La Linea Gotica fu la più importante barriera difensiva costruita dall’esercito tedesco in Italia: progettata nell’idea di sbarrare l’accesso degli Alleati nel nord della penisola, il suo scopo era quello di sfruttare la natura impervia del territorio occupandovi efficientemente meno truppe possibili. Seguendo la morfologia della displuviale appennica, la Gotenstellung (poi ribattezzata Linea Verde, per evitare ripercussioni propagandistiche) divideva l’Italia in due, da Cinquale a Pesaro, per un totale di circa 320 km di fortificazioni. La realizzazione, iniziata in alcuni settori già nell’inverno 1943, si intensificò man mano che la situazione bellica precipitava: a partire dalla primavera 1944 i tedeschi iniziarono a concentrarsi nella “pulizia” dei territori interessati da forze partigiane, onde evitare disturbi nell’attività dei cantieri. Nel Casentino, questa logica corrispose con le prime stragi indiscriminate di civili, come dimostra la grande operazione del Monte Falterona (12 aprile-19 aprile 1944) effettuata dalla Panzer Division Hermann Göring. Il nome – che risulta tristemente noto – di questa prima grande ondata di violenza indiscriminata, è quello del paese di Vallucciole dove furono sterminati 109 civili innocenti, in prevalenza donne, vecchi e bambini.
È in questo momento che entra in gioco l’importanza strategica dell’appennino tosco-romagnolo e dei suoi passi, che vengono occupati dai cantieri dell’Organizzazione Todt: nel giugno 1944, i lavori raggiungono il massimo culmine, triplicando armamenti e forza di lavoro. Nello stesso periodo, i comuni di Stia, Pratovecchio, Poppi, Bibbiena e Chiusi della Verna divengono parte di un unico settore difensivo che dal Monte Falterona si estende fino al Monte della Verna, toccando Montanino, Camaldoli, il Passo dei Mandrioli e il Monte Fumaiolo. Con il mese di settembre, il fronte supera la vallata, abbandonando le postazioni e lasciando sostanzialmente inutilizzato questo settore della Linea Gotica. Sulle giogaie appenniniche e sui territori a ridosso, oggi in gran parte compresi all’interno del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, rimangono tuttavia visibili decine di opere campali, unitamente alle chiare testimonianze della distruzione operata dalle stragi nazifasciste e dai segni dei bombardamenti operati dai contingenti in campo.
L’Anello della Linea Gotica (Comune di Poppi) nasce per ripercorrere le principali testimonianze di opere campali poste nell’area di Montanino, a pochi chilometri dal famoso Monastero di Camaldoli. Lungo un percorso di circa tre chilometri e mezzo, si incontrano 13 postazioni segnalate, di cui due dislocate fuori percorso nelle immediate vicinanze della strada asfaltata per Lierna. I segni di queste ultime fortificazioni (tappa n° 12 e 13), rivolte a sud verso Bibbiena e verso la vallata di Soci, si riferiscono a tipiche opere semi-permanenti, un tempo ospitanti cannoni di medio calibro puntati sulla viabilità del Passo dei Mandrioli.
Le postazioni invece poste sull’Anello vero e proprio erano adibite a vari utilizzi: troviamo infatti nidi di mitragliatrice (un esempio è visibile nella tappa n.1) e mortaio (tappa n.3), entrambi di forma circolare e rivolti verso la strada che conduce a Camaldoli. Le buche erano collegate, attraverso brevi camminamenti o sentieri, con luoghi adibiti a rifugi di ricovero truppa o deposito di munizioni (tappa n. 2 e 10). Superata la prima parte dell’itinerario, si raggiunge la località La Rota, ove il nostro Anello si immette nel Sentiero dei Tedeschi: questo ricollega Montanino a Prato alle Cogne e ha come origine della propria toponomastica il fatto di essere stato la via di collegamento utilizzata dalle truppe della Wehrmacht per spostarsi tra i due comandi della zona.
Lavorare di fantasia e utilizzare la logica sono elementi fondamentali per chi voglia percorrere questo breve viaggio nella storia: quelle che ora ci appaiono come buche senza significato un tempo erano riempite da strutture quadrangolari in legno in parte o completamente interrate, le cui pareti venivano poi protette attraverso tronchi catramati, pietrame e terra (in quantità diverse a seconda delle esigenze di ricreare il piano di campagna più opportuno). Lo scavo iniziale, realizzato con il tritolo, veniva seguito da una complessa opera di svuotamento, costruzione e mimetizzazione, che era compiuto per intero dagli abitanti arruolati o costretti a collaborare con la famosa Organizzazione Todt: gli ultimi sopravvissuti di quell’esperienza, ancora in parte viventi a Moggiona, sono stati di particolare aiuto nella ricostruzione storica della situazione nel 1944.
La Mostra Permanente della Guerra e Resistenza in Casentino
Agli inizi del settembre 1944, il paese di Moggiona divenne avamposto della Linea Gotica: la popolazione fu costretta a sfollare quasi per intero, mentre poche donne furono costrette a rimanere nelle proprie case per dare supporto alle truppe tedesche. In quei giorni, un tenente e un sergente appartenenti alle truppe di montagne si macchiarono dello stupro di alcune donne del borgo: il 7 settembre, per evitare la scoperta del misfatto da parte dei reparti inglesi, i nazisti sterminarono 19 persone testimoni delle violenze e minarono il paese. In ricordo delle vite innocenti cadute per mano della barbarie nazifascista, il paese di Moggiona ospita oggi la Mostra Permanente della Guerra e Resistenza in Casentino. La struttura, fondata dalla Pro Loco nella persona del Prof. Danilo Tassini, è collegata alla rete dell’Ecomuseo del Casentino. La mostra unisce la pannellistica esplicativa ai reperti rinvenuti sulla Linea Gotica e sul vicino Anello; a questi aspetti si aggiunge una notevole collezione di bandi e manifesti originali d’epoca e il patrimonio video-documentario messo a disposizione del C.R.E.D. dell’Unione dei Comuni del Casentino. Il plesso è anche sede della sezione Casentino dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia: ogni anno, al suo interno vengono tenuti incontri con le scuole circostanti. Le visite superano un migliaio di ospiti ogni anno.
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Pubblicato mercoledì 1 Giugno 2016
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