Casaggì nasce nel 2005 come centro ricreativo culturale di Azione Giovani, “casa” e luogo di iniziative e aggregazione per la formazione giovanile di Alleanza Nazionale fiorentina. A Firenze oggi i militanti di Casaggì coincidono di fatto sia con quelli di Azione Studentesca che con quelli di Gioventù Nazionale, l’organizzazione giovanile di Fratelli d’Italia.
La sede di Casaggì, sia quella ai tempi della fondazione che la nuova inaugurata nel 2011, è sempre stata interna a quella di AN prima e di FdI poi. Casaggì è il luogo dove la declinazione locale di Fratelli d’Italia cresce i propri quadri del futuro, come dimostrano le carriere politiche di Francesco Torselli e Alessandro Draghi.
In realtà il rapporto con Fratelli d’Italia è ancora più stretto, come vedremo più avanti.
Il nome completo del circolo è stato CRC Casaggì MMV (dove le sigle stanno appunto per “circolo ricreativo culturale” e l’anno di fondazione in cifre romane), ma solo per i primi anni, poi viene sempre usato Casaggì o al più Casaggì Firenze. Il logo è composto da una famosa foto di alcuni dei primi futuristi, ma viene usato spesso anche il vecchio simbolo che fu del Fronte della Gioventù e Azione Giovani: il pugno che innalza una torcia tricolore.
Azione Studentesca è stata la componente studentesca vicina ad Alleanza Nazionale che, nel passaggio al Popolo della Libertà, si fuse in un soggetto più ampio che raccoglieva studenti di tutte le formazioni afferenti al PDL.
Nel 2016 è stata rifondata per iniziativa di vari circoli, inclusa Casaggì, ma su posizioni che invertono la direzione ai tempi intrapresa da AN. Il simbolo è la croce bretone, la stessa usata dal GRECE, il gruppo di intellettuali iniziatori della Nuova Destra francese.
Come quella con Fratelli d’Italia la relazione di Casaggì con Azione Studentesca verrà approfondita nel seguito.
I “Maestri di Vita”
Nella sede attuale di Casaggì sono allineate le fotografie di una sorta di loro pantheon ideale.
I primi cinque ritratti sono introdotti e sovrastati dalla scritta “VIVERE L’IDEA, ESSERE L’IDEA!”. Ogni foto include anche una citazione.
In ordine sono:
- Robert Brasillach, critico di talento, giornalista e scrittore francese (1909-1945). Affascinato da fascismo e nazismo si muove in quell’ambito politico scrivendo per varie riviste. Durante l’occupazione tedesca della Francia si schiera per un totale collaborazionismo, al punto da criticare il regime di Vichy per non essere, a suo modo di vedere, abbastanza germanofilo. All’avanzare delle truppe alleate viene catturato, processato è condannato alla fucilazione. L’esito del processo crea scalpore perché, si dice, che ad essere condannato è solo uno scrittore, incriminato per le proprie idee e null’altro. De Gaulle rigetta una richiesta di grazia in suo favore.
Brasillach è però stato un feroce antisemita: “Je suis partout” (“Io sono ovunque”), la rivista di cui era capo redattore, di fatto un fedele strumento a stampa dell’occupazione nazista, pubblicava nomi di ebrei con tanto di indirizzo, operando così una delazione pubblica a cui seguivano azioni di polizia, imprigionamento e deportazione. Come effetto diretto della sua azione collaborazionista vengono anche catturati ed uccisi vari resistenti. Dopo la guerra si crea la leggenda, tutta interna al neofascismo europeo, di un Brasillach giovane e puro intellettuale che non rinnega le sue convinzioni e che solo per questo viene giustiziato. - Alessandro Pavolini, militare, ministro ed infine segretario del Partito Fascista Repubblicano (1903-1945). Squadrista e fascista intransigente, nel tempo diviene titolare del Ministero della Cultura Popolare negli anni in cui si realizza come strumento definitivo della propaganda e del totalitarismo dittatoriale.
Organizza le squadre di franchi tiratori che a Firenze vengono incaricate di seminare il terrore nei giorni della Liberazione. Fonda e dirige le Brigate Nere, distinguendosi nell’operazione di repressione e massacro, sia di partigiani che di civili inermi.
Al seguito di Mussolini nel tentativo di fuga dall’Italia viene riconosciuto e fucilato a Dongo.
Colpisce che la foto scelta per Pavolini sia proprio una in cui indossa la divisa delle Brigate Nere. - Evita Perón, attrice e politica argentina (1919-1952). Seconda moglie di Juan Domingo Perón, presidente dell’Argentina, è stata figura molto popolare, contribuendo in maniera sostanziale all’azione politica e comunicativa del marito. Il “peronismo”, con la sua carica di nazionalismo e corporativismo, ha avuto vari punti di contatto ideale con il fascismo, pur distinguendosi da esso.
