La partigiana Mirella Alloisio

Eccole le donne dell’Anpi, l’altra metà del cielo o, come ha detto Gianfranco Pagliarulo nella relazione al 17° Congresso, “l’altra metà della terra”. Donne che portano dentro l’associazione dei partigiani specificità, bisogni, entusiasmo e determinazione unici. Guardandomi attorno vedo generazioni diverse che snodano il filo robusto dell’antifascismo per declinarlo nel presente.

17° Congresso Anpi, Gianfranco Pagliarulo

Lo ribadisce bene la partigiana Mirella Alloisio, classe 1926, che “in un momento come questo vedere così tanti giovani e meno giovani che hanno protestato contro la guerra, mi fa sentire più tranquilla nel senso che c’è chi continua la lotta che abbiamo fatto noi”.

Al 17° Congresso nazionale Anpi

Le fermo quasi a caso per capirne di più, hanno in comune il brillare degli occhi e un portamento altero, empatico però. So che l’Anpi può contare sul Coordinamento donne, avviato dalle partigiane e guidato negli ultimi sei anni da Vania Bagni prima e poi negli ultimi dodici mesi, fino al congresso, da Tamara Ferretti.

Vania Bagni e Tamara Ferretti (foto V. Giunta e Carlo Bordoni)

Me lo conferma proprio Ferretti, parlandone con orgoglio: “Una bellissima squadra. Siamo riuscite in pochissimo tempo, vista la situazione pandemica, a fare cose importanti, iniziative tutte di gran pregio e valore che hanno avvicinato molte persone, al di là del genere, all’associazione”. A documentare la quantità sempre unita alla qualità delle iniziative è la fitta relazione distribuita nelle cartelline congressuali. “Non è neppure esaustiva” sorride Ferretti.

Il cofanetto delle 21 Madri costituenti realizzato dal Coordinamento donne Anpi

Una delle tante dunque è il cofanetto dedicato alle Madri costituenti, con le biografie delle 21 donne elette all’Assemblea, donato a chi ha partecipato alla quattro giorni di Riccione. “È piaciuto molto, la parte di esemplari in vendita è andata a ruba”. Il cofanetto sarà a breve a disposizione dei comitati provinciali dell’associazione, affinché possano a loro volta farlo avere alle sezioni per iniziative da realizzare nelle scuole dei territori. “È frutto di lavoro sinergico, una caratteristica del Coordinamento donne, avendo coinvolto numerose realtà Anpi d’Italia. Le donne inoltre hanno dato un grande contributo al dibattito congressuale anche sui temi dei giovani e dello stato sociale – sottolinea Tamara Ferretti, che è presidente della sezione di Ancona”.

Michela Cella (foto di Valentina Giunta)

E non è un caso che ad aprire i lavori al Palacongressi di Riccione sia stata una donna. Si chiama Michela Cella, 46 anni, presidente del comitato provinciale di Novara, che alla domanda sul suo impegno nell’Anpi risponde: “nasce da qui”. E mostra il medaglione che porta al collo con la foto del nonno: Vincenzo Grimaldi, il Comandante “Bellini” a capo in Piemonte della 181° brigata Garibaldi. Se n’è andato nel 2016. “Ho avuto la fortuna di averlo accanto per buona parte della mia vita, instancabile narratore delle storie della Resistenza. Era un uomo incredibile, perfino carismatico, che fino a pochi mesi prima di morire andava nelle scuole a parlare con i giovani e non ha mai smesso di fare testimonianza. Io sono cresciuta così”.

La locandina del video realizzato dal Coordinamento donne Anpi dedicato a Carla Nespolo, la presidente nazionale Anpi scomparsa nel 2020, a Marisa Ombra, Lidia Menapace e a tutte le partigiane

Per Michela l’associazione dei partigiani è sempre stata casa, ancor prima della possibilità di tesserarsi. Rappresenta l’Anpi di Novara dal 2019 e da subito ha cercato di fare rete col territorio, organizzando iniziative sempre più grandi e importanti con le scuole. Se le chiedi cosa si aspetta dal Congresso ti risponde “di continuare a imparare. Dopo tanto tempo c’è la possibilità di incontrarsi, incrociare gli sguardi, parlare finalmente di persona e sentire quanto bisogno c’è di stare insieme. È un momento di festa e di crescita”. Michela fa parte del Coordinamento donne, “mi aveva invitata a partecipare Carla Nespolo” ricorda.

