27 settembre, una pessima giornata.
Nel giro di ventiquattr’ore ci hanno lasciato Pietro Ingrao, Lucia Ottobrini, Lea Bendandi. Ingrao: una personalità che ha lasciato il segno nella storia d’Italia. Certo, vite e storie diverse. Ma tutti e tre partigiani. Per questo la loro scomparsa è un nostro lutto. Un lutto di Patria, un lutto dell’ANPI. Ma anche un lutto della Repubblica, di questo Paese per il quale Pietro, Lucia, Lea hanno combattuto negli anni nella Resistenza e hanno continuato a combattere fino a ieri, quando il tempo ce li ha portati via.
Il comunista gentile
Pietro Ingrao, universalmente conosciuto, è stato per milioni di italiani non solo un dirigente politico e istituzionale di primissimo piano, ma anche una speranza di cambiamento. Un comunista gentile che ha per tutta la vita indagato sulla natura della democrazia, che per tutta la vita si è battuto perché davvero quella democrazia per cui i partigiani avevano combattuto si incarnasse nella vita quotidiana di tutti, a cominciare dai lavoratori e dai ceti più diseredati.
La gappista
Medaglia d’argento al valor militare, Lucia Ottobrini entrò, a 18 anni, nella Resistenza romana e fece parte dei Gap centrali. Tra le tante azioni alle quali ha partecipato, quella con Marisa Musu e Carla Capponi dinnanzi alla caserma dell’81° Fanteria di via Giulio Cesare, per ottenere la liberazione dei civili arrestati; quelle per l’approntamento dei campi di lancio per gli aerei alleati; l’attacco ai fascisti in via Tomacelli; l’azione gappista di via Rasella.
La “Sultana”
Lea Bendandi dall’8 settembre 1943 fece parte del movimento partigiano col nome di battaglia di “Sultana”. Diversi i suoi compiti: staffetta politica e militare nella “zona 7” composta da Russi, Fusignano e Bagnacavallo; responsabile del Gruppo di difesa delle donne, poi diventato UDI.
Pubblicato giovedì 1 Ottobre 2015
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