È un tratto di storia associativa e di storia del Paese. Che vogliamo ripercorrere nel 76° della prima strage dell’era repubblicana, ancora senza verità e giustizia. “Portella della Ginestra ha passato e reclama futuro – avevano annunciato Anpi e Cgil –. Il 1° maggio 2010, per la prima volta nella tradizione delle iniziative commemorative, la lotta alla mafia s’incontrerà con l’antifascismo e la Resistenza: nel corteo e sul palco degli interventi accanto alla CGIL, ci sarà l’ANPI, Associazione Nazionale Partigiani d’Italia”. Era “il segno, il simbolo di un impegno comune: la memoria diffusa del sacrificio più alto, la libertà, il lavoro, la dignità. E il loro domani. Per un’Italia migliore”. Così con Andrea Liparoto raccontava Patria e così documentava il video “Il dovere della memoria” di Ottavio Terranova, presidente Anpi Palermo e coordinatore per la Sicilia, un passato da sindacalista e regista di documentari-testimonianza.
Quando Portella della Ginestra sposò l’antifascismo
“Lunga è la notte / e senza tempo./ Il cielo gonfio di pioggia /non consente agli occhi / di vedere le stelle. / Non sarà il gelido vento /a riportare la luce, / né il canto del gallo,/ né il pianto di un bimbo. / Troppo lunga è la notte, / senza tempo, / infinita”. Peppino Impastato era un combattente. Gridava dalla sua radio che la mafia “è una montagna di merda”, aggregava giovani, aveva un infaticabile cuore d’opposizione. Ma quella notte, ad un certo punto, lo attanagliò. Una montagna di merda, enorme. A schiacciarlo. Poi venne l’antimafia di Falcone, Borsellino, l’arresto di Riina. La luce. Ma quella Sicilia, bella e dannata, non ha smesso di cedere alla notte. Le cronache sono lì a dire. Togli la “notte” di Peppino e mettici la paura, e la codardìa. Mettici la mafia e chi non smette di sostenerla. Mettici la corruzione, il lavoro nero, quando c’è il lavoro. Mettici Rosarno e tutte le Rosarno d’Italia.
A Portella della Ginestra il Primo Maggio del 2010 c’è un popolo che non vuole arrendersi alla notte della giustizia. Un popolo di buona memoria, con ancora nella mente e nella coscienza volti, azioni, nomi, coraggio. Un popolo che non tollera che il sacrificio di sangue di tante donne e uomini vada perso nella melassa oscura di intrighi, compromessi, silenzi imposti, parastati, stati paraventi e quant’altro. Un popolo della storia.
Quella del sogno di una grande primavera di diritti massacrato ignobilmente.
Portella, 1° maggio 1947. Circa duemila persone sono in cammino festanti. Donne, uomini, vecchi, bambini, sui carretti, a dorso di mulo, a piedi. È il Primo maggio. La speranza corre sui visi, all’orizzonte una Sicilia nuova, libera. Normale. Il 20 aprile 1947 il Blocco del Popolo (socialisti, comunisti, indipendenti) ha vinto le elezioni regionali capovolgendo gli esiti di quelle per l’Assemblea Costituente che aveva visto il trionfo della DC. La concessione delle terre incolte ai contadini – già stabilita col decreto Gullo nell’ottobre 1944 – non sembra più un miraggio, anche se è costata appena qualche tempo prima sangue. Ancora sangue. L’11 settembre 1945 a Ficarazzi (PA) viene ucciso Agostino d’Alessandro, segretario della Camera del lavoro; il 2 novembre 1946 a Belmonte Mazzagno (PA) tredici banditi uccidono i contadini Giovanni, Vincenzo e Giuseppe Santangelo che facevano parte di una Cooperativa in attesa dell’assegnazione di un feudo. Tra il ’45 e il ’46 perdono la vita i sindacalisti Nunzio Passafiume, Agostino d’Alessandro, Giuseppe Scalia, Nicolò Azoti e i sindaci socialisti Gaetano Guarino e Pino Camilleri. Il 1947 si apre con l’assassinio del segretario della camera del lavoro di Sciacca Accursio Miraglia. E tanti altri.
La mafia si mette di traverso alla nuova stagione. Quindi gli agrari, che l’hanno assoldata. E certa politica sorella.