Rosella Stucchi e Carla Argenton, figlie di Giovanni Battista Stucchi e di Mario Argenton, comandanti del CVL

Morena Terraschi è di Roma, precisamente dell’Anpi di Montespaccato, sezione attivissima e con una forte presenza femminile. Per dire, il 3 aprile nei locali del centro anziani del quartiere è stata organizzata la proiezione del documentario Senza rossetto (e già, perché presentarsi alle urne senza rossetto per scongiurare il rischio di macchiare la scheda elettorale era una raccomandazione rivolta alle “ragazze del ’46”).

Più generazioni di donne Anpi al Congresso nazionale (foto Valentina Giunta)

La scelta dell’Anpi per Morena “è stata naturale. I miei genitori hanno conosciuto la guerra e il fascismo e mi hanno trasmesso quelle storie di sopraffazione e dolore. Dall’Anpi cosa mi aspetto? Quello che fa, ovvero la costanza nel difendere i valori della Resistenza, innervandoli nel presente”. E rivendica il ruolo delle donne nell’associazione e nella società: “Sono state un pezzo fondamentale della Resistenza, lo hanno dimostrato durante gli anni bui del fascismo e dopo, nelle istituzioni democratiche, cosa vuol dire essere donne e antifasciste”. Dice Morena che “è una sfida da far tremare le vene ai polsi quella di raccogliere e portare nel futuro l’eredità dei partigiani. È la difesa della Costituzione qui e ora va esattamente nella direzione della grande apertura alle nuove generazioni”. Quanto alla varietà di posizioni sul tema della guerra, “che ha fatto tanto scandalo” non ha dubbi: “La diversità è una ricchezza e la varietà di posizioni si poggia su una solida condivisione dei valori fondamentali”.

A sinistra nella foto: Claudia Claudia Cammarata

Claudia Cammarata ha 31 anni, arriva da San Cataldo in provincia di Caltanissetta, dove è la presidente della sezione cittadina “Gino Cortese”. Le sue parole hanno scaldato il cuore dei delegati: “Se qualcuno sta cercando gli amici di Putin deve bussare alle porte della destra. Non qui. Non siamo stati noi a stendere i tappeti rossi sotto i piedi di Putin. Non è amico dei comunisti, è amico dei fascisti”. E giù applausi. È una tosta, Claudia.

DelegatA…

La prima cosa che ha fatto quando al Palacongressi le hanno consegnato il badge è stata chiedere un pennarello. Ha cancellato la o di delegato e ha scritto sopra una bella a. “E come me tante altre compagne. Perché bisogna imparare a usare un linguaggio attento alle differenze di genere. Sono convinta che l’Anpi debba promuovere in tutti i modi la rappresentanza di genere nei direttivi, nei comitati, come nelle delegazioni e credo che l’impegno antifascista sia strettamente collegato a quello per i diritti delle donne, per i diritti civili, e per quelli dei lavoratori”. La Resistenza, dice, “è un momento fondamentale per la storia delle donne e le loro battaglie. È con la Resistenza che hanno imparato per la prima volta a vivere in libertà”.

Donne dal palco e in presidenza al congresso Anpi: da sinistra, Ardemia Oriani, Anna Cocchi, Mari Franceschini, Albertina Soliani

Claudia ha scelto l’Anpi una decina di anni fa: “Ho iniziato a interessarmi alle questioni politiche e sociali con l’associazionismo, poi ho incontrato l’Anpi e mi sono appassionata al binomio Resistenza e Sud. Perché di partigiani ve ne sono stati tanti anche tra noi siciliani, un nome per tutti: Placido Rizzotto, che dopo l’8 settembre si unì alle Brigate Garibaldi e che al termine della guerra rientrato a Corleone iniziò la sua attività politica e sindacale. Un impegno straordinario, stroncato dalla mafia nel ’48”. Questione sociale e antifascismo, sostiene la delegata Anpi, “sono strettamente collegate. La questione sociale non si è mai risolta, è sempre e drammaticamente aperta. L’impegno antifascista non è un relegarsi dentro una celebrazione, dentro una teca di cristallo che ogni tanto si rispolvera: è una questione sempre aperta, un impegno costante per la società in cui si vive, per la memoria, per i lavoratori e le lavoratrici, per le donne”.

