La scarsa presenza femminile nella politica italiana, in tutta la politica, è un tema che si riaffaccia ciclicamente. Non si tratta di un problema legato unicamente al numero di donne presenti negli organi di governo del paese, ma anche della rilevanza effettiva di quelle impegnate politicamente.
Sostenere che l’estrema destra sia un mondo quasi esclusivamente maschile appare un’ovvietà, sebbene tale giudizio non sia sostenuto da studi specifici che possano confortare o negare questo fatto.
Vorremmo, quindi, tentare di approfondire la questione abbozzando un’analisi sulla presenza delle donne nell’estrema destra italiana, sui temi di genere e come questi siano declinati, quando presenti.
CasaPound Italia
Riprendendo alcune osservazioni fatte nel corso dell’ultimo aggiornamento della Galassia Nera notiamo una precisa strategia comunicativa di CasaPound in ambito elettorale. Per quel che riguarda Facebook, ad esempio, la propaganda è stata articolata in un alto numero di pagine pubbliche che riguardano i suoi candidati. Tra le 192 pagine di esponenti di CasaPound, 41 sono di donne (21%), un numero lontano dalla parità, ma che si differenzia nettamente da tutti gli altri partiti dell’estrema destra. Forza Nuova, ad esempio, si ferma a 7 su 56 (12%). CasaPound tra l’altro ha pubblicizzato la presenza di donne nelle proprie liste perfino attraverso interviste rilasciate da alcune sue esponenti a giornali di divulgazione nazionale come la Gazzetta dello Sport e MarieClaire.
Alle elezioni del 2017 CasaPound raggiunge l’inedito risultato del 9% dei voti al X Municipio romano, risultato ottenuto anche grazie all’elevato numero di preferenze ottenute da Carlotta Chiaraluce, il più alto mai raggiunto in quel municipio romano, la cui presenza è particolarmente significativa per i forti legami sia professionali che familiari con il mondo dell’imprenditoria in ambito nautico. In virtù del numero di preferenze è ipotizzabile che uno dei più importanti motori del successo di CasaPound, in questo caso, sia strettamente connesso ai contatti con il mondo imprenditoriale di Chiaraluce, la quale però non risulta eletta. Il posto di consigliere municipale va invece a Luca Marsella, in quanto candidato presidente.
Tra le donne più conosciute aderenti a CasaPound possiamo citare Maria Bambina Crognale, che riveste un ruolo interno e risulta essere la massima responsabile del sindacato di CasaPound, ovvero il Blocco Lavoratori Unitario – BLU, progetto che sembra aver avuto vita molto breve, e Angela De Rosa candidata alle recenti elezioni regionali lombarde e già da tempo portavoce del partito a Milano.
Un caso a parte è quello di Nina Moric.
All’inizio del 2017 la modella espone pubblicamente la sua simpatia per CasaPound e propone di candidarsi. Al contempo CasaPound, che auspica a una maggiore visibilità e contatti con il mondo dello spettacolo, comunica per voce del suo vicepresidente, Simone Di Stefano, che «di vip che si stanno avvicinando a noi ce ne sono tanti, ci conoscono, ci guardano con affetto, ci stimano e a volte ci frequentano. Sono artisti, gente impegnata, conduttori televisivi», con vaghi riferimenti a Flavio Insinna, senza però successivi riscontri. La vicinanza della Moric, in realtà, rimane un caso isolato e la sua candidatura del maggio del 2017, data come certa, si conclude alla fine con una rinuncia definitiva.
L’episodio assume un certo interesse se, consultando la mappa della Galassia nera, si rileva che nessuna delle oltre 900 pagine riferite a CasaPound presenti su Facebook abbia mai cliccato un “mi piace” alla pagina di Nina Moric. È difficile che si tratti di un semplice caso, soprattutto se si considera che stiamo parlando di un’organizzazione in cui gli aspetti comunicativi sono da sempre molto curati e pianificati come parte integrante della loro strategia politica. La candidatura fallita non costituisce, quindi, una sorpresa: l’adesione di Nina Moric a CasaPound non ha portato a niente di concreto, anzi ci sono netti segnali di diffidenza. Infine la Moric rende noto di aver abbandonato il progetto di sostenere CasaPound, dichiarando che di fatto la sua adesione era dovuta alla relazione con Luigi Favoloso, militante del partito.
