Lega e Fratelli d’Italia hanno deciso di non votare l’ordine del giorno presentato in Consiglio comunale da Federica Mazzoni per intitolare vie e luoghi pubblici della città di Bologna alle vittime della strage del 2 agosto 1980. Come lo spiega?
Credo che non votando questo ordine del giorno sia Fratelli d’Italia che la Lega abbiano semplicemente perso un’occasione. Quella di avviare un iter per raggiungere un obiettivo bello: mantenere viva la memoria di persone normali che sono state vittime del più grave attentato avvenuto in Italia. Penso che la toponomastica sia molto legata alla democrazia; le scelte che compiamo per denominare i luoghi si riflettono nel modo in cui i cittadini vivono la città.
Per accogliere la proposta di intitolazione, la destra chiedeva la modifica di due passaggi chiave dell’ordine del giorno: dove viene citato il processo ai mandanti che si è aperto poche settimane fa e dove si esprime vicinanza all’Associazione tra i familiari delle vittime.
Mi sembrano schermaglie identitarie. Ripeto: hanno perso un’occasione.
Come nasce la decisione di Palazzo d’Accursio di costituirsi parte civile nel processo?
Con la costituzione di parte civile il Comune mantiene fede alla sua tradizione, quella di essere al fianco dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage alla stazione di Bologna. È un atto di giustizia verso una città che ha dimostrato una capacità formidabile di reazione e di solidarietà e che, per questo, ha ricevuto la Medaglia d’Oro al Valor Civile dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Paolo Bellini, l’estremista di Avanguardia nazionale accusato di essere il quinto esecutore materiale del massacro della stazione, ha sostenuto di sentirsi “come Sacco e Vanzetti”. Che effetto le hanno fatto queste parole?
Come ho detto già la mattina del 16 aprile non commento queste parole; nel processo saranno accertate, o meno, le sue responsabilità.
“La strage di Bologna fu finanziata dalla P2 e compiuta da elementi di estrema destra manovrati dai servizi deviati” ha detto il sostituto procuratore generale di Bologna, Umberto Palma. Ci sono ancora apparati dello Stato che agiscono nell’opacità più assoluta?
Credo che il processo in corso dimostri che la ricerca della giustizia, anche a distanza di quarant’anni, non è mai vana e non è mai inutile. Capisco che agli occhi dei cittadini possano risultare insopportabili tempi così lunghi. Le ampie motivazioni della sentenza Cavallini hanno illuminato diversi aspetti parlando apertamente di “strage di stato” e questo processo, reso possibile dall’approfondito lavoro dei legali dell’associazione dei familiari, ci mette davanti, anche in modo brutale, a uno Stato che non ci piace ma che è esistito. Bisogna esserne consapevoli e rendere consapevoli, in particolare, i più giovani.
Quanto ha pesato il senso di identità dei bolognesi e che ruolo ha svolto in questa nella costruzione di una memoria collettiva l’Associazione tra i familiari delle vittime?
L’associazione è stata fondamentale e il suo ruolo è imprescindibile. È riuscita, negli anni, a mantenersi viva e a rafforzare il legame con la città. Vorrei sottolineare che non è scontato e mi piace pensare che questo sia stato reso possibile anche dalla vicinanza delle istituzioni come il Comune di Bologna. Questa città mantiene una forte identità attorno a questo fatto tragico e lo dimostra il corteo, cui l’anno scorso abbiamo dovuto rinunciare causa covid, e che quest’anno spero proprio si torni a fare.
La cronaca italiana ci parla di aggressioni fasciste, di una rete di estrema destra che fa proselitismo dai social agli stadi ai no mask. Ma ci parla anche della regressione culturale di forze politiche rappresentate in Parlamento e negli enti locali.
Io sono stato per dieci anni il sindaco di una città che l’antifascismo se lo tiene stretto e dove, assieme all’Anpi, cerchiamo di trovare nuovi linguaggi con cui parlare soprattutto ai più giovani. Io sono un ottimista di natura, altrimenti non avrei fatto il sindaco, e vedo che c’è interesse e voglia di sapere. Questo 25 aprile, con l’Anpi abbiamo posizionato alle 12 storiche porte di accesso della nostra città dei grandi volti di partigiane e partigiani realizzati dalla pittrice Antonella Cinelli: una grande opera di arte pubblica che sarà visibile fino al prossimo 2 giugno. E un’altra realtà molto vivace del nostro territorio come l’Istituto storico Parri, di cui sono presidente, sta coinvolgendo molto i giovani in progetti e percorsi all’interno delle scuole.
Pubblicato mercoledì 26 Maggio 2021
Stampato il 22/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/primo-piano/perche-la-toponomastica-centra-tanto-con-la-democrazia/