Evita Perón, da ricordarsi anche per l’attività sindacale, muore ancora giovane per malattia. La figura di Evita Perón è stata per così dire “opzionata”, non senza forzature, da varie organizzazioni di estrema destra. Ad esempio le è intitolato il raggruppamento femminile di Forza Nuova. -
Léon Degrelle, politico e militare belga (1906-1994). Fondatore del partito rexista, inizialmente su posizioni cattoliche tradizionaliste, si attesta su posizioni analoghe al fascismo. All’invasione del Belgio da parte della Germania si arruola nelle SS divenendone un alto ufficiale. Mentre Degrelle è in varie parti d’Europa durante la guerra, i membri del suo partito si distinguono per il più bieco e violento collaborazionismo. Nel 1945 riesce a fuggire in Spagna e diviene un punto di riferimento per il neonazismo europeo. Abile oratore e incline alla megalomania costruisce su di sé una sorta di mito di ultimo nazista vivente, scrivendo libri come “Hitler per mille anni”, “Lettera a Giovanni-Paolo su Auschwitz” e “Il secolo di Hitler”, dedicando i lunghi anni della sua vita sotto la protezione del dittatore spagnolo all’esaltazione e al revisionismo della storia della Seconda Guerra Mondiale.
Anche in questo caso si replica una scelta figurativa analoga a quella vista per Pavolini: di tutte le possibili foto di Degrelle, ve ne sono altre iconiche e ricorrenti negli ambienti dell’estremismo, è da notare che si è scelta proprio una in divisa da SS. - Toro Seduto, capo tribù di un gruppo di nativi americani parte dei Sioux (1831-1890). Organizzatore e leader dei guerrieri che nella Battaglia di Little Bighorn sconfissero le truppe di Custer, uccidendo lo stesso generale. Nell’interpretazione semplicistica dell’estrema destra è figura simbolo della resistenza armata dei nativi contro l’invasore straniero, della tradizione contro la violenza snaturante del progresso. Una variante identitaria del buon selvaggio.
Sono personaggi che rimandano in maggioranza e in maniera esplicita a fascismo e nazismo storico, sia per le idee che per le immagini scelte, sebbene non manchino le contraddizioni.
Fra tutti i gerarchi del fascismo si è scelto proprio Alessandro Pavolini, che è sì fiorentino, ma che è soprattutto la personificazione del regime violento, noto per gli eccessi di odio fanatico. Quando nel 1924 a Firenze viene contestato l’antifascista Gaetano Salvemini assiste alla scena Piero Calamandrei, che racconta: «Soprattutto mi restarono impressi, nei cento volti di quella canea urlante, gli occhi di Alessandro Pavolini, allora studente di legge, che capeggiava quell’impresa: egli mi guardava senza parlare con occhi così pieni di acuminato odio che quasi ne rimasi affascinato come se fossero occhi di un rettile».
Appare quanto meno acrobatico mettere insieme Toro Seduto, in veste di nobile difensore del nativitismo, al Pavolini entusiasta esaltatore delle guerre coloniali che portano finalmente la civiltà ai nativi dell’Etiopia.
Così come suscita perplessità associare il nazionalismo paneuropeo incarnato dalle SS di Degrelle e da Brasillach al passatismo provinciale dell’esperienza della Repubblica Sociale di Pavolini.
Vi sono poi le foto, senza alcun testo, sistemate in alto sulla parete contigua: Ezra Pound, Platone, Yukio Mishima, René Guenon, Corneliu Zelea Codreanu, Gaio Giulio Cesare, Friedrich Nietzsche e Julius Evola. Tutti nomi, a vario titolo, cari alle formazioni neofasciste e neonaziste europee.
Non è naturalmente un caso che 12 dei 13 nomi appena segnalati siano inclusi negli 88 “numi tutelari” scelti da CasaPound Italia. L’unica eccezione è Toro Seduto, che CPI rimpiazza con il simbolicamente equivalente Geronimo, uno dei più famosi e combattivi capi tribù degli Apache. Per non dire dei neonazisti di Lealtà-Azione, i cui tre ispiratori sono di nuovo Pound, Degrelle e Codreanu.
Quella dei “Maestri di Vita” di Casaggì è però una storia che ha avuto una certa evoluzione. Inizialmente (dal vecchio sito di Azione Giovani di Firenze) i personaggi citati erano Robert Brasillach, Pierre Drieu La Rochelle, Corneliu Zelea Codreanu, Ernst Jünger, Friedrich Nietzsche, Julius Evola, Ezra Pound, John Ronald Reuel Tolkien, Gabriele D’Annunzio, Ernesto “Che” Guevara, Robert “Bobby” Sands, Cavallo Pazzo e Filippo Corridoni. La lista viene presto integrata con Yasser Arafat, Chuck Palahniuk, George Orwell, Ahmad Shah Massoud e Léon Degrelle. Poi successivamente si aggiungono Eva Peròn e Jean Cau. Infine compaiono Nicola Bombacci e Capitan Harlock, per un totale di 22.
