Non capita spesso di avventurarsi per un sentiero che ripercorre la storia drammatica e piena di lacerazioni del secondo conflitto mondiale e trovare non solo un luogo per riflettere ma anche dove viene celebrata la vita, dove le persone si rilassano o praticano sport circondate dalla natura.
A Lubiana, la capitale della Slovenia, il Sentiero della Rimembranza (Pot Spominov) si snoda per 34 km intorno alla città. Segue il tracciato del recinto di filo spinato che circondava completamente il perimetro di questa capitale alle porte dei Balcani durante la Seconda guerra mondiale. Oggi è un anello verde, allora era una gabbia di ferro per i suoi cittadini.
La capitale slovena fu circondata da filo spinato dal 1942 in poi, prima sotto l’occupazione italiana, poi sotto quella tedesca. Il sentiero serviva ad impedire fisicamente ai membri della Resistenza di mantenere i contatti tra la città e il suo hinterland. C’erano circa 1.300 soldati e 400 poliziotti a sorvegliare il recinto e che ai valichi eseguivano i controlli in entrata e uscita. La Jugoslavia rimase fuori dalla Seconda guerra mondiale fino all’aprile del 1941, quando l’esercito tedesco occupò il paese. La Slovenia venne quindi divisa tra la Germania, l’Italia e l’Ungheria. Per opporsi alla spartizione i comunisti sloveni e altri gruppi di sinistra formarono un Fronte di Liberazione (Of, Osvobodilne Fronte) e, per la prima volta dal tempo delle rivolte contadine, la popolazione imbracciò i fucili. Tra tutti i movimenti della resistenza del secondo conflitto mondiale l’Of fu quello meglio organizzato e più efficace perché si alleò con l’esercito panjugoslavo del Kpj (Partito comunista della Jugoslavia) che godeva del sostegno degli Alleati. Il Fronte di Liberazione, dopo l’attacco della Germania all’Unione sovietica, cominciò le sue attività con la resistenza diretta agli occupanti.
Il Partito comunista ottenne un ruolo sempre più rilevante all’interno del Fronte, finché gli altri gruppi gli consegnarono il comando del movimento con la Dichiarazione delle Dolomiti del 28 febbraio del 1943 – come si legge nella mostra documentaria permanente allestita nel Castello di Lubiana, su un’altura della città.
Il Fronte di Liberazione condusse una resistenza di massa, la quale non consisteva solo nella resistenza militare, ma includeva numerosi gruppi di donne e giovani, di stamperie illegali, un eccezionale sistema degli ospedali partigiani e delle reti di corrieri oltre a una forte attività culturale. Così, per indebolire il potente movimento di resistenza della Lubiana occupata – fortificata con 64 bunker e numerosi soldati – gli italiani circondarono la città con un filo spinato lungo 34 km.
Gli attivisti del Fronte di Liberazione intrapresero le prime azioni già all’inizio di giugno del 1941. Nella primavera del 1942 i fascisti italiani intrapresero cinque grandi irruzioni, seguite poi dalle deportazioni di numerosi lubianesi nei campi di concentramento. Ad aprile del 1942 cominciarono a fucilare gli ostaggi. Questo faceva parte della grande offensiva volta a distruggere il movimento di resistenza nella provincia di Lubiana che durò quasi fino alla fine dell’anno. I militari italiani riuscirono a circondare la maggior parte delle truppe partigiane, sistematicamente fucilando gli ostaggi e i partigiani catturati (circa 2.000), bruciando villaggi, saccheggiando e deportando la popolazione civile nei campi di concentramento (circa 20.000 persone). L’offensiva indebolì il movimento di resistenza ma non riuscì a sopprimerlo. Nelle Dolomiti di Polhov Gradec fu costruito infatti un nuovo territorio liberato.
Il Pot Spominov di Lubiana è chiamato anche “sentiero lungo il filo” oppure Anello verde e percorrerlo può essere l’occasione per trascorrere qualche ora di relax in compagnia della storia.