Pina Palella (foto di Carlo Bordoni)

Sempre dalla Sicilia, questa volta da Catania, viene Pina Palella, presidente provinciale da pochi mesi. 57 anni, insegna in un liceo classico e mette l’accento sul “nesso fortissimo tra scuola e Anpi, perché la scuola è il luogo dove noi dobbiamo fare memoria attiva, una memoria in cui i ragazzi, gli studenti, diventino protagonisti e quindi li dobbiamo rendere partecipi prima di tutto con la corretta e giusta informazione contro le menzogne revisioniste che come un veleno circolano nella società. Nella mia scuola in occasione del Giorno del ricordo uno (pseudo) uomo di cultura è venuto a concionare, raccontando ai ragazzi cose non vere, infarcite da un feroce anticomunismo. E per fortuna che eravamo presenti! Il ministero avrà pure un protocollo e non si può lasciare che certi personaggi entrino nelle scuole!”.

In cartella Anpi

L’Anpi Catania e l’Anpi della sezione di Acireale hanno iniziato una ricerca sugli Imi, gli internati militari italiani che rifiutarono la repubblica di Salò di cui non si sapeva niente. “Siamo stati aiutati nella ricerca dai nipoti degli Imi, che sono venuti con noi a fare memoria attiva” – dice la presidente catanese –. Antifascismo, memoria e Costituzione, “tenendoci legati a questi tre elementi, lievito di azione civile, noi siamo credibili” spiega Palella. E mette in guardia sul declino dell’istruzione pubblica: “Gli articoli 33 e 34 della Costituzione, il diritto allo studio, il diritto alla ricerca, rimangono spesso lettera morta. Abbiamo menti straordinarie costrette ad abbandonare gli studi”. E poi l’università di Catania che è stata al centro di inchieste per concorsi truccati. “Un clima mefitico, dove pesano ancora le baronie e i clientelismi”.

Il 40% delle delegate al congresso Anpi è donna

Dalla Sicilia al Friuli Venezia Giulia. Milena Cossar è la presidente della sezione Anpi di Aquileia che, dice, “ha un elevato numero di donne iscritte. All’interno del direttivo sono molto presenti e con una grande voglia di dare una mano. Molte sono figlie di partigiane e provengono da famiglie antifasciste. E tutte – aggiunge – sono contro la guerra”. E spiega che ha sentito “nel dibattito politico un’estremizzazione delle posizioni, scarsa disponibilità al confronto. Quando sono stata delegata dal congresso di Udine ho pensato che fosse l’occasione giusta per discutere a un livello diverso”. Pur essendo non più giovanissima l’ha colpita molto la relazione di Pagliarulo e il suo ragionamento sulle giovani generazioni, “perché credo che una associazione come la nostra viva il problema di come farsi carico di quello che abbiamo ereditato e come riuscire a trasmetterlo ai più giovani. Ne va del futuro stesso della nostra democrazia”.

Sara Cucciolito, vicepresidente Anpi di Napoli

Sara Cucciolito, vicepresidente Anpi di Napoli, ha 36 anni: “Noi e la memoria – racconta – ci prendiamo cura a vicenda. Noi ci prendiamo cura nel sostenere la memoria e la memoria si occupa di noi. Mi sento addosso il compito di tramandare alle giovani generazioni che non avranno la fortuna di conoscere i partigiani combattenti cosa ha significato il loro sacrificio per la democrazia italiana”. Come Anpi, racconta, stanno lavorando molto anche sugli effetti della crisi pandemica, tra tutti l’aumento della violenza tra le mura domestiche: “Le donne hanno vissuto le ripercussioni del distanziamento sociale, lo stare chiuse in casa in modo particolare. A Napoli abbiamo assistito alla riapertura dei centri antiviolenza ed è purtroppo una situazione tragica quella che ci consegnano i dati”.

La delegazione Anpi Monza Brianza al 17° Congresso quasi al completo. Infatti dei 6 rappresentanti del provinciale all’assise nazionale ben 5 erano donne. Prima da destra, Valentina Tagliabue (foto di Valentina Giunta)

Valentina Tagliabue,  presidente della sezione Anpi di Cesano Maderno, provincia Monza Brianza, quando le chiediamo quali siano le aspettative di una giovane donna nell’associazione risponde: “Le medesime di un uomo adulto. Perché, vedi, qui abbiamo storie e percorsi diversi, anche sensibilità diverse, ma tutti abbiamo gli stessi obiettivi e gli stessi valori e ideali”. Sensazioni analoghe quelle descritte da Antonella Bonanni, di Ancona. Per lei è il primo congresso Anpi. Si è iscritta perché a un certo punto ha sentito l’urgenza “di impegnarsi in prima persona a tenere alta la bandiera dell’antifascismo. Partecipare alle riunioni – dice – è un balsamo per lenire alcune brutture del presente: un balsamo collettivo, perché se si parla all’unisono, sostenendo le stesse idee, la voce è più forte”.

