Era uno studente bravissimo, Giacomo Buranello. Il capo dei Gap genovesi, fucilato il 3 marzo 1944 quando ancora non aveva compiuto 23 anni, ai ragazzi più giovani che avevano scelto di seguirlo dopo l’8 settembre, ripeteva sempre l’insegnamento mazziniano: “studiate, studiate sempre”, come ricorda Giordano Bruschi, il partigiano “Giotto” che, diciottenne, fu tra loro.
E a cent’anni dalla nascita – era nato il 27 marzo 1921 – decine di docenti della Scuola Politecnica dell’Università di Genova, insieme al centro di Documentazione Logos hanno infatti promosso una richiesta per il conferimento della Laurea alla Memoria a Buranello – a cui già negli anni 70 era stata intitolata l’Aula Magna della Facoltà di Ingegneria – e il Consiglio della Scuola Politecnica ha approvato all’unanimità la proposta, trasmettendola ora ai vertici dell’Ateneo a cui spetta la decisione di attribuire il titolo.
«Avremmo volito che accadesse nei giorni del centenario, con un evento pubblico, ma le limitazioni imposte dalle norme Covid lo hanno impedito – spiega Domenico Saguato del Centro di Documentazione Logos – A questo punto speriamo che la decisione di concedere la laurea arrivi prima del 25 aprile».
In attesa dei nuovi eventi, Anpi Genova ha ricordato Buranello con una cerimonia davanti alla casa di via Leone Pancaldo, a Sampierdarena, dove viveva con la famiglia, e al cimitero della Castagna.
Che ragazzo fosse Giacomo Buranello, studente modello al Liceo Cassini e poi a Ingegneria – si era iscritto insieme a Walter Fillak, un altro protagonista della storia della Resistenza a Genova – lo racconta Bruschi, allora studente dell’istituto Vittorio Emanuele III, attualmente Liceo Gobetti.
«Era uno studente bravissimo, alla maturità, il 17 luglio 1939, è stato lo studente con i voti più alti del liceo Cassini e poco dopo scrisse una lettera di ringraziamento ad Antonino Rossi, dirigente del Psi e poi del Pci, che era stato il suo maestro delle elementari, e gli ha insegnato ad amare Mazzini, al cui rigore morale si era ispirato e ripeteva a tutti i giovani operai “ studiare, studiare, studiare perché se volete riconquistare una posizione sociale dovete emergere rispetto agli altri” – ricorda Bruschi – e lui che era figlio di un operaio dell’Ansaldo che aveva come compagno di banco il figlio di un ricco banchiere lo sapeva bene e lottava proprio con lo studio contro questa differenza».
È un insegnante di antifascismo e Resistenza, Buranello, per Bruschi e gli altri ragazzi espulsi dalle lezioni di religione nel 1941 «perché avevamo sollevato la questione di Darwin – riprende “Giotto” – lui ci aveva fatto avere quei libri che avevamo chiesto alla biblioteca, ma contemporaneamente ci ha dato da leggere anche dei testi politici, il manifesto dei comunisti e uno di Federico Engels».
Buranello sospende gli studi nel marzo 1941, quando viene richiamato alle armi e inviato con il grado di sergente alla caserma Caperana di Chiavari – dove tra gli altri incontrò Aldo Gastaldi, “Bisagno” – e anche in divisa continuerà l’attività antifascista; scoperto, viene arrestato nell’ottobre 1942 insieme ad altri membri del Comitato antifascista di Sampierdarena, con cui era rimasto in contatto. Dopo l’8 settembre assunse il comando dei Gap genovesi, rendendosi protagonista di azioni spericolate e sabotaggi contro i nazisti; ricercato ovunque, era stato inviato tra le formazioni di montagna ma poi richiamato a Genova per aiutare l’annunciato sciopero nelle fabbriche previsto per il 1° marzo 1944 e poi fallito. Il giorno seguente, riconosciuto e bloccato dalla polizia, sparò ma venne arrestato.
Torturato per un giorno intero senza parlare, venne infine giustiziato all’alba del 3 marzo al Forte di San Giuliano. La Medaglia d’Oro al Valor Militare gli venne attribuita nel dopoguerra; nell’anno del suo centenario, quella laurea sarebbe la giusta memoria anche del valore dello studio. Complimenti, ingegner Buranello.
Pubblicato sabato 27 Marzo 2021
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