Di nuovo è interessante notare come di queste 22 personalità tutte o quasi appartengano al pantheon di CasaPound Italia o siano comunque state oggetto del loro riconoscimento e apprezzamento pubblico, inclusi quei personaggi — come ad esempio Guevara, Palahniuk o anche il protagonista di manga Harlock — la cui menzione mostra una certa dose di spregiudicatezza politica, spesa in nome di una nuova comunicazione aggressiva, notiziabile e disorientante.
Metapolitica
Come per tanti gruppi del neofascismo, del neonazismo e dell’estrema destra si è inaugurata la pratica metapolitica dell’associazionismo collegato. Sebbene non con un’articolazione capillare come quella di CasaPound, anche Casaggì prova a presentarsi e strutturarsi attraverso attività di un livello non immediatamente politico.
- Libreria Sherwood, la prima realizzazione, nel 2006, all’interno di Casaggì fu uno spazio che ospitava alcuni libri e gadget. Un paio di anni dopo diviene una vera e propria piccola libreria per militanti, ampliata a più riprese. La scelta del nome ha a che vedere, oltre che con la leggenda di Robin Hood, con il bosco popolato di ribelli evocato da Jünger.
Centro librario che vanta “migliaia di testi”, con un ottimismo che porta forse ad esagerare di almeno un ordine di grandezza. - Bogside Pub. Già nel 2009 Casaggì si dota di un pub interno, anche se il nome viene dopo: l’inaugurazione ufficiale è del 2013.
Bogside è un quartiere di Derry, nell’Irlanda del Nord, famoso per gli scontri dell’estate 1969 nel contesto del conflitto nordirlandese e poi nel 1972 per la strage divenuta famosa con il nome di Bloody Sunday. Una vera e propria insurrezione contro le forze britanniche che arrivava come culmine di una lunga storia locale di forte e orgogliosa opposizione. Sebbene il nome di Bobby Sands non compaia più fra i “maestri di vita” di Casaggì l’angolo bevute resta a testimonianza della vicinanza a quella causa, che si affianca a quella per Tibet, Palestina e regime siriano. - Aleteia – Nucleo Femminile Casaggì, per ragazze che “condividono una visione del mondo tradizionale ed identitaria“. “Aletheia” è termine greco traducibile con “rivelazione” e “verità”.
Attivo dal 2013 ha prodotto poche attività indipendenti: abbiamo rintracciato solamente un volantino critico verso la strumentalizzazione della data dell’8 marzo, in cui si propone di correggere il femminismo in femminilità. Per il resto, nel blog di Casaggì, vengono citate quasi solamente come organizzatrici di aperitivi, buffet e cene per militanti.
Non risultano attività successive al 2015. - Passaggio al Bosco Edizioni, la casa editrice di Casaggì esiste dal 2017 e prende il nome da un’opera di Ernst Jünger, intellettuale fra i più importanti del ‘900 tedesco e acceso nazionalista che però, pur non opponendovisi, si tenne a distanza dal regime hitleriano.
Con una trentina di titoli disponibili si è ritagliata una parte in quel piccolo gruppo di nuove realtà che stanno spingendo l’editoria di area, forte adesso anche di un appuntamento nazionale come Libropolis. - Adamas – Casaggì Fight Crew. Dal motto dannunziano “semper adamas” (“sempre invincibili”) dedicato ad una squadriglia aerea guidata dallo stesso D’Annunzio alla fine della Prima Guerra Mondiale, è il nome sotto il quale alcuni militanti di Casaggì fanno allenamenti di sport di combattimento — muay thai e kickboxing — a partire dal 2019. Anche il logo, il braccio steso attraverso le fiamme, si ispira a quello della squadriglia.
Sono dotati di attrezzatura con cui improvvisano una palestra dentro i loro locali. In almeno due occasioni hanno realizzato degli allenamenti in pubblico, nel parco cittadino.
Hanno vantato nel tempo anche un gruppo musicale (Gene ZeroZero, rac, attivo dal 2014 al 2016) e che si è prodotto in alcuni concerti principalmente come “gruppo spalla”, dentro i locali di Casaggì, per band di area maggiormente rinomate. Vengono menzionati un gruppo che organizza un cineforum (CineCrew) fino al 2013 e propri gruppi studenteschi (Casaggì Scuole e Casaggì Università) che dal 2016 sono confluiti in Azione Studentesca e non esistono più come sigle separate.
Il rapporto con la galassia nera
Il rapporto di Casaggì con CasaPound rivela però, oltre alle forti vicinanze ideali e organizzative viste prima, anche alcuni allontanamenti.
