Tra dicembre 1944 e aprile 1945, sul fiume Senio, in Bassa Romagna, si fronteggiarono l’8ª armata britannica e le truppe tedesche del feldmaresciallo Albert Kesselring. In mezzo, la popolazione civile già provata dalla carestia, colpita dall’alto dai bombardamenti alleati e via terra dalle numerosissime mine che i nazisti disseminarono su tutto il territorio, nonché dalle loro bestialità. Mesi di piogge e gelo in cui il conflitto si impantanò letteralmente: i corsi d’acqua della zona strariparono e i tedeschi aggravarono la situazione rompendo gli argini delle saline e delle valli di Comacchio, nel tentativo di restringere il territorio da difendere, impedendo di fatto l’avanzata delle forze alleate. Poi la primavera arrivò e con sé l’epica offensiva che sfondò la Linea Gotica tedesca e che, tra il 9 e il 12 aprile, liberò i comuni allineati lungo il Senio, concludendo la guerra in Romagna e, nel corso delle due successive settimane, il nord Italia.
Dal 2004, la manifestazione Nel Senio della Memoria celebra la Liberazione in un suggestivo percorso di 18 chilometri lungo l’argine del fiume tra i comuni di Cotignola e Alfonsine, passando per Bagnacavallo, Fusignano e Lugo, animato da incontri letterari, teatrali e musicali seguiti da centinaia di persone. Tuttavia, anche quest’anno le norme anticovid imporranno delle restrizioni sulle celebrazioni del 25 aprile. “Cosa facciamo? Ci siamo chiesti” – scrive sul suo sito web l’associazione Primola Cotignola, ideatrice del percorso –. Sono partite numerose suggestioni: “affiggere dei manifesti fotografici sugli alberi e le pareti delle case, appendere le bandiere della pace e lunghi teli rossi della memoria dell’Anpi sull’argine e sui filari delle viti, impigliare poesie e scritte sui canneti”.
La commemorazione del Senio è il frutto di un lavoro collettivo, coordinato da diverse associazioni culturali, dall’Anpi, dall’Istituto storico della Resistenza di Ravenna e provincia e patrocinata, anno dopo anno, dalle Amministrazioni dei cinque comuni attraversati dall’itinerario. Vale la pena ricordare quanto sosteneva Jean Monnet, uno dei padri fondatori dell’Unione Europea, sul ruolo delle istituzioni: “Gli uomini passano, altri verranno e prenderanno il nostro posto. Quel che potremo lasciar loro non sarà la nostra esperienza personale che sparirà con noi. Quel che possiamo lasciar loro sono delle istituzioni. La vita delle istituzioni è più lunga di quella degli uomini, e le istituzioni possono così, se sono ben costruite, accumulare e trasmettere la saggezza delle generazioni che si succedono”.
Mentre sulle colonne del ponte dell’A14 che attraversa il fiume è in corso la realizzazione di murales che ritraggono volti intensi dallo sguardo profondo, gli organizzatori lanciano un appello: “Cari abitanti del Senio, vorremmo colorare di arte e di memorie il nostro più grande monumento con gli argini. Un museo d’arte vivente dedicato alla nostra Liberazione che cresca con la creatività di tutti noi che l’abitiamo. Ognuno aggiunga la sua piccola goccia. Aspettiamo idee, proposte, iniziative”, avvalorando quanto sia necessario, in questa nuova normalità costituita da isolamenti, distanze e divieti di assembramento, il coinvolgimento attivo dei cittadini, segnati da un anno di forzata e inevitabile passività.
«I bambini della scuola elementare, pur costretti a casa dalla zona rossa, hanno già preparato dei lavori – afferma Valentina Giunta, presidente dell’Anpi di Bagnacavallo –. La loro presenza è ciò che dà sempre maggiore senso alla nostra associazione. Anche la scuola di musica porterà il suo contributo in questo anno che ha inciso in modo particolarmente negativo sul mondo dell’arte. La camminata del Senio è la testimonianza di quanto ci sia voglia di collaborare per i valori comuni, dove l’apporto di ognuno è importante per una celebrazione che appartiene a tutti».
Alfonsine, Cotignola, Fusignano e Lugo furono in gran parte distrutte dai bombardamenti e il tributo di vite umane che pagarono fu altissimo, come pure mutilati e feriti. Vennero liberate il 10 aprile 1945 dal gruppo di combattimento “Cremona”, uno dei ricostituiti corpi dell’esercito italiano, aggregato all’8ª armata britannica, in cui confluirono molti partigiani da altre zone d’Italia già liberate e di cui fece parte anche il presidente emerito dell’Anpi Carlo Smuraglia. A Bagnacavallo, invece, i tedeschi si arresero alle truppe canadesi prima della lunga sosta del fronte nell’inverno del 1944.