Non è uno schema inedito: la Crognale è sposata con Gianluca Iannone, leader e fondatore di CasaPound, mentre la Chiaraluce è la compagna di Luca Marsella. Anche qui il sospetto è che non si riesca ad allontanarsi dalla vecchia ottica, diffusa trasversalmente, per cui molto spesso una donna in politica è figlia-moglie-compagna di un uomo politicamente rilevante.
Considerando i dati fin qui proposti, appare evidente che in CasaPound ci sia il tentativo di svincolare l’idea che si tratti di un partito esclusivamente maschile, ma rimane da capire quanto sia un’operazione mediatica o di autorappresentazione e quanto una reale volontà.
La presenza effettiva ed operativa di donne in CasaPound emerge anche nei fatti di cronaca violenta con alcuni esempi maggiormente conosciuti come quelli di Napoli, Genova e Milano. Dal lato elettorale però è bene notare come la partecipazione sia connotata da scarsa valorizzazione: ad esempio nella lista dei candidati alle elezioni a Roma del 2016 su 36 candidati di CasaPound ben 14 sono donne, ma solo una di loro si trova nelle prime posizioni.
D’altro canto Maddalena Gretel Cammelli nel suo libro “Fascisti del terzo millennio. Per un’antropologia di CasaPound” descrivendo un concerto degli Zetazeroalfa – gruppo musicale romano che ha fatto da incubatore al progetto CasaPound – concerto organizzato in una stazione della metropolitana abbandonata e in seguito occupata, racconta che: «Vedo delle ragazze. Sono in cucina, intente a fare dei panini con le salsicce o con il formaggio. Guanti in lattice alle mani. Mi accorgo che non ci sono altre ragazze in giro per la sala, se non rare eccezioni. Le donne sono tutte in cucina a fare i panini».
“Le donne sono tutte in cucina a fare i panini” non è certo un’esclusiva di CasaPound, né tantomeno dell’estrema destra, ma conferma che nei fatti anche nell’organizzazione interna affiorano secolari stereotipi sociali.
Tra le numerose iniziative di CasaPound l’unica espressamente dedicata alle donne è “Tempo di essere madri” che nelle intenzioni pone «al centro della proposta il ruolo della donna nella sua interezza e completezza, nella sua essenza più bella, nella grande potenzialità umana e sociale che esprime». Alla fine del 2008 viene resa pubblica una proposta di legge il cui punto principale recita: «Il progetto prevede la riduzione, per le donne con figli di età compresa tra 0 e 6 anni, del consueto orario lavorativo da 8 ore a 6 ore al giorno. La retribuzione resterà invariata: l’85% sarà garantito dal datore di lavoro, il restante 15% sarà a carico dello Stato». Per tale legge CasaPound organizza la raccolta firme allo scopo di giungere a referendum propositivi nelle regioni dove questo sia permesso, ma il progetto ha vita breve, almeno dal punto di vista operativo perché dalla metà del 2010 il sito non viene più aggiornato e alla fine del 2012 la relativa pagina Facebook cade nell’oblio. Responsabile nazionale dell’iniziativa era Maria Bambina Crognale.
Tale iniziativa ci è utile per delineare la visione di CasaPound rispetto queste tematiche e pare suggerire che il riferimento alla “potenzialità sociale” espressa dalle donne in quanto madri echeggi l’idea di “Stato organico” esplorata da Julius Evola e alla base dell’organizzazione dello stato fascista.
Forza Nuova
Anche Forza Nuova porta avanti da tempo un’iniziativa mirata alla maternità, quella del “Reddito alle Madri”, che si vorrebbe gestito da un apposito Fondo Nazionale e che prevede un contributo di 650€ mensili per le donne dal settimo mese di gravidanza al diciottesimo anno di età del figlio.
