Ad Antonio Garau, per tutti Nino, piaceva volare. E fu così che a 17 anni si iscrisse all’Accademia aeronautica di Caserta. Lo colse lì, ventenne, l’8 settembre ’43. Fino ad allora non si era interessato di politica, ma non ebbe alcun dubbio nella scelta fra aderire alla Repubblica fantoccio di Salò o “combattere per la libertà e la democrazia” come ha lui stesso scritto pochi anni fa. Era il titolo del libro autobiografico di cui fece avere alcune copie ad alcuni di noi dirigenti Anpi, in cambio dell’impegno a non pubblicarlo prima della sua scomparsa.
Garau lasciò Caserta e raggiunse il modenese dove vivevano dei suoi parenti ed entrò nella Resistenza col nome di battaglia “Geppe”. Studi ed esercitazioni in Accademia gli avevano fornito conoscenze sulle armi e sulle strategie militari che, assieme alle doti umane e comunicative, lo portarono a diventare, a 21 anni, comandante della brigata “Aldo Casalgrandi”: la formazione riuscì a liberare la cittadina di Spilamberto, nella quale prevalentemente operava, un giorno prima dell’arrivo degli Alleati.
Fu un’esperienza dura per Geppe: catturato dai tedeschi e imprigionato a Verona, venne sottoposto ripetutamente a torture per fargli confessare i nomi dei suoi compagni, ma non parlò. Riuscì invece a fuggire dal carcere grazie alla Resistenza veronese e rientrò nella sua brigata partecipando alla Liberazione, oltre che di Spilamberto, di altri centri tra i quali Modena.
Rientrato a Cagliari nel dopoguerra, subì anche l’onta di un arresto: venne accusato di aver partecipato all’omicidio post-liberazione di un esponente del regime fascista. Poté dimostrare la sua completa estraneità (era avvenuto a Modena mentre lui si trovava a Cagliari), e fu così scarcerato dopo 20 giorni. La vicenda però lo addolorò profondamente e fino agli ultimi anni di vita, in privato, lamentava l’ingiustizia di chi, colluso col regime fascista e rimasto al suo posto dopo la caduta del regime, poteva permettersi di inquisire, senza alcun fondato motivo, chi aveva avuto il “torto” d’aver lottato per la liberazione dell’Italia.
Era un tipo tenace, Garau. Completati gli studi e laureatosi in giurisprudenza, entrò nell’amministrazione pubblica fino a diventare segretario generale del Consiglio regionale della Sardegna e membro effettivo del Consiglio superiore della pubblica amministrazione.
Per le attività a Cagliari, Geppe è stato un prezioso testimone con la sua partecipazione a numerose iniziative nell’ambito del progetto “Storia e Memoria” che l’associazione porta avanti dal 2012 con partigiani, giuristi e storici nelle scuole medie superiori.
In occasione del 70° anniversario del 25 aprile ha ricevuto dalle mani del prefetto di Cagliari la Medaglia della Liberazione. Ha sempre mantenuto un rapporto privilegiato con il Comune di Spilamberto che anni fa ha deliberato di consegnargli le chiavi della città nominandolo cittadino onorario.
Nell’ottobre del 2016 ha ricevuto l’invito dalla facoltà di Scienze politiche dell’Università di Cagliari ad inaugurare l’anno accademico 2016-17 e l’ha fatto con una lectio magistralis sulla Resistenza e sulla sua vicenda partigiana, svolta tutta a braccio per 90 minuti e applaudita a lungo da studenti, docenti e dal numeroso pubblico.
Il 23 maggio 2019, già in condizioni di salute precaria, non volle tuttavia mancare all’incontro con Carlo Smuraglia, venuto in città per presentare il suo ultimo libro sulla Costituzione.
La sua vicenda partigiana è descritta nel film-intervista “Geppe e gli altri – Storia di vita di un Comandante partigiano sardo”, prodotto dall’Issra e realizzato nel 2012 da Francesco Bachis, Giuseppe Caboni, Walter Falgio, Francesco Capuzzi e Laura Stochino e nell’intervista realizzata nell’ottobre scorso per l’archivio “Noi partigiani”, curato da Gad Lerner e Laura Gnocchi in collaborazione con l’Anpi.
Il film-intervista è stato presentato al Senato il 18 novembre 2019.
Se n’è andato serenamente, in punta di piedi, circondato dall’affetto dei suoi cari. Ed è stato un grande lutto per tutta l’Associazione dei partigiani.
Al funerale erano presenti, con i gonfaloni del loro Comune, il sindaco e il vicesindaco di Spilamberto, Umberto Costantini, e il vicesindaco di Cagliari, Giorgio Angius. Alla fine della cerimonia religiosa il coro dell’Anpi ha cantato “Bella ciao”.
Con Nino Garau se n’è andato anche un modo di essere partigiano, espresso al meglio nel libro autobiografico “Diario di un giovane sardo che decise di combattere per la libertà e la democrazia”.
Antonello Murgia, presidente Comitato provinciale Anpi Cagliari
Pubblicato giovedì 16 Luglio 2020
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