Ma a Portella è festa. Arriva la gente, si riempie la vallata. All’improvviso, le raffiche di mitra, dalle colline: 12 i morti e 27 i feriti. Il canto è soffocato, si corre dappertutto, si cade, ci si mette al riparo.
A Portella si ristabilisce così il tempo solito del sopruso, è la prima strage nell’era repubblicana. La Cgil proclama lo sciopero generale lanciando accuse precise: il latifondisti vogliono soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori. Le indagini sono frettolose, e il 2 maggio il ministro Scelba si alza nell’Assemblea Costituente e dichiara che dietro la strage non si nasconde alcun movente politico, ma che si tratta bensì di un fatto assolutamente isolato: Salvatore Giuliano e la sua banda sono gli unici responsabili. Il processo di Viterbo del 1951 conferma la tesi di Scelba. In tempi recenti tante ipotesi si sono accavallate tra cui quella secondo cui ad organizzare il massacro siano intervenuti i postfascisti della X Mas di Valerio Junio Borghese e i servizi segreti degli Stati Uniti d’America preoccupati dell’avanzata comunista in Italia. Giustizia, comunque, non è fatta.
Ma quell’ansia di riscatto, quelle vite innocenti, quel tempo sperato di normalità non si sotterrano.
A Portella il primo maggio 2010 suona una novità che va abbracciata e condotta avanti come forza di futuro: nel corteo e sul palco, accanto alla Cgil, tradizionalmente promotrice e organizzatrice dell’iniziativa, c’è l’Anpi. La lotta alla mafia, le istanze contadine si incontrano con l’antifascismo. La memoria si allarga alla più grande epopea di lotta per la libertà che il Paese abbia mai conosciuto: la Resistenza. Due forze che si uniscono per richiamare le coscienze democratiche ad un’attiva responsabilità. L’appello lanciato da Cgil e Anpi parla chiaro: «Il segno, il simbolo di un impegno comune: la memoria diffusa del sacrificio più alto, la libertà, il lavoro, la dignità. E il loro domani. Per un’Italia migliore. Delle radici: Resistenza, Costituzione, Democrazia». Un impegno improcrastinabile, visti i tempi. A raccogliere e condividere questo dettato di militanza civile molte personalità del mondo della politica, della cultura dello spettacolo. Giorgio Bocca, Andrea Camilleri, Bice Biagi, Margherita Hack, Stefano Benni, Massimo Ranieri, Riccardo Nencini, per citarne alcuni.
Il prof. Giuseppe Carlo Marino, ordinario di storia contemporanea all’Università di Palermo coglie la portata storica dell’evento e aggiunge preziose prospettive: «Sono convinto che l’Anpi, tramite l’importante iniziativa (il cui valore risalta ancor più nell’approssimarsi del centocinquantesimo anniversario dell’Unità d’Italia), stia offrendo un contributo destinato ad approfondirsi, oltre che per la difesa di una democrazia oggi largamente umiliata e certamente in pericolo, anche per una moderna rifondazione della Sinistra. Oggi, mi sembra, in un mondo nel quale la globalizzazione si manifesta soprattutto nelle forme della “globalmafia”, le iniziative e le lotte di progresso – senza le quali la stessa idea di Sinistra perderebbe ogni senso e valore – si identificano decisamente con l’antimafia di massa».
Silvia Salemi, giovane e affermata cantante siciliana, ha regalato invece un piccolo, tenero augurio di enorme futuro: «La mia adesione è profonda, piena e totale. Il mio augurio è che ogni giorno si possano trovare nuove energie per ridare alla collettività e al Paese la capacità di portare nel futuro il suono bello, eternamente bello della parola democrazia e i suoi effetti armonici».
Ecco, un popolo in marcia per far scorrere nel Paese “effetti armonici di democrazia” è quello che vorremmo e dovremmo essere tutti. E Portella, forse, avrà giustizia”.
Patria indipendente n.3/4 anno 2010
Ed ecco il video “Il dovere della memoria, il futuro dei diritti” per la regia di Ottavio Terranova. Buona visione.
Pubblicato sabato 29 Aprile 2023
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/video/quando-portella-della-ginestra-sposo-lantifascismo/