Il cordoglio che ha accompagnato la repentina scomparsa di Guglielmo Epifani è stato commosso, estremamente ampio e sentito ed è andato decisamente al di là degli schieramenti che lo hanno avuto come militante e dirigente.
La stima nei suoi confronti si è resa manifesta non solo da parte dei lavoratori e dei pensionati che lo hanno conosciuto e apprezzato in Cgil e così nei partiti progressisti nei quali ha operato. Ma anche tra le controparti datoriali con le quali si è confrontato in numerosissime occasioni e tra esponenti di forze politiche che lo hanno avuto come avversario.
Nato 71 anni or sono, giovane militante socialista laureato a Roma con una tesi su Anna Kuliscioff, Epifani è stato chiamato a operare in Cgil dapprima nella direzione delle proprie attività editoriali e successivamente nell’Ufficio sindacale di Corso Italia coadiuvandone il segretario responsabile, Sergio Garavini, nella direzione dei comparti industriali in una fase di pesantissime ristrutturazioni aziendali e settoriali.
Nel 1979 è entrato nella segreteria del sindacato dei poligrafici e cartai, la federazione di categoria più antica nella storia delle forze del lavoro del nostro Paese, un sindacato che poche stagioni dopo si sarebbe trovato in prima linea nella difficile e insidiosa battaglia politica e sindacale contro la P2 e per il salvataggio del gruppo editoriale Rizzoli-Corriere della Sera.
Dopo l’unificazione di quel sindacato con quello dello spettacolo, che ha dato origine all’esperienza del sindacato dell’informazione, Epifani ne è diventato il segretario generale.
Nel 1990 è stato eletto nella segreteria confederale della Cgil diretta in quella fase da Bruno Trentin e ha assunto la responsabilità del Dipartimento di Organizzazione.
Nel 1993 è divenuto vice segretario della più grande Confederazione italiana mantenendo tale incarico anche sotto la direzione di Sergio Cofferati.
Nel 2002, poco dopo la grandiosa manifestazione del Circo Massimo che aveva visto la presenza di 3 milioni di manifestanti impegnati a contrastare l’attacco del governo Berlusconi all’Articolo 18, ha assunto la guida della Cgil fino al 2010 quando, terminato il mandato, ha proposto in sua vece l’elezione di Susanna Camusso, la prima donna chiamata a ricoprire un così rilevante incarico.
Dapprima Presidente della Associazione Bruno Trentin e poi eletto in Parlamento nel 2013 nelle liste del Partito democratico, Epifani ne è diventato per alcune stagioni il segretario politico dopo le dimissioni di Pier Luigi Bersani.
Tra i fondatori di Liberi e Uguali, è stato rieletto alla Camera nel 2018.
È stato il primo segretario socialista della Cgil nel secondo dopoguerra come anche il primo segretario proveniente dalla tradizione socialista a guidare il Partito democratico.
Epifani è stato sempre vicino anche all’Anpi alla quale era orgogliosamente iscritto e per alcuni anni, su proposta del compianto comandante Massimo Rendina, ha ricoperto l’incarico di Presidente onorario dell’Anpi Lazio.
È stato un riformista. Gli calzava bene la definizione che un grande dirigente sindacale quale è stato Luciano Lama era uso utilizzare per tratteggiare quella cultura politica: riformista è colui che partendo da valori chiari, alti e non negoziabili sa proporre a chi rappresenta il raggiungimento di obbiettivi condivisibili e comprensibili.
Obbiettivi da conseguire realizzandoli con la necessaria gradualità.
Riformista non è certo colui che nel confronto cede per primo, come nella vulgata corrente in troppe occasioni si lascia intendere quando si ricorre all’uso di tale termine.
Con Epifani scompare una personalità rilevante della sinistra italiana, un dirigente colto, fermo, pacato, competente, sempre disposto al dialogo e alla ricerca delle convergenze possibili; un leader moderno capace di ascoltare, di discutere e di confrontarsi senza mai trascendere o alterarsi.
Indubbiamente per Guglielmo la Cgil è stata una grande scuola che gli ha fornito ottimi maestri, ma l’allievo è stato in gamba nel mettere in pratica il meglio degli insegnamenti ricevuti.
Epifani è sempre stato attentissimo ai grandi temi di politica internazionale e aveva una importante rete di rapporti in quella Europa che considerava l’orizzonte obbligato nel quale collocare ogni nostro disegno e ogni nostra iniziativa.
Era un appassionato quanto tenace studioso della storia delle forze del lavoro e non ha mai abbandonato né le proprie idealità socialiste né la ricerca tenace dell’unità tra i sindacati e tra i lavoratori e i pensionati che queste grandi organizzazioni rappresentano. Credeva molto nella coesione, nello sforzo quotidiano teso a unire e a ricomporre in una società nella quale troppi sono impegnati soprattutto a lacerare, a dividere e a contrapporre.
Aveva ben chiaro il valore del lavoro e della sua centralità in una società moderna. Sapeva che senza il riconoscimento pieno della sua dignità e dei suoi diritti il lavoro non è quello del quale la nostra Costituzione parla al suo primo punto, ma diviene inevitabilmente un’altra cosa.
Era sempre molto attento ai problemi e alle esigenze, anche strettamente personali, di coloro che lavoravano nella sua organizzazione e vi dedicava tempo ed energie in modo tutt’altro che formale.
Per chi scrive, legato a lui da oltre 40 anni dal comune lavoro sindacale come dall’impegno nell’agone politico, Epifani è stato oltre che un prezioso e leale compagno anche un grande e fraterno amico.
Ci mancherai Guglielmo. Che tu possa riposare in pace.
Carlo Ghezzi, vicepresidente nazionale vicario Anpi
Pubblicato martedì 8 Giugno 2021
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/primo-piano/epifani-ti-abbiamo-voluto-tanto-bene/