In Cile vince le elezioni presidenziali la nuova sinistra di Gabriel Boric, che ha battuto Jose Antonio Kast, candidato della destra estrema e sostenitore di Pinochet. Con il 100% dei seggi scrutinati, il candidato della coalizione “Apruebo Dignidad” (Sostengo la Dignità) ha una distanza di quasi 12 punti su Kast, che è stato particolarmente reticente nell’ammettere la sconfitta. Raramente nella storia del Cile la campagna elettorale è stata così “calda” e non solo per l’estate scoppiata in questo periodo, ma anche perché i sondaggi fino all’ultimo minuto davano un testa a testa tra i due candidati.
Ritorna la sinistra al potere in Cile, dopo quattro anni di governo di Sebastián Piñera, rappresentante di una destra centrista, che non ha esitato a favorire le grandi imprese durante la pandemia, reprimendo energicamente ogni forma di mobilitazione sindacale e sociale a partire dal 2019.
Questa giovane e vincente sinistra cilena è rappresentata dalla coalizione “Apruebo Dignidad”, creata dal Frente Amplio, emerso dal grande movimento studentesco del 2011 di cui Boric fu uno dei principali leader, insieme al Partito Comunista, che in Cile ha già governato durante il secondo governo di Michelle Bachelet (2014-2018).
Inizialmente critica nei confronti del sistema di concertazione che governa il Cile dal ritorno alla democrazia nel 1989, la coalizione di sinistra è rapidamente riuscita ad ottenere l’appoggio di figure come la stessa Bachelet e l’ex presidente Ricardo Lagos, così come di tutti i partiti che facevano parte in quel periodo del sistema di concertazione, come i democristiani, il Partito Popolare Democratico, il Partito Socialista e il Partito Radicale. Un’alleanza che senza dubbio cambierà la mappa politica cilena.
Il programma di Gabriel Boric sostiene un nuovo modello di sviluppo, incentrato sulle energie rinnovabili, tasse sulle grandi fortune, promozione e sostegno della scienza e della tecnologia. I diritti delle donne e delle minoranze sessuali, la salute (compresa quella mentale), l’ambiente e la cultura sono al centro del programma presentato dalla coalizione di sinistra. La riforma del sistema pensionistico e l’aumento dei salari saranno al centro dei prossimi negoziati con il sindacato cileno.
Un colpo durissimo per la destra, che con Kast, proponeva di ridimensionare il ruolo dello Stato, avvantaggiare le grandi imprese, chiudere il ministero per le pari opportunità (una delle misure fortemente contestate dalle donne cilene), costruire fossati per impedire l’immigrazione e rilasciare gli ufficiali militari condannati per violazioni dei diritti umani durante la dittatura di Pinochet, a causa della loro età avanzata.
Boric, che siede in parlamento dal 2014, aveva sostenuto un accordo di pace sociale a un mese dalle grandi manifestazioni del 2019, ed è proprio grazie a questo accordo che si è creata la possibilità di una Nuova Costituzione, impostasi con il referendum del 2020, quando l’80% dei cileni ha chiesto di varare una nuova carta costituzionale. Ciò consentirà di abrogare la Costituzione di Pinochet del 1980.
Kast dal canto suo, ammiratore di Pinochet e della sua eredità, in passato ha persino difeso i criminali della dittatura, incluso suo padre, che fu nella Germania nazista un soldato di Hitler.
Gabriel Boric ha costruito il suo progetto politico nel corso della pandemia, affrontando apertamente da una parte temi come le politiche migratorie e la sicurezza del Paese, dall’altra guardando al futuro e nominando come portavoce Izkia Siches, presidente dell’Associazione dei medici, uno dei leader più carismatici e amati durante la pandemia.
Il livello di provocazione e di falsa informazione ha raggiunto picchi mai conosciuti in Cile dai tempi della caduta della dittatura; dibattiti televisivi e social media hanno utilizzato ogni mezzo per eliminare il candidato di sinistra, dai fotomontaggi alle accuse di utilizzo di droga. Boric è riuscito a rispondere a ogni falsa accusa, conquistando l’elettorato e vincendo largamente al secondo turno.
A 35 anni, Gabriel Boric sarà il presidente che accompagnerà la nascita della Nuova Costituzione, che sarà varata con una nuova consultazione popolare nella prima metà del 2022. La sola esistenza dell’Assemblea Costituente, presieduta da un leader mapuche, con una rappresentanza uguale di uomini e donne, è di per sé il pilastro delle trasformazioni di cui il Cile ha bisogno.
La destra reazionaria così presente oggi in America Latina sperava di avere in Cile un nuovo forte alleato. Il tandem con Bolsonaro avrebbe significato una minaccia per l’intera regione. Fortunatamente questo non è successo: “la speranza ha sconfitto la paura” ha detto Gabriel Boric e il fantasma di Pinochet è definitivamente messo fuori dalla storia.
In Cile torna a cantare Victor Jara.
Pubblicato lunedì 20 Dicembre 2021
Stampato il 26/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/primo-piano/il-cile-ricomincia-a-cantare/