Oltre i grandi e famosi dirigenti e combattenti come Girolamo Li Causi e Pompeo Colajanni, la partecipazione dei giovani del Sud alla Resistenza è un aggregato di microstorie di eroismo semplice e di fratellanza spontanea ancora non del tutto riportate alla luce della memoria. È il caso di Giovanni Ortoleva che, nato a Isnello, in provincia di Palermo, il 15 aprile di 100 anni fa, diventò il partigiano garibaldino “Jacon”, l’unico meridionale dei venti martiri trucidati il 9 marzo 1945 a Salussola, vicino Biella.
Interrogato dal comandante dei fascisti del battaglione della Montebello, che si dichiarò compaesano e gli propose la salvezza imboscandolo, Jacon davanti a uno spiraglio di luce meditò in solitudine, ma con fermezza rifiutò l’offerta: “Io sto con i miei compagni, non posso salvarmi da solo”. Venne torturato e ucciso con gli altri. La storia straordinaria di Giovanni Ortoleva è giunta sino a noi grazie all’unico compagno sopravvissuto, Sergio Canuto Rosa, “Pittore”.
Ora, nel centenario della nascita di Giovanni Ortoleva, nel decennale del rientro delle sue ceneri nel paese natio e in occasione della presentazione del libro di Antonio Ortoleva a lui dedicato, lo scorso 12 settembre si è svolta una manifestazione in collaborazione tra l’Anpi Sicilia, il comitato provinciale dei partigiani del capoluogo di Regione (rappresentato dal me e da Giusy Vacca, cittadina di Isnello), l’Amministrazione madonita e Navarra Editore. Un evento che ha accompagnato il nascente progetto di gemellaggio tra i due Comuni, tra le Madonie e le Prealpi Biellesi, tra i due lembi estremi del Paese, uniti nel nome della Resistenza.
L’evento ha visto la partecipazione delle istituzioni, rappresentate dal sindaco di Isnello, Marcello Catanzaro, e dal vicesindaco di Salussola, Valter Pozzo, a cui l’Anpi siciliana ha fatto omaggio di una targa.
Il libro di Antonio Ortoleva (forse solo omonimo del partigiano) è un reportage storico sul crinale degli anni Quaranta. Sulle orme di Jacon narra di vicende e di personaggi sia in Sicilia che in Piemonte, rimasti al margine del foglio.
A partire dall’emigrazione oceanica, quando ad annegare erano migranti italiani, ai rapporti tra i boss di Cosa nostra e i comandi anglo-americani, alla storia di Antonio Canepa, il professore guerrigliero ucciso in un misterioso agguato con i suoi studenti a guerra finita, a quell’intreccio di criminali fascisti, intelligence, latifondisti e mafia, che ebbe il compito di disinnescare con la violenza le lotte contadine.
In Piemonte, in particolare nel Biellese, vengono attraversate pagine memorabili, e in parte sconosciute della lotta di Liberazione: dal Patto della montagna che, ancora in tempi di guerra, sancì conquiste sindacali nelle grandi fabbriche tessili con la protezione dei partigiani (e negli anni a venire estesi a livello nazionale), alle figure di comandanti leggendari come Gemisto, Barbato e Nedo, senza perdere le tracce di Jacon che, con la sua scelta semplice ed estrema, parla ancora alle nuove generazioni di un’Italia fondata sui valori supremi della solidarietà umana.
Ottavio Terranova, presidente provinciale Anpi Palermo, coordinatore Sicilia, vicepresidente nazionale Anpi
Pubblicato venerdì 17 Settembre 2021
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