Nel 2005 il sito di Azione Giovani di Firenze omaggiava in prima pagina le “meravigliose esperienze militanti ed umane di CasaMontag e CasaPound oltre al sito, imperdibile, di Zetazeroalfa“, anche in un immediatamente successivo rifacimento si mantenevano link in prima pagina a CasaPound e ZetaZeroAlfa. Poi CPI scompare dal sito di Azione Giovani Firenze.
Fra il 2009 e l’anno successivo sul blog di Casaggì compaiono spesso contenuti da NoReporter e Zentropa, inoltre si sposa la causa della popolazione karen — tema di punta di Sol.Id. Onlus — e si propone di nuovo la musica degli ZetaZeroAlfa (per approfondimenti su queste sigle si consulti la nostra ricerca sul variegato ecosistema di CasaPound Italia). Ma presto CasaPound Italia inizia a concretizzare il proprio progetto di livello nazionale e l’apertura di una sede fiorentina li rende ben presto dei concorrenti.
Anche la “pausa” dal 2006 al 2008 probabilmente è da ricercarsi in motivazioni simili. CasaPound proprio in quegli anni aderisce al Movimento Sociale Fiamma Tricolore, avversario politico ed elettorale di Alleanza Nazionale: MSFT nasce infatti come scissione nel passaggio da MSI ad AN.
Insomma, è stata la competizione sul piano elettorale e territoriale a far divergere le strade, non certo le posizioni politiche visto che Casaggì, come CasaPound, non tiene certamente nascosto il legame con il fascismo storico: “Il nostro percorso, la nostra storia e la nostra formazione provengono dal Fascismo e dalla sua immensa eredità ideale.” Autocollocandosi così nella cornice del neofascismo.
Inoltre l’attuale diffidenza del partito Fratelli d’Italia verso CasaPound è da ricercarsi proprio nell’operazione parassitaria che i militanti della tartaruga frecciata hanno compiuto con la Fiamma Tricolore: quando nel 2008 ne vennero espulsi riuscirono a portarsi dietro un patrimonio di giovani militanti che di fatto dissanguò il MSFT. E anche l’alleanza elettorale siglata fra CPI e la Lega Nord fra il 2014 ed il 2015 ha contribuito al mantenimento di una certa prudente distanza.
Il rapporto fra Casaggì e CasaPound Italia però prosegue, ad esempio attraverso l’impegno editoriale: i testi di Passaggio al Bosco sono distribuiti, assieme a quelli di altri editori dell’ultradestra, anche da Altaforte, la casa editrice di CasaPound. E sono state organizzate presentazioni dei libri di Casaggì nelle sedi di CPI, inclusa la sede nazionale di Roma.
L’operazione di egemonia che CasaPound Italia sta effettuando verso tutto il mondo dell’estrema destra non è sempre fatta di forzature e prepotenza come nel caso delle celebrazione degli uccisi di Acca Larentia, ma anche di collaborazioni e accoglienza come con Lealtà-Azione al Campo X di Milano o la promozione degli aspetti culturali con Casaggì e, in maniera molto più limitata, con Forza Nuova.
In linea generale quella dell’editoria è un’attività che vede sospendere le rivalità fra gruppi. I libri di Passaggio al Bosco vengono venduti anche da “Soldato Politico”, lo shop di Forza Nuova situato nella loro sede di Lucca.
Si nota però una distanza sul tema dell’aborto. CasaPound tiene una posizione improntata al suo laicismo, che non a caso la distingue nel panorama dell’estrema destra, mentre Casaggì si pronuncia in termini inappellabili producendo anche un video intitolato “L’aborto è un’infamia, difendi la vita“.
Per il rapporto con CasaPound Italia forse vale la pena menzionare anche il sito di notizie AdHocNews, il cui direttore è Paolo Sebastiani, avvocato e giornalista candidato alla Camera con Fratelli d’Italia nel 2018, che fra i collaboratori conta Saverio Di Giulio, responsabile fiorentino di CPI. Di Giulio scrive articoli che trattano quasi sempre della propria organizzazione e delle associazioni collaterali come Sol.Id. Onlus.
Un legame, questo fra l’esponente di Fratelli d’Italia e CasaPound, che non pare passare attraverso Casaggì.
Non risultano contatti politici importanti né con Forza Nuova, che a Firenze è assente, né con Lealtà-Azione, che incidentalmente ha la sede locale poco lontano.
Casaggì rientra a buon titolo in quell’insieme eterogeneo di raggruppamenti chiamati “comunità militanti” e, come vedremo più avanti, ha notevoli punti di contatto con una delle più importanti in Italia: la Comunità Militante Raido, di Roma.
Fra Nuova Destra e nazismo
Nello sfogliare l’abbondante materiale che Casaggì pubblica sul blog e sui social network risultano evidenti le influenze di due nomi importanti della destra locale e nazionale.
