Siamo tutti consapevoli di quanto sia importante e utile far conoscere una seria divulgazione storica attraverso la memorialistica, intesa come fonte primaria, cioè “voce che giunge dal passato” e merita attenzione e rispetto. In questo momento storico, nella riflessione sul ruolo della memoria collettiva un posto di riguardo spetta alle Associazioni antifasciste e resistenziali che, con dibattiti e iniziative di condivisione pubblica, stimolano la conoscenza e l’approfondimento in tema di antifascismo, pace, libertà e Costituzione. È necessario ricordare a tutti (soprattutto ai giovani) le esperienze vissute attraverso momenti di sofferenza, scoprire quel passato e saperlo spiegare per far crescere, migliorare e fortificare le nostre coscienze. A tale riguardo è importante la testimonianza dei reduci che hanno vissuto oltre alle durezze e privazioni della Guerra anche l’orrore dei campi di sterminio. In questa luce va valutata l’esistenza intera di Modesto Melis (Gairo 11 aprile 1920-Carbonia 10 gennaio 2017), “politico” internato a Mauthausen, che ha raccontato in numerosi convegni e incontri nelle scuole, l’orrore dei campi di concentramento.
Facciamo un passo indietro. Modesto Melis, per aiutare economicamente la sua povera famiglia, lavorava come muratore. Alcuni anni dopo, lasciata la Sardegna, approdava nel Lazio, a Tarquinia, arruolato nel 3° Battaglione Paracaduti della Folgore. Da militare, Melis partecipò a molte spedizioni all’estero: Jugoslavia, Grecia e Francia. Dopo l’8 settembre, fu uno dei moltissimi “sbandati” dell’esercito italiano privo di ordine e di direttive.
Melis raggiunta Firenze, dopo una serie di peripezie, viene arrestato dai fascisti. Infatti i delatori, pur di ottenere un premio in denaro, denunciavano ai tedeschi oltre ai partigiani anche i semplici cittadini e i militari che non avevano risposto al Bando Graziani, rifutandosi di combattere nella Rsi. Da questo momento iniziano le peripezie del giovane sardo. Modesto Melis da Firenze è trasferito nel campo di concentramento di Fossoli, dopo una decina di giorni è destinato al famigerato lager di Mauthausen. Iniziava così la lunga agonia del “prigioniero sardo”, marchiato con il numero di matricola 82241. Indicibili erano le sofferenze fisiche e morali patite dai detenuti del campo. In quel frangente Melis riuscì ad ottenere un lavoro, che consisteva nell’assemblaggio di aerei militari. Racconta Melis: “Tutti eravamo pieni di piaghe. Per cercare sollievo ungevamo le ferite con il grasso di colore giallo, che utilizzavano i meccanici per lubrificare i pezzi dei motori”. (Storie e Memorie, Le scuole in Rete, Nuoro). A Mauthausen convivevano ebrei, zingari, politici e Testimoni di Geova. Tutti in attesa dei forni crematori. Modesto, in questo campo di lavoro e di sterminio trascorse due anni classificato come “prigioniero politico”.
Alla liberazione del lager, nel maggio ’45 Melis rientra in Italia ricevendo da un’associazione che si occupava dell’accoglienza dei reduci la somma di mille lire come primo sostentamento. Poi, rientrato in Sardegna, stabiliva la sua residenza a Carbonia (Sulcis-Iglesiente) trovando occupazione come minatore. Dopo alcuni anni, riesce a inserirsi nel mondo scolastico, in qualità di bidello nella scuola media “Giovanni Pascoli”, a Carbonia. Nel 1970, lo Stato italiano conferì un’indennità agli internati nei campi di sterminio: Modesto riceve la somma di 613mila lire. In seguito, grazie alla Legge del 18/11/1980 nr. 791 ottiene un assegno vitalizio perché deportato politico. Più tardi, quando la Germania, nel luglio del 2000, istituì la Fondazione “Memoria, Responsabilità e Futuro”, che risarciva “gli schiavi di Hitler”, ai deportati nei lager o ridotti in condizione di schiavitù, Melis ottenne 15mila euro.
Nel frattempo, l’ex prigioniero politico sardo si impegna per la memoria. Diviene i Presidente della sezione di Carbonia dell’Anmig (Associazione nazionale mutilati e invalidi di guerra). Melis ha voluto raccontare le sue peripezie al giornalista Giuseppe Mura, che ha scritto il libro “L’animo degli offesi – Storia di Modesto Melis da Carbonia a Mauthausen e ritorno” (Cirronis Editore, Carbonia). Ecco un passo del libro: “Come è stato possibile che proprio io, tra le migliaia di altri i cui corpi sono stati combusti nei forni e le ceneri sparse sul terreno a concimare i campi, sia sopravvissuto? È una domanda che ancora, dopo che da decenni sono scomparsi gli incubi che tormentavano le mie notti, mi travaglia e, di soppiatto, si insinuava spesso tra i miei pensieri”. Modesto Melis è sempre stato un uomo attivo e collaborativo, tanto che nell’aprile 2015 ha voluto festeggiare il suo 95° compleanno lanciandosi con il paracadute (sua antica passione) nel centro di volo di Serdiana, in provincia di Cagliari. Melis moriva l’11 gennaio 2017 a Carbonia, all’età di 97 anni. La vita di Modesto Melis è stata una lezione di civiltà, ma soprattutto un pressante monito a non abbassare la guardia di fronte ai soprusi e alle violenze. I giovani (ma non solo loro) devono essere vigili sentinelle per evitare che si ripetano gli errori del passato.
Maurizio Orrù, giornalista, Segretario regionale ANPPIA Sardegna
Pubblicato giovedì 21 Dicembre 2017
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