La memoria della Brigata Maiella nel fazoletto di una delle delegate Anpi

E c’è tanta fierezza nelle parole di Cecilia Di Paolo, dell’Anpi di Chieti che ricorda che l’Abruzzo è la terra della brigata Maiella, “Medaglia d’Oro al Valor Militare alla bandiera. Una brigata nata da un moto di popolo. Arrivò a contrare fino a 1500 combattenti e a livello operativo andò ben oltre l’Abruzzo. I maiellini furono i primi a entrare a Bologna e arrivarono fino ad Asiago. Questo per dire che la Resistenza del sud e centro Italia è una epopea da riscoprire”. Poi aggiunge che “nel comitato provinciale su 8 sezioni 5 sono presiedute da donne. E non è questione o meno di quote rosa, questo dibattito lo lasciamo ad altri, ma è il frutto della nostra volontà e determinazione. Se le parole delle donne avessero più peso in Italia e nel mondo non ci sarebbero guerre”.

Marta Dabove, di Savona, ha 24 anni. Quello di Riccione è il primo congresso nazionale Anpi a cui partecipa

Marta Dabove ha 24 anni e il mare della Liguria nel cuore. Arriva da Savona ed è il suo primo congresso. “A differenza dei partiti l’Anpi è vicina ai giovani perché non serve identificarsi in una specifica corrente. Ha dei principi e dei valori forti che abbracciano tutti gli antifascisti e i giovani come me trovano nell’Anpi una accoglienza che altrove non c’è, uno spazio in cui far sentire la loro voce e mettere in campo le loro idee”.

Marisa Ferro, ben 75 anni in Anpi, è stata la persona che più ha operato nell’associazione al fianco di Arrigo Bolbrini, il Comandante Bulow, poi componente del Comitato e della Segreteria nazionali del sodalizio partigiano. Accanto la diciottenne Bianca Piergentili

Chiudiamo con la più giovane delegata, Bianca Piergentili, che dal palco del Palacongressi ha strappato applausi a non finire. 18 anni, di Viterbo, anche nella parole di Bianca torna la “dimensione domestica” per descrivere come vive la sua militanza nell’Anpi. “È la casa di tutti e maggiormente in questo periodo è la casa dei giovani. Una casa accogliente che deve coinvolgere e ricordare a tutti quello che vuole dire democrazia, quello che vuol dire Costituzione e antifascismo. L’Anpi ci dice da dove veniamo e dove dobbiamo andare. Verso una società più libera e più giusta”. Bianca parla del contesto di Viterbo, “dove tutto è complicato”, dove nella scuola “è ancora tanto difficile parlare di Resistenza”.

Donne Anpi arrivate a Riccione da ogni regione italiana e anche dall’estero. L’abbraccio nel segno del comune impegno e anche di grande affetto fra Emanuela Manco, presidente della sezione Anpi Monza, e di spalle Paola Vallata, delegata di Parigi (foto V. Giunta)

Dove, quando a dicembre hanno occupato il liceo della città “per riprendersi quegli spazi tolti da troppo tempo per la pandemia” hanno dovuto affrontare un assalto squadrista. “Quella notte in una scuola di Viterbo abbiamo resistito e respinto i fascisti” dice con orgoglio. E mette in guardia contro il “fascismo dilagante”, contro chi alza le spalle e si gira dall’altra parte, chi vuole far passare un assalto squadrista per una “ragazzata”.

Le giovani donne dell’organizzazione del congresso Anpi. Da sinistra: Adriana, Letizia, Gabriella, Claudia, Silvia (a destra V. Giunta)

Da Nord a Sud, i problemi restano gli stessi, così come la rabbia e l’indignazione di chi vive queste vicende o ascolta questi episodi. Perché quella stessa scuola, dove fa fatica a penetrare la storia della Liberazione è la stessa che manda i suoi ragazzi a morire mentre fanno l’alternanza scuola-lavoro. “Viviamo, in quanto giovani, studenti, in un periodo di crisi latente. Una crisi causata dal cambiamento climatico, dalla pandemia, dalla guerra. Una crisi, perché non è normale che si muoia a 18 anni in pcto (percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento ndr), non è normale che si sia costretti a lasciare il Paese per lavorare, non è normale sentirsi in pericolo per il riscaldamento globale. I giovani non devono essere un argomento di discussione, non si deve unicamente pensare a loro: si deve lavorare con i giovani”.