L’approccio e gli obiettivi sono, quindi, molto diversi rispetto a quelli di CasaPound. Da una parte CasaPound cerca la tutela delle madri lavoratrici, dall’altra Forza Nuova punta alla pura e semplice natalità. Nell’incipit del provvedimento, infatti, è specificato come si voglia arginare «il dramma nazionale di un numero di nascite in calo per il sesto anno consecutivo, appena 1,34 figli per donna» e che «è più che urgente correre ai ripari, i bonus bebè una tantum non servono a nulla e l’alto tasso di natalità degli immigrati costituisce una seria minaccia alla stessa sopravvivenza del popolo italiano». La distanza tra le due posizioni emerge nel progetto “Tempo di essere madri”, attraverso una frase che racchiude nel suo contenuto un significato importante: «Il beneficio può essere esteso anche al padre». Di contro va rilevato che Forza Nuova, invece, si rivolge esclusivamente alle donne trovando addirittura il modo di inserire e di esplicitare che il beneficio proposto cessa in caso di «mutazione del sesso biologico della madre». È importante chiarire che CasaPound ha elaborato una proposta generica e che non va oltre le enunciazioni di principio, tra l’altro abbandonata da tempo, mentre Forza Nuova ha steso una vera e propria proposta di legge, includendo articolazioni sulle coperture economiche e sui dettagli operativi e presentandola come uno dei punti qualificanti della propria azione politica, sin dalla sua fondazione e fino al programma elettorale del 4 marzo 2018.
Le militanti di Forza Nuova hanno creato un’associazione – Associazione Evita Peron – dedicata ai temi femminili, o a quelli che ritengono tali, che prende il nome di Eva Peron, la prima moglie del presidente argentino Juan Domingo Peron, la quale contribuì in maniera determinante, dal punto di vista dell’immagine e non solo, alla carriera politica del marito. L’associazione esordisce tra il 2005 e il 2006 come Dipartimento femminile di Forza Nuova con intenti di assistenza sociale a donne e bambini in condizione di disagio. Negli anni, seguendo questa linea di tipo assistenziale, inizia a collaborare con Solidarietà Nazionale, associazione forzanovista che si occupa della raccolta e della distribuzione di generi di prima necessità. La presidente dell’Associazione è Desideria Raggi, candidata da Forza Nuova per la Camera alle ultime elezioni politiche. Nel novembre del 2015 in occasione di una conferenza dal titolo “Vita e famiglia sotto attacco” tenutasi a Catania, la Raggi invia un messaggio dove definisce le donne del partito quali «“costole” di Forza Nuova», ovvero «donne, con la D maiuscola che, per cultura, per sangue, per tradizione hanno deciso di mettersi a disposizione a tutela dei bambini e delle donne italiane» e che si trovano «per le strade a difendere o al focolare per tramandare». Allo stesso incontro, Roberta Ambrosi, responsabile dell’associazione per il Sud Italia, elenca una serie di iniziative a favore delle madri e dei bambini: «la creazione di dopo-scuola gratuiti, le colonie estive Evita Peron […], il servizio di “sos taxi” per bambini ed adolescenti, l’ausilio ai neo genitori, i servizi di “punto d’ascolto” per le donne in difficoltà. […] E ancora, la controinformazione e la lotta all’aborto, primo punto su cui si basa Forza Nuova – da sempre in difesa del più debole – all’eutanasia e, oggi più che mai in primo piano, il contrasto dell’ideologia gender, oggetto di una imminente campagna che ci vedrà protagoniste nelle scuole a colloquio con le madri dei bambini più piccoli» sempre in assoluta antitesi ad ogni forma di femminismo.
Nonostante le iniziative paiano sporadiche e di livello locale ha fatto molto parlare l’edizione del 2017 della colonia estiva per bambini italiani che si è tenuta a Catania e dove, come riporta la stampa, le attività sono state fortemente costruite sulla matrice politica di Forza Nuova, dall’alzabandiera ai laboratori di disegno. Per il 2018 la colonia è prevista in Romagna.
Infine, come già ricordavamo poco sopra grazie alle parole della Ambrosi, Forza Nuova pone da sempre in testa al proprio programma politico la lotta all’aborto per come delineato nella legge 194, promuovendo incontri e campagne su questo tema anche in collaborazione con alcune associazioni del radicalismo cattolico, che con Forza Nuova condividono una visione sociale, e in particolar modo del ruolo femminile, incentrata su uno spinto tradizionalismo.