Nella città del poeta France Prešeren e dell’architetto Jože Plečnik certo non mancano parchi e giardini, lunghi viali alberati, e la famosa passeggiata lungo la Ljubljanica, il fiume che attraversa la città, è sempre affollata non solo d’estate. Ma vale anche la pena allontanarsi di poco dal centro città e percorrere almeno un tratto di questo sentiero “partigiano”. Ci sono diversi punti in cui è possibile immettersi, a piedi o in bici, per godere in tranquillità di questa passeggiata. Noi abbiamo scelto di partire dal suggestivo stagno di Koseze (Koseški bajer), un laghetto artificiale creato dopo la chiusura di una vecchia cava d’argilla, che d’estate offre refrigerio dalla calura della città con i suoi salici, durante l’autunno e la primavera è una cartolina di colori splendidi e d’inverno diventa una pista di pattinaggio. Oggi si tratta di un esempio di ambiente naturale paludoso, habitat di alcune specie animali e vegetali rare e in via di estinzione. Nel percorso che si snoda nel quartiere di Koseze durante gli inverni con la neve viene allestita anche una pista per lo sci di fondo. Probabilmente si dirà che un luogo di memoria non va offeso, ma in questo modo con grande rispetto questo sentiero viene vissuto e ricordato ogni giorno. Non è un esercizio sterile perché la memoria va esercitata.
Anche durante la settimana pedoni, scolaresche e ciclisti percorrono il viale alberato che lo costeggia: il sentiero della Rimembranza è ben segnalato da cartelloni con il percorso e sono presenti dei segnali piatti e rotondi posizionati a terra per indicare il tracciato storico del filo. Su alcuni di questi segnali piatti e rotondi ci sono scritti i nomi di partigiani attivi nella Resistenza.
Il percorso commemorativo fu terminato nel 1985. Lungo il tracciato del recinto, dalla Liberazione della città al 1962 furono sistemate 102 pietre commemorative ottagonali, per segnare le posizioni dei bunker degli occupanti. Le pietre sono ad opera dell’architetto Vlasto Kopač. Il Sentiero della Rimembranza di Lubiana oggi è largo 4 metri. Sulle superfici verdi lungo il percorso sono stati piantati 7.400 alberi di 49 specie, si legge sulle informazioni turistiche. Stiamo parlando del più grande monumento antifascista d’Europa, un luogo carico di storia e di memoria soprattutto per noi “italiani brava gente” per capire che cosa sono stati i crimini e gli eccidi fascisti nella provincia di Lubiana sotto il comando italiano. Campi di concentramento, eccidi, violenze, privazioni, azioni di cui si sono macchiati i fascisti italiani, alla stregua dei crimini di cui si sono macchiati i nazisti tedeschi.
Mentre camminiamo incontriamo un ponte in legno che con le assi disegna la forma della stella di David: in Slovenia durante la Seconda guerra mondiale venne sterminato il 90 per cento degli ebrei residenti nel Paese.
Il 9 maggio del 1945 la città fu liberata dai nazifascisti dopo che era stata circondata dal filo spinato per più di mille giorni e ogni anno in questa giornata si organizza la tradizionale Marcia intorno a Lubiana con partecipanti di tutte le età. Il Sentiero della Rimembranza è oggi un anello verde che ricorda ogni giorno quel terribile recinto dei fascisti attorno alla città durante la guerra.
Antonella De Biasi, giornalista professionista freelance. È stata redattrice del settimanale La Rinascita. Ha scritto La Spa nell’orto (Ultra – Castelvecchi 2014) e curato il vademecum Il mio nome è ROM. Tutto ciò che devi sapere per non chiamarli “zingari”, con il contributo del programma “Fundamental Rights and Citizenship” dell’Unione Europea
Pubblicato venerdì 28 Settembre 2018
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