Domenica 19 giugno, in occasione del 70° anniversario del voto alle donne, l’ANPI sezione Città di Udine in collaborazione con l’Assessorato al Decentramento del Comune di Udine ha organizzato una pedalata – “Da staffette a Costituenti. 1946-2016” – dedicata a Carmen Galdi, già presidente della Commissione Pari opportunità della Città, recentemente scomparsa.
Le storie di propositi, sogni e speranze di staffette, partigiane e madri Costituenti si sono intervallate al vento tra i capelli di una giornata lambita dal sole e al rumore mattutino della città che si risveglia con il fragore delle macchine, con il frullio delle ruote dei ciclisti e con il vociare della gente a passeggio. Protagoniste assolute sono state quelle donne che hanno scelto la via dell’antifascismo, della Resistenza e si sono impegnate nella costruzione della vita democratica attraverso una partecipazione diretta, molte volte silenziosa e troppo spesso sottovalutata. La vastità e la complessità delle singole esperienze biografiche sono riemerse attraverso la recitazione di Natalie Norma Fella e la narrazione musicale della fisarmonica di Paolo Paron, accompagnate da pannelli fotografico-documentari.
Come in un gioco della Settimana Enigmistica in chiave urbana, il percorso ha collegato cinque punti della toponomastica e della memoria delle donne di Udine:
il monumento dedicato alle partigiane friulane a piazzale Cavedalis; via Baldissera dove si trova la casa in cui per molti anni hanno vissuto Fidalma Garosi, la partigiana “Gianna”, e il marito Mario Lizzero, partigiano “Andrea”; largo Pecile da cui si dirama via Cecilia Deganutti; il quartiere Aurora con la via Virginia Tonelli e l’Area Verde intitolata alle Partigiane; la sede dell’Anpi in via Brigata Re. Una successione di luoghi e di nomi esplicitata dalle letture e dalle riflessioni proposte tappa per tappa durante la pedalata.
«Le ragazze come me, in città, per le strade del Friuli o in montagna, che in fondo rischiavano poco, perché morendo non avremmo abbandonato nessuno, se non i nostri vecchi… Donne che la Resistenza ce l’avevano dentro come un impulso morale, per cui quello che si doveva fare andava fatto senza discutere. Gli uomini nei loro libri per decenni neanche le hanno citate. Ci è voluto un sacco di tempo per fargli capire che la Resistenza non sarebbe stata quella che è senza la partecipazione delle donne» raccontava “Gianna” durante un’intervista allo storico Flavio Fabbroni nel 2007. Si tratta della stessa “Gianna” che ha sentito forte la necessità di far erigere anche a Udine un monumento alle partigiane.
Ora, in piazzale Cavedalis la corsa in bicicletta di una staffetta con il suo carico di messaggi e di armi per le formazioni partigiane rimane imperitura, tratteggiata dai colori arcobaleno del mosaico creato da Enrico Durì su progetto di Emilio Savonitto. Un’immagine che nella sua potenza visuale richiama il decalogo della “staffetta perfetta” in cui si rammenta che «saper andare in bicicletta è necessario, ma non sufficiente!». E bene lo sapevano Cecilia Deganutti “Giovanna” (Medaglia d’oro al Valor militare) ammirata da don Giorgio Vale per la sua «opera instancabile per l’assistenza e le cure infermiere ai partigiani feriti», Virginia Tonelli “Luisa” (Medaglia d’oro al Valor militare) che l’amico Ange Onesti nelle sue memorie ricorda per l’«esemplare devozione e attaccamento alla lotta prendendo parte sempre ai compiti e alle missioni più pericolose e faticose, malgrado il suo precario stato di salute», Carla Cosattini che, ricostruendo il momento in cui nell’aprile del 1945 venne inviata a chiedere la resa al comando tedesco stanziato presso piazza Primo Maggio, dove ora c’è il Liceo Classico Stellini, non poteva dimenticare «che era un tempo grigio, era di pomeriggio e c’era un’atmosfera… forse sarà stato l’insieme, ma era spaventoso».
Parole che ci aiutano a rileggere “con sentimento” gli articoli della nostra Carta Costituzionale per non considerarli scontati e per non dimenticarne la genesi.
Raccogliendo l’esortazione di Teresa Mattei in un suo intervento durante i lavori di scrittura della Carta Costituzionale: «Noi salutiamo quindi con speranza e con fiducia la figura di donna che nasce dalla solenne affermazione costituzionale e viene finalmente riconosciuta nella sua nuova dignità, nella conquistata pienezza dei suoi diritti, questa figura di donna italiana finalmente cittadina della nuova Repubblica». Cerchiamo, quindi, di non abbandonare quella suggestione e quel senso del dovere così come, ad esempio, ce lo ha tramandato Rosina Cantoni “Giulia” quando, ripercorrendo la storia della sua vita, ricorda il suo primo voto: «Nella primavera del 1946 a Udine ci sono state anche le elezioni per gli enti locali: era la prima volta che votavano le donne. Io sapevo benissimo cosa votare, e lo sapeva anche mia madre, che però era molto emozionata: a casa aveva fatto le prove per non sbagliare».
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Pubblicato venerdì 1 Luglio 2016
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