Innanzitutto Marco Tarchi, uno degli intellettuali di caratura internazionale della Nuova Destra, con alle spalle un’originale storia politica giovanile interna al MSI (fino all’espulsione del 1981 per “lesa maestà”), a cui certamente è dovuto il tema della metapolitica che fin da subito Casaggì s’impegna ad incarnare.
Lo svecchiamento, l’abbandono del cupo nostalgismo di fascismo e nazismo, il rifiuto dell’antisemitismo, la contestuale trasformazione in chiave differenzialista dei temi del razzismo, il paganesimo, la rilettura da destra di Gramsci e insomma tutta l’impalcatura ideale della Nouvelle Droite non sembrano però caratterizzare fino in fondo Casaggì. Anche il populismo, con il suo sguardo centrato non più sul conflitto destra/sinistra ma su quello popolo/élite, di cui nel frattempo il professor Tarchi è divenuto uno dei maggiori studiosi, pare incidere solo in superficie sulla comunità militante fiorentina.
Certo, l’essere “destra identitaria” è da inquadrare anche nel più generale piano di opposizione fra identità e differenza, che è esattamente l’operazione costruita dalla Nuova Destra nel tentativo di sottrarsi al vicolo cieco del razzismo biologico, ma si ha l’impressione che di Tarchi vengano apprezzati soprattutto il prestigio accademico e l’impostazione organizzativa metapolitica; quest’ultima del resto ha fatto la fortuna anche di CasaPound Italia e varie altre formazioni dell’estrema destra. Stralci di opere di Tarchi e Alain De Benoist compaiono varie volte sui canali di comunicazione di Casaggì e De Benoist ha tenuto una conferenza nella loro sede nel 2016.
Ma ben più di Tarchi sembra essere importante l’influenza di Maurizio Rossi, anch’egli con un passato nel MSI, poi candidato nel 2004 a sindaco di Firenze e capolista alle regionali dell’anno successivo con Alternativa Sociale, il cartello elettorale che radunò Alessandra Mussolini, Forza Nuova, Fiamma Tricolore e Fronte Nazionale.
Rossi, appassionato divulgatore delle tesi di fascismo e nazionalsocialismo e della storia delle idee che li hanno anticipati e seguiti, è, al contrario di Tarchi, una presenza fissa a Casaggì.
Protagonista di decine e decine di incontri a carattere politico, storico e culturale Rossi sembra essere il vero pilastro ideale del centro sociale di destra. Versatile conferenziere con un’oratoria caratteristica, è tanto presente nelle iniziative di alcune sigle dell’estrema destra italiana quanto schivo al di fuori di questo giro. Notevole la frequenza sul blog di Casaggì di contenuti provenienti da siti web di cui Rossi è assiduo collaboratore: soprattutto Azione Tradizionale, organo della Comunità Militante Raido.
Appaiono quindi più comprensibili gli impressionanti richiami espliciti di Casaggì agli slogan del nazismo come “Sangue e Suolo”, ovvero quel “Blut und Boden” che fu uno dei pilastri ideali nella costruzione del Terzo Reich. Un proponimento che da una parte — con l’esaltazione della purezza del sangue — condurrà allo sterminio di quella “umanità inferiore” composta da ebrei, slavi, rom e malati; dall’altra — come motto dell’idea di “Lebensraum” (ovvero il nostrano “spazio vitale”) — fu motore per le aggressioni tedesche che culminarono nella Seconda Guerra Mondiale.
Infatti, per quanto le radici della Nuova Destra siano comunque queste e anzi la coincidenza verticale, immutabile ed esclusiva fra terra, etno-cultura e religione siano visti come l’unica possibile realizzazione di un popolo, il richiamo manifesto e immediato al nazismo è stato sempre evitato da quella scuola di pensiero che ha sì riproposto “sangue e suolo” ma in una forma per lo meno rielaborata.
“Sangue e Suolo” compare anche in una campagna a tema ecologista di Azione Studentesca, in risposta ai Fridays For Future di autunno 2019. A questo punto è da notare che il presidente nazionale di Azione Studentesca è Anthony La Mantia, anch’egli militante di Casaggì.
Il richiamo all’ecologismo del Terzo Reich è preso di peso dalla propaganda del tempo, senza mediazione alcuna, di cui fu protagonista uno dei maggiori architetti del nazionalsocialismo, Richard Walther Darré, ministro dell’agricoltura dal 1933 al 1942.
La rilettura che vari movimenti neonazisti europei fanno di Darré è quella di una sorta di precursore dei movimenti verdi, erede del romanticismo tedesco.
