L’esortazione di Giordano Bruschi, il partigiano genovese “Giotto”, che a settembre compirà 96 anni e che ricorda le chiacchierate e le lezioni con Giacomo Buranello, il capo dei Gap nel capoluogo ligure, ucciso il 3 marzo del 1944 venti giorni prima di compiere 23 anni, è quella di fare del pensiero di Buranello “il tesoro della città e dell’università” e lo dice, nella grande aula della Scuola Politecnica dell’Università di Genova, alzando il libretto con il diario dell’amico e compagno ucciso, che lui stesso ha spinto per ristampare e diffondere: perché, insiste Giotto, l’unica arma da usare sia, sempre, il libro.
E Buranello, al quale il rettore Federico Delfino conferisce finalmente la laurea alla memoria in Ingegneria – la prima volta in assoluto per l’Università genovese –, i libri li amava, e molto: non a caso, racconta ancora Bruschi, il 17 luglio 1939 sarebbe stato indicato come il miglior studente genovese alla maturità. E quella fu, aggiunge ancora, la sua prima battaglia vinta, contro un sistema scolastico nel quale il predominio della borghesia vicina al fascismo era totale: lui che dalla casa di Sampierdarena, allora territorio di grande tradizione operaia e antifascista, spesso arrivava a piedi , se non aveva i soldi per il tram, al liceo scientifico Giandomenico Cassini, nel centro di Genova. E vedeva arrivare il suo compagno di banco, figlio di un armatore, scendere dall’auto con l’autista in divisa gallonata che gli apriva la porta.
E non a caso “studiare, studiare, studiare” è l’ammonimento che Buranello lascia a quei ragazzi più giovani di lui che, nell’autunno del 1941, quando è già iscritto alla facoltà di Ingegneria, ha incontrato in biblioteca a Sampierdarena e che ha aiutato a imparare a pensare con la propria testa contro la propaganda di regime, insegnando loro anche a leggere la cronaca e la storia nelle carte geografiche e nei bollettini dei nazisti che rivendicavano vittorie in terra russa sì, ma sempre più lontani da Mosca.
La laurea alla memoria a Buranello, che riuscì a dare gli esami del primo anno e solo parte di quelli del secondo dopo l’arruolamento militare e, ancora, l’arresto come antifascista nella stessa caserma Caperana di Chiavari dove prestava servizio anche Aldo Gastaldi, il futuro “Bisagno”, la fuga dopo l’8 settembre e infine la Resistenza, ha una storia lunga. Era stata già decisa nel 1954, con l’accordo dell’intero Senato accademico dopo la proposta avanzata da un gruppo di studenti e docenti ex partigiani: ma poi tutto si fermò.
E per poter tornare a parlarne bisogna attendere i primi mesi di quest’anno, quando a sollecitarne il conferimento sono la raccolta firme di un gruppo di docenti della Scuola Politecnica e la Fondazione Logos. In breve, la decisione non solo di firmare l’attestato di laurea, ma anche di conferirla il 27 marzo, il giorno in cui si sarebbe celebrato il centenario della nascita. Il Covid e i suoi divieti, alla fine, hanno fatto slittare la cerimonia fino al 17 giugno: in presenza, nonostante tutto. Ovviamente nell’aula Buranello della Scuola Politecnica ad Albaro, intitolatagli dal 1974, su iniziativa dell’allora comitato di lotta di Ingegneria.
E, come ha ben sottolineato il rettore Delfino, lo studente Buranello non avrebbe avuto bisogno di esporre il risultato dei suoi studi in una lectio magistralis: perché quella lezione, con il suo esempio, “l’ha esposta alla comunità tutta: la tensione dell’uomo verso l’ideale della libertà”.
Sulla pergamena si legge, sotto il nome di Buranello, la scritta “Partigiano caduto nella Resistenza, Medaglia d’Oro al Valor Militare (nato il 27 marzo 1921)”.
Come sarebbero stati orgogliosi, i suoi genitori, già contadini originari di Meolo, terraferma veneziana, arrivati a Genova per un lavoro più sicuro – il padre era un operaio dell’Ansaldo – e un futuro per quel ragazzo studioso.
Massimo Bisca, presidente provinciale Anpi, sceglie di ricordare la madre di Giacomo, Domenica Bondi, “piccola , dai capelli bianchissimi e gli occhi sereni” quando ancora più di trent’anni dopo la morte del figlio segnalava come ad unirli fossero stati non solo l’affetto, “ma anche l’intesa sulle scelte che ha fatto, mettendo in conto anche le mie sofferenze”.
È già deciso che l’ingegner Buranello sarà ricordato e festeggiato nei prossimi mesi proprio nel suo paese natale, di concerto con l’Anpi di Venezia. E ci sono gli applausi, tanti, per lo studente capo dei Gap genovesi morto venti giorni prima di compiere 23 anni, torturato e fucilato; talmente abile e pericoloso per i nazifascisti, che avevano messo su di lui una taglia di un milione di lire. Ma nessuno lo tradì, mai, e fu solo la sua scelta di tornare a combattere a Genova a metterlo sulla strada della fine. Ma senza esitare, mai.
Pubblicato venerdì 18 Giugno 2021
Stampato il 03/12/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/profili-partigiani/genova-il-partigiano-buranello-ora-e-ingegnere/