In coda per entrare in edicola in un momento di affollamento, dove si entra uno per volta per paura del contagio, si attende fuori, sempre a distanza, il proprio turno.
Un ragazzo che conosco e che vedo spesso alle iniziative dell’Anpi, in attesa anche lui, mi guarda e vedendo che sto osservando il cartello stradale con su scritto “via don Minzoni” mi domanda se era un sacerdote della nostra città.
Resto sorpreso della domanda e gli domando abbastanza perplesso: “Ma non conosci la storia di questo sacerdote?” Lui mi risponde di no. La risposta mi dà la voglia di approfondire e inizio a indagare la sua conoscenza sui nomi di altre vie legate all’antifascismo e alla Resistenza, in fin dei conti tra poco sarà il 25 aprile e lì intorno ci sono via Gramsci, corso Matteotti, via Tommasi…
Mi rendo conto che conosce Gramsci e anche Matteotti, ma non sa nulla di Tommasi. Acquistati i giornali, gli propongo un giro per la città a scoprire queste vie: Eugenio Curiel, fratelli Cervi, Martiri della Libertà, Guido Molinelli (senatore di Chiaravalle), Resistenza, XXV Aprile, Alberto Giuliani (un giovane antifascista chiaravallese morto in un campo di sterminio in Germania), Balduini (partigiano morto mentre stava sminando un terreno).
Tranne alcuni personaggi di livello nazionali, o Guido Molinelli che è stato anche Sindaco della nostra città e il cui nome capeggia su molte insegne di associazioni, o le targhe a ricordo del 25 Aprile e del 2 Giugno, è evidente che non conosce la storia antifascista e neanche quella dei chiaravallesi antifascisti.
Prima di lasciarci, amareggiato, ha costatato che anche quest’anno non avremmo fatto il corteo per la Festa della Liberazione e neanche la cerimonia in piazza. Nel nostro Comune è consuetudine ogni anno dedicare il giorno della Liberazione a una personalità locale, che sia stato un attivista antifascista, o partigiano o internato militare… Li celebriamo con mostre e con documenti, invitiamo i parenti: un ricordo collettivo per tenere la memoria sempre viva.
Perciò mi sono preso l’impegno di fare qualcosa con la nostra sezione per far conoscere questa parte della storia. Il commento amaro con cui ha concluso mi ha fatto riflettere: “Certo che questa pandemia non ci fa essere protagonisti: almeno lo scorso anno abbiamo cantando Bella ciao dal balcone…”.
Ecco, perché non diventiamo protagonisti? Ovviamente rispettando il distanziamento e le norme di sicurezza, è già importante anche un gesto singolo, deporre un fiore accanto alla targa che ricorda quell’antifascista, o quel martire, o quel partigiano; segnalare la nostra comunanza con chi ha dato a noi questa democrazia, questa libertà, questa Costituzione e rinnovare così quel patto fra antifascisti. E se chiedessimo agli antifascisti del nostro Comune di fare un gesto così carico di significato e di testimonianza del valore di queste persone?
Occorreva ricercare tra tutte le vie della città quelle legate all’antifascismo e alla lotta di Liberazione, far emergere l’essenza politica plurale dell’antifascismo. Scoprire che persone erano state, la storia della loro vita, il prezzo pagato per le loro idee che hanno creato le condizioni per sconfiggere il nazismo e chiudere l’era dittatoriale fascista in Italia.
La memoria per l’essere umano è necessaria e per noi è fonte di ricchezza. Sappiamo che questa memoria, se non coltivata, si perde e, purtroppo, non la perdono solo i cittadini ma anche tanti amministratori della cosa pubblica (poi ci sono anche quelli che la conoscono e che vorrebbero negarla).
Come consigliere comunale mi è capitato di discutere sul nome da dare a una via e vi posso garantire che, soprattutto quanto si fa riferimento a un soggetto politico o a un determinato periodo storico la discussione si carica di pathos. Poi quel nome diventa soltanto l’indirizzo di chi vi abita e la motivazione si perde. Quindi perché non proporre questo gesto così semplice, che possono fare tutti, con il quale ognuno può sentirsi realmente protagonista, segnalando con forza il proprio essere antifascista e ricordando a chi passa persone vissute nel passato e così fondamentali ancora oggi?
A che cosa stiamo assolvendo con quest’azione? Stiamo continuando a dare spessore alla volontà manifestata da quegli amministratori che hanno scelto di non far svanire la memoria: se oggi viviamo in una repubblica libera, lo dobbiamo al sacrificio fatto dalla famiglia Cervi con i suoi sette figli e ai fratelli Carlo e Nello Rosselli assassinati in Francia dal regime fascista. Quindi oggi ancora e per sempre grazie e onore a chi ha pagato con la sofferenza, con l’emarginazione, con la vita il prezzo di stare dalla parte giusta, il prezzo di non essere indifferente.
È un piccolo gesto che indica un forte impegno politico: se fatto da tante singole persone è tale da richiamare a una volontà collettiva, matura, forte, consapevole e anche attenta alle incrinature che si possono creare tra Stato e cittadino, fra politica e società, tra istituzioni e persone.
Ecco che un gesto come portare un fiore su quell’insegna stradale diventa un grande gesto perché ci fa riappropriare di quella volontà di sottolineare che non ci dimentichiamo di chi ha combattuto per l’uguaglianza, la giustizia, la pace, la democrazia e, che grazie a quel semplice gesto, riconfermiamo la volontà di continuare a lottare contro il razzismo, la xenofobia, l’omofobia, le prevaricazioni, per la giustizia, per l’uguaglianza di genere, per un vero servizio sanitario pubblico, per un vaccino che deve essere un bene comune e non mercanzia speculativa, dove il lavoro crei le condizioni (come dice la Costituzione) per lo sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Dovremmo veramente ricoprire l’Italia con questi fiori. Ognuno usi il fiore che vuole, so che molti faranno dei fiocchi con carta tricolore e altri che realizzeranno fiori di carta. Usiamo tutti i colori dell’arcobaleno e della pace, unendoci idealmente in una unica strada, quella dell’antifascismo.
Che le differenze di ognuno siano la ricchezza della nostra società, che l’insegnamento della battaglia comune contro il fascismo possa oggi continuare a illuminare la strada di una società più giusta, più umana.
Claudio Maderloni, Segreteria nazionale Anpi
Pubblicato giovedì 22 Aprile 2021
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