Percorsi di libertà. Un itinerario sui luoghi della lotta per la democrazia e la libertà tra le strade e le piazze di Udine, da percorrere in bicicletta in due ore e mezza. Organizzata con gran successo dall’ANPI e dal Comune di Udine la pedalata resistente ha debuttato con successo il 28 settembre 2014 e, a gran richiesta, replicata il 31 maggio 2015. Le tappe sono state illustrate dal prof Flavio Fabbroni, autore del libro I luoghi della Memoria della Resistenza nella Città di Udine, Quaderni della Resistenza n. 16, pubblicazione a cura dell’ANPI Friuli-Venezia Giulia. Per partecipare alla visita gratuita era necessario solo possedere una bici (minori accompagnati). In attesa di nuove edizioni, l’ANPI cittadina ha avviato un progetto di “percorsi di libertà” con le scuole del territorio. Per info sulle prossime date, contattate l’ANPI Udine: tel. 0432.504813 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.00 alle 12.00 – e-mail: anpiudine@gmail.com
Unica premessa prima di cominciare il nostro viaggio: per l’imponenza della sua storia, Udine ha tanti altri luoghi di memoria democratica da conoscere oltre a quelli che vi stiamo proponendo, quindi in futuro nuove mete potrebbero entrare nei prossimi appuntamenti in cantiere.
A Piazza Libertà, la più bella e antica piazza di Udine, una lapide ricorda la Medaglia d’Oro al Valore Militare per meriti acquisiti durante la Resistenza. La targa commemorativa è posta sotto la quattrocentesca Loggia del Lionello. Nella motivazione dell’onorificenza si sottolinea come il popolo friulano, dopo l’8 settembre 1943, sostenne per 19 mesi “Una lotta che sa di leggenda”. E ancora: “La fede ardente e l’indomito valore delle genti Friulane vincevano sulle rappresaglie, sul terrore, sulla fame. Nelle giornate radiose dell’insurrezione, i suoi ventimila partigiani, schierati dai monti al mare, scattavano con epico eroismo … Duemilasettecento morti, milleseicento feriti, settemila deportati, ventimila perseguiti”.
Seconda tappa a Piazza 1° Maggio. Il Liceo classico Stellini, dal 1943 al 1945 divenne sede del Comando SS di tutto il Friuli. La regione era stata direttamente posta sotto l’amministrazione tedesca divenendo parte della Zona d’operazioni Litorale o OZAK (acronimo di Operationszone Adriatisches Küstenland). Il 12 settembre 1943 a Udine arrivano i tedeschi. In appena 300 disarmano il XXIV Corpo d’armata composto di 5.000 soldati, seguendo una tattica preparata da tempo.
Prova di quanti siano i luoghi che potrebbero entrare nei futuri percorsi di libertà è il rifugio in Piazza 1° maggio, situato sotto il colle del castello. Grazie alla collaborazione dell’Archivio di Stato di Udine è stato aperto al pubblico eccezionalmente. Un altro rifugio è sotto i Giardini del Torso in via Del Sale (entrambi visitati da centinaia di persone per la prima volta nel 2013). Per entrarvi virtualmente, basta un click: ecco il video all’indirizzo internet https://youtu.be/imT0SuxyFQU
Tappa seguente in via Cairoli, dove si trova l’Archivio notarile. Qui finivano gli arrestati per gli interrogatori e le torture.
La pedalata o la camminata nella Resistenza di Udine arriva in via Verdi, al civico 30 dove aveva sede il carcere del Tribunale di Udine e dove, il 10 dicembre 1944, il partigiano della Osoppo Antonio Friz Wolf fu fucilato assieme ad altri tre patrioti. Tonino Friz Wolf era uno studente. Aveva 18 anni quando fu catturato e passato per le armi dopo aver resistito a pesanti interrogatori senza tradire nessuno. Il sacerdote che lo assistette fino al patibolo, don Corrado Roiatti, testimoniò che mai, in analoghe circostanze, aveva notato tanta dignità e coraggio. A don Roiatti Friz disse di non temere la morte: «Perché moriva per una causa giusta».
In fondo al viale della Vittoria si estende l’ampio Parco della Rimembranza, aperto nel 1924, nel clima trionfalistico del primo dopoguerra. Di fronte all’arco dell’ingresso principale sono collocati due monumenti dedicati alle vittime civili di guerra e ai caduti per la libertà nei campi di sterminio nazisti.
Il percorso tocca anche le carceri di via Spalato. Il 9 aprile 1945 è l’ultimo colpo di coda dei nazisti a Udine. Il 14 marzo il Tribunale speciale tedesco del Litorale Adriatico aveva condannato a morte 37 partigiani garibaldini e osovani detenuti nelle carceri di Udine. Il mattino del 9 aprile, 29 di loro vengono condotti nel cortile della prigione, divisi in tre gruppi e fucilati da un plotone composto da militi delle SS e comandato da due ufficiali della polizia segreta tedesca (SD-SIPO, acronimo di Sicherheit Dienst-Sicherheits Polizei). Lo stesso giorno, un comunicato del tribunale rende pubblici i loro nomi, oggi ricordati in una lapide.