La spinta ecologista e ruralista di Darré è però inscindibile dal suo sprezzante razzismo — definiva gli ebrei “erbacce” — e dal suo ruolo nelle politiche aggressive verso le nazioni dell’Europa orientale a causa di un presunto “diritto morale” dei tedeschi ad occupare quelle terre come parte integrante dell’idea di “Sangue e Suolo”.
Infine e ancora si ritrova il tema “Sangue e Suolo” sfogliando il catalogo di Passaggio al Bosco, col libro “Sangue e terra” di Gian Marco Concas (ex-Generazione Identitaria, responsabile tecnico della missione marittima che nel 2017 ha cercato di ostacolare le attività di salvataggio dei migranti).
Anche i richiami alla mistica fascista con cui il cofondatore di Casaggì Marco Scatarzi pubblicizza il suo libro sul senso del comunitarismo hanno più affinità con le conferenze di Rossi che con le tesi rinnovate della Nuova Destra: “[…] è la certezza di gerarchie spontanee che non si piegano al livellamento dell’egualitarismo; è aristocrazia dello spirito e socialismo di trincea; è la condivisione scanzonata delle follie contro le solitudini apatiche delle folle; è l’organicismo di chi riconosce il proprio rango oltre la febbre rivendicativa dei diritti per tutti; […]”.
L’asserire che esistono gerarchie che dividono naturalmente gli umani in chi debba essere leader e chi debba essere seguace, che ognuno realizza sé stesso non come individuo ma solo come componente di uno stato organico e che quindi gli uomini non siano né tutti uguali né tanto meno possano ambire ad avere i medesimi diritti evidenzia il debito verso il “maestro di vita” Evola.
Ed è da notare che Scatarzi, responsabile di Passaggio al Bosco, abbia scelto questo proprio libro come prima uscita per la casa editrice e lo abbia fatto esplicitamente con fini didattici e formativi e che, inoltre, in copertina si sia posto un branco di lupi, simbolo classico della militanza collettiva neonazista.
Inoltre il più classico dei nostalgismi vecchio stampo per le dittature fascista e nazista viene più e più volte evocato.
Per fare un solo esempio riprendiamo una riflessione che Casaggì firma in ricordo dell’8 settembre 1943: “Perché l’8 di settembre non è soltanto l’armistizio, ma anche la reazione fiera e spavalda di chi non riuscì ad accettarne il corso e decise di schierarsi dove aveva combattuto fino al giorno prima. Sulle ceneri dell’Italia costruì una Repubblica, la fece bella, le diede un’impronta sociale e nazionale. Il simbolo ne riassumeva le virtù: in mezzo al tricolore non c’era più lo scudo di chi era fuggito, ma un’aquila che, tra gli artigli, stringe un fascio littorio.”
Per non dire del tributo all’eversione nera quando nel giorno della morte di Stefano Delle Chiaie scrivono: “è doveroso tributargli il rispetto che si è conquistato sul campo, da fondatore e Capo di Avanguardia Nazionale.” Avanguardia Nazionale venne messo fuorilegge nel 1976 per ricostituzione del disciolto partito fascista e lo stesso Delle Chiaie fu uno dei maggiori protagonisti degli anni più bui dell’Italia del dopoguerra.
Non mancano richiami al paganesimo di stampo germanico, con tanto di runa Ansuz, attraverso la celebrazione ogni anno dei solstizi invernali ed estivi, che rivelano la superficialità e la contraddizione ad esempio con gli appelli al mantenimento del crocifisso nelle aule di scuola o ad altre manifestazioni esteriori dei simboli del cristianesimo.
Le parole “Vivere l’idea, essere l’idea!” che abbiamo visto risaltare laddove nella sede di Casaggì sono posti i “maestri di vita” è un altro riferimento al nazismo: “Scelgo di vivere nell’idea, di essere l’idea. Il mio Onore si chiama Fedeltà” è la parte conclusiva del giuramento che prestava il battaglione italiano delle Waffen SS, ovvero l’atto di devozione e sottomissione ad Hitler che veniva pronunciato da quegli italiani che si arruolavano nell’organizzazione paramilitare del partito nazista tedesco. Quale sia l’idea che i militanti fiorentini incoraggiano a vivere e ad essere non è dunque equivocabile.
Da ultimo un altro motto di Casaggì, che campeggia a grandi caratteri sulle pareti della loro sede, è “Vita est militia super terram“. Ha origini bibliche ma è ampiamente diffuso negli ambienti dell’estrema destra, tanto per fare uno dei molti possibili esempi venne usato da Lealtà-Azione nell’annunciare la propria nascita.
Ha a che vedere con l’idea di militanza totalizzante e irriducibile, vita come combattimento nel mondo, ovvero con l’idea di “soldato politico”. Soldati politici si sono definiti nel tempo vari esponenti della destra più estrema, basti pensare a Léon Degrelle e ad alcuni dei terroristi neri che segnarono l’Italia negli anni dello stragismo, come Vincenzo Vinciguerra o Franco Freda.