Comunità militante dei Dodici Raggi
La Comunità militante dei Dodici Raggi (Do.Ra) – di impronta neonazista e di cui a lungo si è occupato il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi – ha organizzato la presenza femminile ricreando, almeno nel nome, il Servizio Ausiliario Femminile, ovvero il corpo femminile volontario di supporto alle truppe della Repubblica Sociale Italiana. Nella presentazione delle nuove SAF si afferma: «ci sono molte ragazze che frequentano regolarmente l’associazione, tutte a più livelli coinvolte nella vita quotidiana della comunità, ma solo alcune manifestano un’ulteriore volontà, cioè quella di non essere semplici simpatizzanti, ma di poter dare loro supporto come militanti politici a tutti gli effetti, intraprendendo così un vero e proprio percorso parallelo a quello dei ragazzi». Vorremmo mettere in evidenza come si utilizzi l’aggettivo maschile “politici” anche per il genere femminile e non crediamo si tratti di un refuso, considerando che poi si sottolinea che il percorso politico non sia fatto assieme tra generi, ma quello delle ragazze è “parallelo a quello dei ragazzi”. La consistenza numerica delle aderenti pare essere estremamente ridotta, né si hanno notizie di iniziative specifiche indipendenti da quelle dei militanti maschi.
Women for Aryan Unity
Women for Aryan Unity (WAU) è un piccolo network femminile internazionale di ispirazione nazionalsocialista, fondato nel 1990, che orienta la propria azione e il proprio pensiero sugli 88 precetti del suprematista bianco statunitense David Lane, deceduto nel 2007 mentre scontava una pena cumulativa a 190 anni di prigione per aver partecipato alle attività dell’organizzazione terroristica The Order.
WAU si fonda sulle “14 parole”, ovvero le frasi «Dobbiamo assicurare l’esistenza del nostro popolo e un futuro per i bambini bianchi» o «Poiché la bellezza della donna bianca ariana non deve sparire dalla terra» – 14 parole nella versione inglese, 12 in italiano. Lane aveva fondato un culto neo-odinico, basato sulla mitologia nord europea, che include forti componenti razziste e che fa parte integrante dell’ideologia delle WAU. Nel loro sito si legge che «nel reinventare il concetto di “femminismo” all’interno delle idee di Razza e Rivoluzione, WAU può solamente essere un gruppo di eguali, un’organizzazione di educatrici e divulgatrici». Questa organizzazione è presente anche in Italia, ma è numericamente esigua. Esse stesse scrivono che nel loro movimento non sono «facilmente identificate». Pubblicano saltuariamente una rivista in formato digitale dal titolo “Waltraute”, rievocando il nome di una delle valchirie che compaiono ne “L’anello del Nibelungo” di Wagner. Di fatto in “Waltraute” i contenuti politici originali (almeno nei numeri 4, 5 e 6, che abbiamo potuto consultare) non sono parte consistente e vertono su due temi: no all’aborto e no al “gender”. Ma la scarsità di approfondimento non lascia trasparire niente oltre alle più generiche affermazioni che si ritrovano anche in altri gruppi. Trovano invece abbondante spazio rubriche con ricette, “consigli della nonna”, “spazio bimbi” e su animali domestici.
Nel loro sito, ad esempio, sono elencate le 14 regole dell’etica ariana in cui al punto 10 si legge: «Onorate il vostro compagno. Provvedete ai vostri figli e non litigate con la famiglia. Poiché essa è il vostro punto cardine» e si insiste sul ruolo delle donne quali procreatrici, «solite avere una doppia vita, quella di madri e di guerriere nello stesso tempo», «sicure di noi stesse e materne nello stesso tempo». Non è nascosto il legame diretto con il Fronte Skinheads e alcune si definiscono ex Skingirl.
Generazione Identitaria
Génération Identitaire nasce come organizzazione giovanile del francese Bloc Identitaire (attualmente Les Identitaires). Nel tempo ha dato seguito alla propria vocazione europea creando organizzazioni omologhe in vari paesi: in Italia Generazione Identitaria è attiva dal 2012. Nel 2016, in corrispondenza del distacco in Francia di Génération Identitaire da Les Identitaires, si è scissa con la nascita di Azione Identitaria. Nonostante la forte esposizione mediatica dovuta alla campagna Defend Europe non sembra, però, essere riuscita almeno in Italia a capitalizzare in termini di adesioni e rimane tuttora una forza di piccole dimensioni.