Il 7 febbraio 1945 la prigione di via Spalato era stata teatro di un’azione romanzesca. A progettarla ed eseguirla i comandanti gappisti Valerio (Aldo Plaino), Ferruccio (Valerio Stella), Ultra (Alfio Tambosso) e i “Diavoli rossi” comandati da Romano il mancino (Gelindo Gitossi). Sono le 18.30, un camion si ferma davanti all’ingresso del carcere. Ne scende un capitano nazista che bussa con violenza al portone: deve consegnare due banditi. Dallo spioncino si vedono i prigionieri brutalmente sospinti con il calcio del mitra da un gruppo di repubblichini. Il portone viene aperto e i prigionieri entrano, oltrepassano il primo cancello, poi il secondo. Estraggono i mitra e li puntano sui carcerieri, intimando loro di consegnare le chiavi. Immobilizzano i secondini, aprono le celle, fanno uscire i prigionieri: «Siamo i Diavoli Rossi venuti a liberarvi!». L’azione alle carceri di via Spalato è una delle più audaci di tutta la Resistenza italiana. Riceve l’encomio solenne del Comando generale del CVL, mentre Radio Mosca e Radio Londra commentano con entusiasmo.
Il viaggio nella Resistenza di Udine continua con una sosta alla Stazione ferroviaria. Di recente è stata inaugurata una targa dedicata alle donne friulane della Resistenza civile. Durante l’occupazione nazista, sfidando il pericolo, le donne friulane si recavano lungo i binari per portare generi di conforto ai deportati, raccoglievano i biglietti di saluto lasciati cadere dai convogli carichi di prigionieri diretti ai campi di concentramento e di sterminio e consegnavano i messaggi agli impiegati delle poste, che provvedevano a spedirli ai familiari dei deportati. La lapide commemorativa recita: «1943-1945 alle donne friulane che, senza armi, rifiutarono la brutalità degli occupanti nazisti, diedero conforto e assistenza ai deportati e agli internati rinchiusi nei vagoni ferroviari e destinati ai campi di concentramento».
Cimitero di San Vito. L’assalto al carcere di Udine del 7 febbraio ’45 scatena la rappresaglia tedesca.
L’11 febbraio, alla porta est del cimitero di Udine sono fucilati 23 (due condonati per intervento del vescovo) condannati dal Tribunale speciale per la sicurezza pubblica. Il plotone di esecuzione è comandato da un sottufficiale della MDT, il reparto della Milizia per la Difesa Territoriale. Un questurino resta di guardia ai cadaveri.
Piazza Cavedalis. Alle donne della Resistenza friulana è dedicato un monumento in piazza Cavedalis, di fronte all’istituto scolastico Zanon. Tra il ’43 e il ’45 oltre 500 donne partigiane furono rinchiuse nel carcere di via Spalato. Oltre 100 finirono nei lager, 96 nei campi di lavoro, 38 morirono. Per ricordare il loro sacrificio, e rendere omaggio alla memoria della partigiana Fidalma Garosi Lizzero “Gianna”, l’ANPI di Udine ha deciso di erigere un monumento vicino al Centro studi. Su un progetto di Emilio Savonitto, l’opera è stata affidata a un giovane mosaicista friulano, Enrico Durì. È in pietra piasentina e raffigura una giovane donna in bicicletta che porta un pacco, rievocando le staffette partigiane.
Tappa conclusiva della pedalata resistente è in Piazzale XXVI luglio. A dominarla davanti al Tempio Ossario dove sono custodite le spoglie di venticinquemila caduti del Primo conflitto mondiale è il Monumento alla Resistenza di Gino Valle e Federico Marconi e dello scultore Dino Basaldella. Il complesso monumentale venne inaugurato il 25 aprile 1969. Trascurato per anni era invaso dalla vegetazione, ma per il 70° il Comune di Udine ha realizzato lavori di ripulitura e di nuova illuminazione.
Nel Monumento alla Resistenza, sulla cornice sovrastante la scultura in ferro di Basaldella è incisa, all’interno di un lato, una frase di Piero Calamandrei: “Quando io considero questo misterioso e miracoloso moto di popolo, questo volontario accorrere di gente umile, fino a quel giorno inerme e pacifica, che in una improvvisa illuminazione sentì che era giunto il momento di darsi alla macchia, di prendere il fucile, di ritrovarsi in montagna per combattere contro il terrore, mi vien fatto di pensare a certi inesplicabili ritmi della vita cosmica, ai segreti comandi celesti che regolano i fenomeni collettivi, come le gemme degli alberi che spuntano lo stesso giorno s’accorgono che è giunta l’ora di mettersi in viaggio. Era giunta l’ora di resistere; era giunta l’ora di essere uomini: di morire da uomini per vivere da uomini”.
Pubblicato martedì 2 Febbraio 2016
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/itinerari-della-resistenza/a-udine-due-ore-e-mezza-in-bici-nella-resistenza/