Venerdì 4 novembre nella palestra comunale del piccolo paese di Acquasanta Terme, in provincia di Ascoli Piceno, il prefetto Carlo De Rogatis ha consegnato al sindaco Sante Stangoni la Medaglia d’Argento al Merito Civile per la solidarietà che la popolazione acquasantana prestò ai partigiani negli anni 1943-1945.
La motivazione della medaglia, concessa con D.P.R. del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a seguito della richiesta e della relazione avanzate dalla sezione Anpi di Acquasanta, recita: “La popolazione locale offrì accoglienza ai partigiani, donando loro cibo e vestiti. Il Comune fu teatro di feroci rastrellamenti da parte dei tedeschi, che rubarono viveri e bruciarono mobili e biancheria. Durante tali rastrellamenti, diversi civili, tra cui una donna e una bambina di un anno, persero la vita. Esempio di coraggio, di collaborazione e di virtù civiche. 1943/1945 – Acquasanta Terme (AP)”.
All’inizio della intensa e commovente cerimonia è stato proiettato un cortometraggio, realizzato dalla locale sezione Anpi in occasione del 70° anniversario della strage nazifascista compiuta l’11 marzo 1944 nelle frazioni di Pozza, Pito e Umito. Nel filmato dal titolo La marcia della memoria sono narrate dai ragazzi della locale scuola media le tragiche vicende del rastrellamento, dell’eccidio e delle distruzioni, proprio nei luoghi dove sono avvenute e dove hanno deposto fiori. Il videoclip contiene inoltre una preziosa testimonianza di partigiane sopravvissute.
Il presidente della sezione Anpi di Acquasanta Terme, Giuseppe Parlamenti, coordinato re e moderatore della cerimonia, ha ricordato che gli abitanti del luogo, inoltre, accolsero anche gli stranieri fuggiti dai campi di concentramento italiani e seppero conservare i valori di umanità e di solidarietà nei confronti delle persone “senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche di condizioni personali e sociali” come recita l’art. 3 della nostra Costituzione, nonostante negli stessi momenti una guerra atroce colpisse direttamente le loro famiglie. E ha rivolto un dovuto ringraziamento, quale promotore della richiesta dell’onorificenza, alla memoria del compianto partigiano combattente Giuseppe Tosti, allora presidente della sezione Anpi. Si adoperò molto per la pratica, aiutato, data l’età avanzata, dal figlio Vincenzo.
Dopo i saluti del prefetto, del sindaco (che ha ricordato gli sforzi compiuti dall’amministrazione per la cura e la manutenzione del cimitero partigiano), della consigliera regionale Monica Acciarri in rappresentanza del presidente e del presidente provinciale Sergio Loggi, ha preso la parola l’onorevole Claudio Maderloni, membro del Comitato nazionale Anpi e vicepresidente vicario della Confederazione tra le associazioni combattentistiche e partigiane.
Maderloni ha ripercorso gli ultimi anni del secondo conflitto mondiale, ricordando all’attenta sala, gremita di cittadini e di studenti, le leggi fasciste, le limitazioni alle libertà personali e collettive, la miseria della gente delle nostre montagne dovuta a una rigida economia di guerra ma, contestualmente, la capacità e la solidarietà degli abitanti di questi luoghi di dividere il poco cibo con chi aveva fame, vestire chi era lacero e dare un rifugio a chi aveva freddo.
Questa solidarietà venne offerta dai pochi uomini anziani e da alcuni renitenti alla leva obbligatoria rimasti nelle numerose frazioni di Acquasanta (un decreto comminava la morte a chi non si presentava ad arruolarsi per il governo fantoccio di Salò), ma soprattutto dalle donne. Queste, forse inconsapevolmente, rischiando per amore la loro stessa vita, avevano visto negli occhi degli ex prigionieri montenegrini e dei soldati anglofoni gli stessi occhi dei loro mariti, dei fratelli e dei figli che ancora combattevano nelle trincee di mezza Europa o che erano prigionieri nelle più remote parti del mondo.
E così forse, nei loro cuori, speravano che altre madri, altre sorelle e altre mogli stessero facendo lo stesso nei confronti dei loro cari. Così nacque la Resistenza in Acquasanta, ma la rappresaglia dei tedeschi e dei fascisti non si fece attendere: l’11 marzo del 1944 il Reggimento Brandeburg accompagnato da spie locali attaccò le località di Pito, Pozza e Umito.
Tra fucilati e in battaglia persero la vita 10 partigiani italiani e circa 25 patrioti di varie nazionalità, il cui numero esatto non venne mai accertato. I tedeschi e i fascisti razziarono cibo e suppellettili, distrussero mobili e incendiarono case: in una di queste c’era una neonata di 11 mesi che morì. Morì anche una donna, Martina Cristanziani, nell’atto di gettare una bomba a mano: forse una delle prime partigiane combattenti.
Maderloni ha proseguito ricordando i riconoscimenti al valore dei partigiani di Acquasanta: 3 Medaglie d’Argento al Valor militare (Gregorio Schiavi, Cesari Pio e Pietro Fenu), 4 Medaglie di Bronzo al Valor Militare, 2 Croci di Guerra alla Valor Militare, 13 Croci al Merito di Guerra, 132 cittadini con la qualifica di patriota, 153 cittadini con la qualifica di partigiano.
La medaglia d’argento che il sindaco Stangoni ha appuntato sul gonfalone comunale e che sarà esposta in ogni manifestazione istituzionale, sarà un riconoscimento visibile del sacrificio degli uomini, ma soprattutto delle donne di Acquasanta che seppero stare dalla parte giusta, rifiutarono la guerra e estrinsecarono i valori più nobili della nostra gente: giustizia, pace e libertà che sono alla base della nostra Costituzione democratica e antifascista.
Giuseppe Parlamenti, presidente sezione Anpi Acquasanta Terme
Pubblicato venerdì 11 Novembre 2022
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