“Restiamo a casa” recita lo slogan più noto del lockdown. E se non si ha una casa? “Qui c’è posto” rispondono, attraverso un progetto di accoglienza per le persone senza tetto, dal circolo Arci Sparwasser (anche sezione Anpi dedicata a Giorgio Marincola, unico partigiano italo-somalo decorato alla memoria con Medaglia d’Oro al Valor Militare) e l’associazione Nonna Roma – un pronto soccorso familiare dove rifugiarsi quando hai bisogno di sentirti a casa, è scritto sul sito del gruppo.
Concerti, mostre, dibattiti politici e culturali che, prima della pandemia rappresentavano le attività quotidiane del circolo, hanno lasciato spazio a otto posti letto (sette ospiti senza dimora e un operatore che dorme con loro), pasti caldi e una prima assistenza medica che include i tamponi. Tutto su base volontaria, per sopperire al vuoto istituzionale mentre, nelle strade di Roma, si continua a morire a causa del freddo. Da novembre sono infatti dodici le persone decedute, l’ultima pochi giorni fa. La crisi sanitaria ha acuito il paradosso della loro situazione: al disagio di non avere una casa, si aggiunge l’impossibilità di accedere a cure mediche, farmaci e servizi per una costante igiene personale di base. In caso di contagio covid, poi, la situazione si aggrava sensibilmente, come prevedibile: non avere un luogo dove isolarsi per il periodo di quarantena si somma all’impossibilità di rivolgersi un medico di base.
Alcune delle persone accolte dal circolo Sparwasser «in realtà non sono state sempre per strada e fino al primo lockdown riuscivano ad arrangiarsi in qualche modo – spiega Rita Cantalino, attivista Arci – ma da quel momento hanno perso tutto, a partire dal lavoro», pagando un prezzo più alto di altri.
Sono i nuovi senzatetto vittime della crisi sanitaria ed economica: chi non ha avuto un sostegno da parte di familiari o istituzioni si è ritrovato in strada, senza un lavoro che, seppur precario, gli consentiva di pagare un affitto mensile.
E il blocco degli sfratti, posticipato al 30 giugno 2021 dal decreto legge Milleproroghe, non tutela chi ha vissuto senza un regolare contratto di locazione. Ma quale proprietario stipulerebbe un regolare contratto con chi non è assunto? Finite in strada, queste persone non riescono ad accedere alle strutture destinate alla loro accoglienza, in molti casi chiuse o con posti dimezzati a causa del distanziamento, come denunciano le associazioni che operano nel settore.
I pasti distribuiti nel circolo-dormitorio sono «preparati da un gruppo di cittadine e cittadini del quartiere» precisa Rita Cantalino, attivista del centro culturale. Siamo al Pigneto, a est della città, un tempo borgata periferica caratterizzata dalla miseria del secondo dopoguerra e dalla solidarietà dei suoi abitanti. Una zona spesso raccontata da Pier Paolo Pasolini, oggi celebrato da evocative opere di street art sui muri della zona. «Dal primo giorno abbiamo lanciato un appello pubblico chiedendo aiuto in vari ambiti. La richiesta di contribuire è stata talmente elevata che in pochi giorni abbiamo coperto i turni fino a metà marzo» continua Cantalino e aggiunge: «È un’iniziativa solidale e fortemente antifascista perché sostiene chi in questo momento è in difficoltà e non si vede riconosciuto nessun tipo di supporto, in un sentimento civile che ci trova tutte e tutti a far parte della stessa comunità».
Le fa eco Alberto Campailla, presidente dell’associazione Nonna Roma e attivista Sparwasser: «La lotta alla povertà e alle disuguaglianze a cui tentiamo di far fronte ha a che fare con la costruzione di un Paese democratico. Democrazia è, prima che possibilità formale di decidere insieme le sorti del nostro Paese, innanzitutto la possibilità che tutti abbiano le stesse condizioni di vita. C’è, pertanto, un tema profondamente democratico che si lega all’opportunità che le persone possano decidere delle proprie vite e lo possano fare in maniera libera. Lo dobbiamo alla Costituzione, alla lotta di Liberazione, ai partigiani». E continua: «Questa iniziativa è, sì, una risposta concreta, seppur modesta, al dramma complessivo dei senza fissa dimora nella capitale, ma è soprattutto uno strumento di denuncia politica al problema e alla mancata accoglienza di queste persone nelle strade della città».
Si stima che nelle strade di Roma vivano 8mila senzatetto, mentre sono disponibili 1200 posti di accoglienza, come di recente ha dichiarato l’assessora alla Persona, scuola e comunità solidale, Veronica Mammì. Non esiste, inoltre, una rilevazione attuale a livello nazionale (gli ultimi dati Istat risalgono al 2014) di quante persone siano ai margini della società, perché si tratta di un fenomeno in continuo mutamento. Un problema, questo dell’accoglienza, che continua a essere radicato e allarmante. L’emergenza freddo, tuttavia, non è un evento straordinario: il freddo arriva tutti gli anni.
L’associazione Nonna Roma, attiva anche in altri municipi capitolini, ha proposto «azioni di natura umanitaria che non risolvono il problema del diritto all’abitare, della presa in carico dei più fragili ma che almeno possono salvare delle vite umane», spiega in una petizione che ha raggiunto oltre 45mila firme e chiede alla sindaca Raggi di aprire le stazioni della metropolitana come ricovero notturno dei senzatetto. L’appello, divenuto mozione urgente in consiglio comunale, è rimasto lettera morta.
Un’altra soluzione, arrivata ancora da Nonna Roma e molte altre organizzazioni che operano sul territorio, propone di mettere a disposizione dei senza dimora gli edifici pubblici e gli alberghi attualmente chiusi per il covid, a fronte di un indennizzo per gli albergatori e con la piena disponibilità di Federalberghi. «Di fronte a tutto questo – conclude Campailla – il Comune non ha ancora messo intorno a un tavolo albergatori, associazioni e servizi sociali per provare a trovare delle risposte affinché le persone non muoiano in strada».
Mariangela Di Marco
Pubblicato sabato 13 Febbraio 2021
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