Generazione Identitaria al proprio interno ha creato un’organizzazione femminile, Le Identitarie, ovvero «ragazze che dicono no! al femminismo, da sempre schierate dalla parte della famiglia e dell’identità» e che esprimono la femminilità attraverso i ruoli di «militanti, combattenti, ballerine, pittrici, cantanti, madri, mogli, cuoche» – riprendendo le loro stesse parole. Le Identitarie definiscono la donna il “fiore della società”, “custode del fuoco domestico” in una “armonica complementarietà di genere”. Le tematiche che affrontano approfondiscono il rapporto sociale tra uomo e donna opponendosi a ogni sorta di femminismo che mette in contrapposizione i generi e optando per una “complementarietà tra i sessi” in cui il ruolo di donna si esprime nella diversità soprattutto nel contesto della famiglia naturale, definita la “cellula base della nostra società”. Femminismo ed emancipazione sono considerati inganni che non portano giovamento né alla famiglia, né alla crescita dei figli. Seguendo questa linea si pongono in netto contrasto con i movimenti Lgbt, la maternità surrogata, la stepchild adoption, la globalizzazione, l’aborto, promuovendo lo Ius sanguininis in opposizione allo Ius soli così da «evitare quei processi di automatica sostituzione etnico-culturale», per difendere l’identità, la tradizione, le proprie radici e la propria terra.
Il punto centrale della loro riflessione, con cui giustificano lo slogan “Il femminismo è contro la donna”, è il fatto che al termine “donna” viene associato oltre alla definizione di genere anche un preciso ruolo nella società, un ruolo naturale, non egualitario ma complementare a quello dell’uomo. Innaturale e fuorviante è quindi, per loro, affrontare le questioni di genere: in questo senso il femminismo, che si occupa delle “femmine” ma non delle “donne”, è contro la donna.
Il gruppo Le Identitarie sembra però essere stato un tentativo effimero, o almeno lo è stata la loro pagina su Facebook, aperta a febbraio 2017 e chiusa a maggio 2018. Notizie su Le Identitarie nel sito di Generazione Identitaria sono scarse e vanno dal marzo al maggio 2017.
Il (nuovo) Movimento Sociale Italiano
Caso attualmente unico, invece, è il Movimento Sociale Italiano – Destra Nazionale. Nuovamente attivo dopo una lunga battaglia legale per l’utilizzo del simbolo storico del partito, ha la peculiarità di essere l’unico partito dell’estrema destra con ambizioni nazionali ad avere alla guida una donna: la presidente Maria Antonietta Cannizzaro.
Vale la pena ricordare che il nuovo MSI-DN è stato rifondato nel 2005 da Gaetano Saya e che al termine di una lunga battaglia legale nel 2016 ha ottenuto il diritto di utilizzare il simbolo originale del Movimento Sociale Italiano, sebbene si sia visto rifiutare la possibilità di partecipare alle ultime elezioni politiche per l’eccessiva somiglianza al simbolo di Fratelli d’Italia.
Nel 2009 la massima responsabilità del partito passa a Maria Antonietta Cannizzaro che tutt’oggi ne è la presidente ad interim. Complici le complesse vicende giudiziarie del marito, la Cannizzaro è presidente di fatto e volto pubblico del partito, che si è distinto per inquietanti iniziative ma nessuna di rilievo per quanto concerne le politiche di genere.
È una donna anche la responsabile nazionale dell’organizzazione del partito: Candida Pittoritto.
Altre organizzazioni e formazioni locali
Mancano all’appello alcuni nomi di organizzazioni dell’estrema destra, ma l’assenza non è casuale: Lealtà – Azione, Veneto Fronte Skinheads, Casaggì e molte altre hanno fra le loro fila una presenza femminile ridottissima. Sono del tutto assenti donne in posizioni di responsabilità politiche di qualche rilievo e non affrontano, se non raramente, le tematiche di genere.
Per quel che riguarda le formazioni locali, ricordiamo che “Azione Sociale Brescia” è guidata da Laura Castagna, candidata nelle liste “Italia agli Italiani” alle politiche 2018, a seguito di un accordo con Forza Nuova.