Quest’anno, nel 76esimo anniversario di quel 10 aprile, sarà disponibile sulle piattaforme digitali “Canzoni sul Senio”, una raccolta di brani nati nel corso delle camminate del 25 aprile che narrano le storie di partigiani e civili di quei tragici giorni. Così, nel brano Ai martiri del Senio di Gianni Parmiani e Nicola Nieddu si racconta la feroce vicenda di un gruppo di giovani gappisti torturati dalla Brigata Nera nella Rocca di Lugo, fucilati dai nazisti che ne occultarono i corpi, e ritrovati nel fiume mesi dopo. Rivive il coraggio di Maria Bartolotti che, dopo la morte del fidanzato Terzo Lori (Medaglia d’Oro al Valor Militare) continuò la sua attività partigiana: “Bella mia che hai fatto la staffetta/corri ad Alfonsine a mezzogiorno/e mettiti seduta vicino alla mia mamma/e dille che non farò ritorno” canta Giacomo Toni. Di particolare impatto emotivo sarà Un giovedì di Francesca Amati che racconta la storia di Rosalia Fantoni, testimone degli anni bellici, spentasi pochi giorni fa. E molte altre vicende che con poesia restituiscono storie di oppressione, di dolore e solidarietà.
A suffragare la memoria del Senio anche il documentario “La terra di nessuno”, che racconta di quella zona incontrollata a ridosso dei comuni di Alfonsine, Bagnacavallo e Fusignano “tra le mine degli invasori e sotto il tiro dei nemici”: un docufilm per raccogliere testimonianze inedite di donne e uomini di quel tempo. In questo luogo sospeso, il 23 dicembre 1944 i tedeschi fecero esplodere le abitazioni dei civili inermi, falciando con 28 vite. Nei giorni successivi all’esplosione, voci e lamenti continuarono a udirsi sotto le macerie, ma i nazisti impedirono i soccorsi sparando a vista a chi tentò di avvicinarsi. Fu possibile recuperare i corpi solo dopo la caduta del fronte.
Della terra di nessuno scrisse anche Ernesto De Martino, fondatore dell’antropologia italiana moderna, sfollato a Masiera, frazione di Bagnacavallo, dove fu militante del movimento resistenziale. Fu lui a livello logistico a redigere il proclama di Liberazione di Cotignola, conosciuto come il “paese dei Giusti” per la straordinaria rete di solidarietà che si creò nella comunità per proteggere e accogliere ebrei in fuga dalle persecuzioni delle leggi razziali del 1938 e chiunque fosse in difficoltà.
«Chi camminerà lungo il Senio troverà dei luoghi in cui lasceremo questi semi di memoria – spiega Giunta –. Porteremo un po’ di fiume anche all’interno dei nostri paesi dove le amministrazioni comunali esporranno immagini del nostro territorio in guerra, fornite dall’Istituto di Resistenza, che saranno abbinate ad altre di zone di guerra contemporanea». Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e Yemen sono rappresentati negli scatti di Lorenzo Tugnoli, fotografo vincitore del premio Pulitzer 2019 e originario di Sant’Agata sul Santerno (Ravenna), che dice: «Questa associazione vuole portare l’attenzione sul fatto che in molti Paesi la guerra dilania ancora la vita dei civili, dimostrando come che estremismo e intolleranza continuino a produrre conflitti e causino i drammi umani dei migliaia di profughi che vediamo arrivare anche da noi. Per chiudere le ferite e appianare le divisioni create da una guerra – continua il fotoreporter – spesso servono generazioni. Le differenze storiche e ideologiche fra un conflitto e l’altro sono certamente importanti, ma le conseguenze per la popolazione civile e i costi materiali e psicologici della ricostruzione sono sempre ugualmente pesanti».
Per molti centri urbani Liberazione significò anche Ricostruzione, una parola inevitabile che ci proietta con un filo diretto alla fase del dopo pandemia, divenuta fulcro dell’alleanza che l’Anpi ha stretto con associazioni, formazioni politiche, movimenti e sindacati affinché l’Italia si avvii finalmente verso il cambiamento sulla strada tracciata dalla Costituzione.
Nel dopoguerra, la larga partecipazione alla lotta di Liberazione e il consenso raccolto tra la popolazione hanno segnato i caratteri dell’identità collettiva dell’Emilia-Romagna, con una forte identificazione nell’esperienza e nei valori dell’antifascismo e della Resistenza. «Noi, per cultura, abbiamo sempre lavorato tutti insieme, istituzioni, associazioni e cittadini, anche e soprattutto oggi, nonostante le difficoltà dell’emergenza sanitaria – spiega la presidente dell’Anpi di Bagnacavallo, sezione sostenitrice di Patria Indipendente –L’iniziativa nacque su proposta di un componente del nostro direttivo quando la rivista era ancora cartacea – chiosa Valentina Giunta –. Abbiamo portato avanti la consuetudine perché reputiamo dia una giusta comunicazione con le giuste parole e questo è stato molto rassicurante, ad esempio, nel periodo di confusione legato al referendum costituzionale. Il primo anno la nostra sezione aveva poca disponibilità economica – conclude Giunta – così il direttivo decise di tassarsi per dare una sottoscrizione al periodico, e continua a essere la prima cosa che facciamo a inizio anno».
Il Senio, dunque, “verrà vestito di tracce e ricordi per chiunque volesse percorrere i suoi argini” – scrivono gli organizzatori sulla pagina Facebook dedicata all’evento – che arriveranno “dritto dritto al cuore e alla testa dei tanti viandanti di fiume solitari” nel giorno in cui si celebra il riscatto etico e politico nei confronti del nazifascismo.
Mariangela Di Marco
Pubblicato giovedì 8 Aprile 2021
Stampato il 24/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/itinerari-della-resistenza/18-km-di-resistenza-pace-e-liberta/