Pare quindi evidente che per quanto non manchino riferimenti alle idee sviluppate nell’ambito della Nuova Destra di Tarchi e De Benoist, Casaggì sia impostata più sul solco del classico tradizionalismo dell’estrema destra di cui la Comunità Militante Raido è fra i nomi più noti in Italia.
Gli innumerevoli interventi di Maurizio Rossi spaziano dal whiskey alle biografie dei protagonisti degli anni del terrorismo nero, dalla mistica della rivoluzione fascista alla sostituzione dei popoli, dal conflitto nordirlandese al valore delle razze umane, dalla continuità ideale fra classicità greco-romana e nazionalsocialismo alla spiritualità della trincea della Grande Guerra. Alcune di queste conferenze erano anche presenti su YouTube, ma ora sono state pudicamente rimosse.
Insomma, come si osserva in molti degli ambienti dell’estrema destra, ci si concentra su un grande carico di fascinazione che tocca e collega tanti diversi ambiti dello scibile, al contempo è però molto debole dal punto di vista del reale spessore culturale.
Una retorica pomposa che comunica “idee senza parole”, che trasmette una “cultura entro la quale il passato è una sorta di pappa omogeneizzata che si può modellare nel modo più utile, in cui si dichiara che esistono valori non discutibili, indicati da parole con l’iniziale maiuscola“, per dirla con una frase di Furio Jesi. E ovviamente Casaggì propone la parola “Tradizione” sempre con la maiuscola.
Casaggì sul territorio e nel rapporto con Fratelli d’Italia
Con Azione Studentesca hanno ottenuto buoni risultati nelle elezioni studentesche a Firenze e provincia (oltre che in altre province toscane), ma il successo che ha più risuonato sulla stampa è quello del 2017 in cui conquistarono la consulta provinciale degli studenti. Per quanto le consulte provinciali siano organi di minore importanza e nonostante poi abbiano di nuovo cambiato colore, una novità del genere lungo la valle dell’Arno ha avuto naturalmente una forte rilevanza.
Nel 2018 riescono a eleggere un proprio rappresentante alla consulta regionale.
Il rapporto con Fratelli d’Italia è, nelle dichiarazioni, di carattere utilitaristico.
Scatarzi nel 2012 racconta: “Poi venne il 2009 e con questo le elezioni comunali. Utilizzammo la lista del Pdl come strumento e riuscimmo ad eleggere Francesco Torselli, ex presidente di Azione Giovani e animatore storico della nostra struttura, al consiglio comunale.”
E, ancora, nel 2014: “Abbiamo portato avanti dei progetti di collaborazione locale e il nostro consigliere comunale è stato eletto con la lista di Fratelli d’Italia, ma preferiamo non entrare in modo integrale in nessun partito politico. Riteniamo i partiti uno strumento e non un fine.”
Insomma, una sorta di candidature indipendenti all’interno di un partito.
Se però si guarda alle ultime elezioni amministrative questa visione si scontra con il fatto che 5 su 7 degli eletti di Fratelli d’Italia a Firenze sono appartenenti a Casaggì: Alessandro Draghi come consigliere comunale e quattro consiglieri di quartiere.
Nel’immagine di celebrazione dei successi nei quartieri è indicativa l’assenza del nome di Angela Sirello, eletta nel quartiere 5 ma non appartenente a Casaggì, dimenticata in un comunicato che è firmato anche dal suo partito.
Inoltre Torselli, dopo dieci anni di presenza nel consiglio comunale, è adesso coordinatore regionale dello stesso partito e candidato alle prossime consultazioni per determinare il nuovo Consiglio Regionale toscano.
Eppure Casaggì non mancò di spaccare il centrodestra fiorentino. All’indomani dell’inaugurazione della nuova sede la polemica infiammò quell’area politica con l’allora coordinatore cittadino del Popolo Della Libertà che criticò nettamente l’uso dei simbolo del PDL per quell’evento: “[…] col Pdl Casaggì non c’entra nulla. Anche perché è bene dire che la ferita dell’11 agosto non è ancora affatto rimarginata.”
Il celebrare i “franchi tiratori caduti per l’onore dell’Italia“, ovvero i cecchini organizzati da Pavolini per rallentare l’avanzata alleata per poi più prosaicamente ritrovarsi a tirare addosso alle donne in coda per l’acqua nei drammatici giorni dell’estate 1944, fu considerato inaccettabile almeno da una parte di quel mondo politico. Un’altra parte invece non ebbe da ridire, anzi Casaggì di lì a poco ricevette la visita di Giorgia Meloni (allora semplice parlamentare e presidente del movimento giovanile del PDL, ma già in odore di scissione verso Fratelli d’Italia) e di Achille Totaro (allora senatore fiorentino del PDL, adesso senatore FdI).