A Taranto, sempre in virtù di un accordo con Forza Nuova, è stata candidata Antonella Cito, esponente del partito “AT6 – Lega d’Azione Meridionale” fondato dal padre ed ex sindaco di Taranto Giancarlo Cito.
Infine a Sermide e Felonica in provincia di Mantova ha provocato riverbero nazionale il caso della lista Fasci Italiani del Lavoro, che il giugno 2017 ha ottenuto oltre il 10% alle amministrative e l’elezione della giovane Fiamma Negrini, che si è concluso con l’annullamento delle elezioni e la richiesta della loro ripetizione. Alle ultime elezioni nazionali il partito Fasci Italiani del Lavoro era presente nelle liste di Italia agli Italiani, ma non con Fiamma Negrini, bensì con il suo fondatore – e padre dell’ex consigliera comunale – Claudio Negrini.
Le ultime elezioni amministrative
I candidati a sindaco all’ultima tornata elettorale iniziata il 10 giugno che fanno riferimento ai partiti dell’estrema destra sono quasi tutti uomini.
Ritorna a Brescia il nome di Laura Castagna, per l’alleanza Forza Nuova – Azione Sociale, che raccoglie lo 0.69% dei consensi.
Fa parlare di sé il risultato di Forza Nuova a Laglio (CO), dove la candidata sindaco è Francesca Frigerio con il 7.22% delle preferenze. Sebbene vada notato che quella percentuale, in un comune così piccolo, corrisponda ad appena 30 voti e che le liste in competizione fossero soltanto due.
Per CasaPound Italia la candidata Manuela D’Alterio raccoglie l’1.19% dei voti ad Anzio (RM) e Gaia Desiati, anch’essa candidata a sindaco, prende lo 0.55% dei voti a Fiumicino (RM).
Rimane però il fatto che anche dove Forza Nuova e CasaPound riescono ad ottenere consiglieri comunali la presenza femminile è pressoché nulla e le candidate donna siano relegate a posizioni di secondo piano nelle competizioni elettorali di rilievo. Fa riflettere anche l’articolo de Il Primato Nazionale, la rivista di riferimento di CasaPound, con il quale si fa il punto dei risultati delle elezioni del 10 giugno: nessuna delle donne candidate per CasaPound viene citata, né direttamente né indirettamente, neppure le candidate a sindaco, mentre vengono citati numerosi nomi di candidati uomini, anche se non eletti.
In conclusione
Se la presenza di donne in ruoli di rilievo è quasi assente in partiti ed organizzazioni dell’estrema destra italiana, si nota come in CasaPound ci sia una differenziazione rispetto al principale competitore, Forza Nuova, sebbene quando si arriva a valutarne l’effettiva rilevanza politica le differenze diminuiscano. È bene comunque notare come, almeno a livello di immagine, nel continuo sforzo autorappresentativo di rottura con alcuni stereotipi della destra radicale e del classico neofascismo CasaPound includa anche la volontà di “mostrare” le proprie militanti e di mostrarle come attive, partecipi, politicamente rilevanti. Poi però CasaPound rinuncia a darne consequenzialità pratica, anche a fronte di dimostrazioni di reale capacità.
Abbiamo voluto offrire una prima panoramica, includendo formazioni anche piccole e piccolissime, con l’intenzione di offrire spunti di riflessione su come, pur con alcune differenze, la destra radicale italiana sia fortemente ancorata a una visione retrograda, nel preciso senso di “rivolta all’indietro”, ma non devono sfuggire alcune nuove argomentazioni che vengono usate contro il femminismo e i temi dell’uguaglianza, che vengono visti come contrari ad un ordine naturale superiore oppure contrari alla piena realizzazione delle persone. Sono narrazioni che trovano alcuni riscontri e che, come per altri temi nati nel piccolo mondo dell’estrema destra, possono passare nell’armamentario di idee di formazioni ben più influenti, capaci di darne realizzazione e di incidere profondamente sulla nostra società.
Pubblicato giovedì 21 Giugno 2018
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/persone-e-luoghi/inchieste/tutte-figli-panini-e-focolare/