Nel cuore del Mugello, a Barbiana, la Resistenza si fa sentiero: un percorso di un chilometro e mezzo, ideato dalla fondazione Don Milani, che nasce da Padulivo, dove il 10 luglio 1944 quindici civili furono uccisi dai nazifascisti per rappresaglia, e prosegue fino alla cima del Monte Giovi che custodisce il cippo a quei Caduti partigiani dove si formarono i primi gruppi di combattenti per poi arrivare alle brigate partigiane e alla Liberazione di Firenze.
Impreziosiscono il cammino trentatré pannelli che citano lettere dei condannati a morte della Resistenza locale, nazionale ed europea, realizzati dagli studenti dell’Accademia di belle arti del capoluogo toscano, dell’istituto comprensivo di Vicchio (in provincia di Firenze) e di istituti della provincia di Trento. “Ci sono giovani come voi – diceva Piero Calamandrei in un discorso del 1955 riportato su uno dei pannelli del Sentiero della Resistenza – fucilati, impiccati, portati a morire in campi di concentramento. Questa non è una carta morta, ma il testamento di centomila morti per la libertà”.
Ma il primo dei pannelli che apre l’itinerario resistente è quello dedicato a don Lorenzo Milani, fondatore della scuola di Barbiana, che nella sua Lettera ai Cappellani militari del 1965 poneva, in piena guerra fredda, al centro del dibattito pubblico la questione del pacifismo, prendendo chiare posizioni contro alcuni cappellani militari che tacciavano di viltà coloro che esercitavano la propria obiezione di coscienza. Il religioso passa in rassegna un secolo di guerre compiute dall’Italia, tutte ingiuste perché ritenute offese o aggressioni nei confronti di un popolo da parte di un altro. Tranne una: “In questi cento anni di storia italiana c’è stata anche una guerra giusta (se guerra giusta esiste). L’unica che non fosse offesa delle altrui Patrie, ma difesa della nostra: la guerra partigiana”.
Don Milani, inoltre, stimola il dibattito pedagogico in un Paese come l’Italia, che in quegli anni contava 5,5 milioni di analfabeti, sostenendo quanto la cultura, basata su Vangelo e Costituzione, potesse aiutare gli ultimi ad avere il loro riscatto sociale. Considerato “cattocomunista” dai conservatori e mal visto per il suo atteggiamento di critica verso il clero così lontano dai poveri, don Milani arriva a Barbiana nel 1954, dove non trova elettricità né acqua corrente, ma soprattutto non trova il popolo: quella massa in grado di esprimere le proprie idee politiche e religiose e di difendersi dai soprusi dei padroni. Padroneggiare la parola diventa, quindi, strumento essenziale per realizzare pienamente la propria condizione di cittadini.
Per raggiungere il piccolo borgo, il prete doveva percorrere una mulattiera, dal 2011 divenuta “Sentiero della Costituzione” che, a sua volta, interseca il percorso dedicato alla lotta partigiana “in un dialogo forte e serrato” commenta Sandra Gesualdi, autrice, con Aldo Bondi e Lauro Seriacopi, di Costituzione e Resistenza, un percorso sul sentiero di Barbiana (Masso delle Fate Edizioni, 2020). “L’intento – continua Gesualdi – è quello di dare ai ragazzi che lo percorrono la possibilità di leggere e comprendere le parole potenti e di profondo dolore di persone che hanno avuto la consapevolezza di lasciare questa vita terrena per un pezzo di mondo migliore rispetto a come lo hanno trovato”.
Il cammino che porta a Monte Giovi incarna pienamente la Resistenza: impervio, duro, in salita e che ci parla del percorso collettivo che stiamo vivendo. “Questa via così stretta e accidentata – ha detto il presidente nazionale Anpi, Gianfranco Pagliarulo, durante la cerimonia di inaugurazione dello scorso 11 luglio – è l’unica che ci può portare davvero, nel tempo buio che stiamo vivendo, alla rinascita del Paese dopo la tragedia della pandemia e della crisi sociale, e alla piena libertà ed eguaglianza dei cittadini”. Alla cerimonia hanno partecipato, oltre allo stesso Pagliarulo, anche diversi esponenti istituzionali, tra cui il segretario di presidenza della Camera dei deputati, Luca Pastorino, l’assessora alle Politiche sociali della Toscana, Serena Spinelli, il sindaco di Vicchio, Filippo Carlà Campa, la sindaca di Pontassieve, Monica Marini, il presidente dell’Istituto storico toscano della Resistenza, Giuseppe Matulli e il presidente del Consiglio comunale di Firenze, Luca Milani.
“Barbiana è un luogo simbolico per la memoria della Resistenza locale – racconta Morena Viciani, presidente della sezione Anpi di Rufina – e l’aver inaugurato questo sentiero nel giorno del raduno dei partigiani e dei giovani è stato un obiettivo importante per le realtà del territorio. La forte valenza pedagogica del percorso – prosegue – ci rimanda all’insegnamento di don Milani, alla sua modernità: perché sosteneva che non si possono esercitare i propri diritti e doveri senza conoscerne le basi che sono rappresentate dalla Costituzione. Ed è ciò che oggi l’Anpi fa nelle scuole”.
Il “Sentiero della Resistenza” è un’idea di Michele Gesualdi, uno degli allievi di don Milani, che nel suo ultimo libro riportò le parole pronunciate dal religioso sul letto di morte quando gli venne chiesto cosa avrebbe voluto si raccontasse di lui ai ragazzi: “Non c’è da parlare dell’eroica storia di don Lorenzo Milani, ma dell’eroica storia dei poveri della nobiltà, della classe operaia e contadina che mi ha accolto e aperto gli occhi. In questi anni vi ho educato a sentirvi classe, a non dimenticarvi dell’umanità bisognosa e a tenere a bada il vostro egoismo perché non si tratta di produrre una nuova classe dirigente ma una massa cosciente” (Don Milani. L’esilio di Barbiana, San Paolo Edizioni, 2016).
“Prima della sua morte – racconta Sandra Gesualdi – mio padre ci ha lasciato una cartellina con questo progetto dove aveva già selezionato delle lettere di alcuni condannati a morte. Si è così costituito un gruppo di lavoro con i volontari della fondazione, dove ognuno ha curato una parte per dare vita a un’idea semplice quanto potente. Vorremmo – conclude Gesualdi – che Barbiana fosse un presidio simbolico di democrazia e di libertà e che ci ricordasse tutti i giorni che non possiamo abbassare la guardia nei confronti delle ingiustizie sociali e delle iniquità. Basti pensare ai molti studenti che, per indisponibilità di mezzi, non hanno potuto seguire nell’ultimo anno le lezioni a distanza. La Resistenza di oggi vuole essere un monito, un impegno personale e collettivo affinché si concretizzi davvero la Costituzione”.
Mariangela Di Marco
Pubblicato giovedì 29 Luglio 2021
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