L’iniziativa di Casaggì dell’onorare i caduti della Repubblica Sociale Italiana avviene sia l’11 agosto di ogni anno (giorno in cui si ricorda la liberazione di Firenze) che il 25 Aprile. L’altra commemorazione di rilevanza cittadina è il corteo a memoria delle foibe a febbraio. Ogni anno il 28 ottobre, giorno in cui ricorre l’anniversario della Marcia su Roma, vengono organizzate conferenze e incontri a tema.
Nel tempo Casaggì ha denunciato di aver subito scritte minacciose e attentati alla propria sede. L’episodio più grave è però quello del 2011, quando viene riportato sulla stampa un attacco contro un militante, violentemente pestato da tre sconosciuti fra l’indifferenza dei passanti, che si vede costretto a ricorrere a cure ospedaliere.
Dagli stessi esponenti di Casaggì viene ipotizzata un’azione dell’area antagonista fiorentina.
La faccenda però prende una piega inattesa quando la Digos denuncia per diffusione di notizie false atte a turbare l’ordine pubblico Marco Scatarzi, Alessandro Draghi e Francesco Torselli. Le forze dell’ordine accusano i tre di aver mentito, trasformando gli effetti di un comune mal di denti nelle conseguenze di un pestaggio.
Immediatamente Torselli, che all’epoca era consigliere comunale, lancia un comunicato in cui si dichiara stupore per l’iniziativa della Digos, chiarendo che il fatto di non aver ancora sporto denuncia contro gli aggressori fosse solo una questione di tempo e annuncia una “possibile azione legale di tutela“.
Non se n’è saputo più niente: sul sito di Casaggì l’episodio non viene più neppure menzionato.
Ambizioni nazionali e prospettive
Casaggì ha tentato con perseveranza di replicare la propria esperienza fuori da Firenze.
Già nel 2009 viene inaugurata Casaggì Cagliari e poi nel tempo si sono formati gruppi a Mesagne (BR), Milazzo (ME), Grosseto, Sassari, Taranto, Valdichiana (AR), Empoli (FI), Arezzo, Pisa, Siena, Pontassieve (FI), Valdinievole (PT), Borgo San Lorenzo (FI), Sulmona (AQ) e Versilia (LU). In verità gran parte di queste esperienze sono state tentativi alquanto effimeri e già conclusi, per non dire di quelle annunciate e mai realizzate.
Rimangono esperienze operative le presenze a Milazzo, Siena, Valdichiana, Valdinievole e Pisa (rinata nel 2016 dopo la chiusura del precedente circolo “Ronin”), quindi quasi tutte limitate alla zona nord orientale della Toscana, nessuna riesce però a replicare le dimensioni di militanza della casa-madre.
L’ultima nata, a gennaio 2020, è la sede di Modena. Inaugurata da una conferenza di Maurizio Rossi, ha la particolarità di aprire all’interno de “La Terra dei Padri”, associazione e luogo di incontro fra varie sigle dell’estrema destra e del neofascismo emiliano che fin da subito aveva avuto in Casaggì un riferimento.
Sono da segnalare le recenti esperienze che vedono l’apertura di nuovi gruppi analoghi a Casaggì, ma che non ne prendono il nome. Attraverso la mediazione di Azione Studentesca si sono costituiti nel corso del 2019 alcuni “spazi identitari”: Aliud a Torino, Sacrum Facere a Milano e Domus Turritana a Porto Torres (SS).
Solo Aliud dispone di una sede propria mentre gli altri gruppi gravitano intorno a sedi locali di Fratelli d’Italia. In tutti e tre i casi nel proprio simbolo è inclusa la torcia tricolore nel pugno, la medesima di Casaggì.
Se il tentativo di replicare il percorso di radicamento a livello nazionale è costellato di insuccessi, la nuova strada intrapresa attraverso la maggiore diffusione di Azione Studentesca può essere una strategia più remunerativa: la “forma” Casaggì ha certamente più attrattiva dei gruppi di Gioventù Nazionale perché meno legata, almeno esteriormente, alla struttura di un partito.
Chiaramente per un’organizzazione grande e strutturata come Fratelli d’Italia, con una lunga storia alle spalle e con dirigenti ed una base elettorale sempre più eterogenea, la sfacciata adesione a principi e parole d’ordine del nazismo, il buio tradizionalismo e il polveroso armamentario neofascista può costituire un limite.
Dall’altra parte l’avere a disposizione giovani militanti che battono il territorio con volantini ed iniziative, presenti nelle scuole, ha una valenza elettorale e politica troppo alta per poter essere scartata.
Ma la questione cruciale è se la cultura politica coltivata in questi gruppi, al di là delle pratiche utilitaristiche, ha a che fare con la democrazia o se invece gli è radicalmente avversa.
Pubblicato venerdì 6 Marzo 2020
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