento che tenteranno la traversata in futuro, ribadiamo la necessita di una missione Sar europea insieme a un allargamento delle vie legali e sicure di accesso in Europa e chiediamo la fine degli accordi con Paesi terzi che non rispettano i diritti umani, come Libia e Tunisia”.

Francesco Rizza, giornalista e membro dell’Anpi di Petilia Policastro