Nel lontano 1947 mentre l’Assemblea costituente stava completando l’elaborazione della Costituzione repubblicana, a Reggio Emilia, alla presenza del Capo dello Stato Enrico De Nicola, si tenne la solenne celebrazione del 150° anniversario della nascita del Tricolore.
In quella occasione De Nicola consegnò ai famigliari dei Caduti partigiani le decorazioni che erano conferite per la lotta di Liberazione.
È molto significativo quanto ebbe a scrivere, in quei giorni, sul settimanale Il volontario della libertà, il segretario provinciale dell’Anpi Didimo Ferrari “Eros”: «Come partigiani abbiamo voluto dimostrare che Reggio Emilia, nel secondo Risorgimento, è ancora animatrice d’Italia».
E prenderà talmente a cuore la questione patriottica da ottenere l’autorevole appoggio del Presidente della Costituente, Umberto Terracini, affinché il 7 gennaio «sia considerato solennità civile» nazionale in quanto giornata del tricolore, annota “Eros” il 4 marzo 1947 nel suo diario.
Già da allora circolava l’idea di una valorizzazione non retorica del tricolore, che il fascismo aveva in un certo senso sequestrato e che solo con la riconquista della libertà e l’approdo alla democrazia attraverso la Resistenza è stato restituito a tutti gli italiani. Non più come simbolo di un nazionalismo sopraffattore ma di una patria costruita sui principi di libertà, giustizia e solidarietà.
Il Tricolore e l’Europa
Il 7 gennaio scorso, il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, è intervenuto alla cerimonia promossa a Reggio Emilia per celebrare il 223° della nascita della bandiera tricolore: l’emblema venne adottato nel 1797 dalle quattro province di Bologna, Ferrara, Modena e Reggio Emilia in occasione della proclamazione della loro indipendenza, che diede vita alla Repubblica Cispadana.
Il sindaco di Reggio Emilia, Luca Vecchi, ha ricordato che il successo dei moti di ribellione fu raggiunto anche grazie all’onda che la rivoluzione francese e la prima campagna d’Italia di Napoleone seppero diffondere in tanta parte d’Europa con i loro ideali di liberà, uguaglianza e fraternità.
Quella fase storica, che sconvolse l’assetto politico dell’Europa, si chiuse con la fine della epopea napoleonica nel 1814, sancita dal Congresso di Vienna, a cui seguì il trentennio della Restaurazione. Le vecchie case regnanti ripresero i loro stendardi, mettendo in soffitta il tricolore.
Il vessillo italiano ritornò prepotentemente alla “ribalta” con i moti del 1848 per divenire la bandiera nazionale con l’Unità d’Italia nel 1861. Al centro era raffigurato lo stemma Sabaudo, che sventolò vittoriosamente nelle tante e sanguinose battaglie nel nord del nostro Paese, particolarmente contro il regime austro-ungarico, e sventolò anche con la spedizione dei Mille al fianco di Giuseppe Garibaldi che conquistò e “consegnò” a Vittorio Emanuele II il sud e il centro Italia liberati.
Il vessillo tricolore rappresentò un chiaro simbolo di unità e riscossa anche nella guerra di Liberazione del 1943-45, alla quale contribuirono, sia sul piano della lotta armata al nazifascismo sia a quella del pensiero, le varie forze con idealità e culture protagoniste di quella stagione: la comunista, la socialista, la cattolica, la repubblicana e la monarchica.
Il principale frutto di quella vittoriosa lotta fu la Costituzione repubblicana che sancì, all’articolo 12, il tricolore rosso, bianco e verde a bande verticali, come il vessillo nazionale.
Nel suo intervento, il presidente Sassoli ha rivolto un invito ai maestri e agli insegnanti per «far conoscere la nostra storia, e in particolare, i nostri Martiri, in maggioranza giovani, che ci hanno dato tanto e che hanno rappresentato esempi di amore, coraggio, fermezza e disciplina morale. Oggi – ha proseguito Sassoli – siamo chiamati a proteggere la memoria dei Caduti e tutte le memorie di dolore provocate dall’idea che io sia migliore di te. Che io sia superiore a chiunque altro». Il presidente del Parlamento europeo ha ricordato come «Charles De Gaulle espresse in modo preciso questi concetti: il patriottismo si manifesta quando l’amore per la tua gente viene per primo. Il nazionalismo invece quando l’odio per quelli non della tua gente viene per primo».
Questi concetti dovrebbero far riflettere tanti sovranisti nostrani che rinunciano, anche per superficialità, a fare i conti con la storia e dunque a porsi il problema delle conseguenze delle proprie azioni.
Il Tricolore e le altre bandiere Europee sono i simboli di storie che hanno fatto liberi i nostri Paesi, dal più piccolo al più grande. I loro sistemi democratici sono oggi la migliore garanzia per consentire loro di conservare autonomia, libertà e democrazia.
«Senza l’Unione Europea i nostri Paesi, singolarmente presi, sarebbero persi, più fragili, più condizionabili e quindi meno liberi», ha continuato Sassoli. Che ha inoltre illustrato: «È da poco iniziata la legislatura Europea. L’agenda si arricchisce giorno per giorno. Si è cercato di dare una lettura del nostro tempo offrendo una visione di prospettiva alla politica della Unione con la presentazione del “green deal” europeo. Una piattaforma che può cambiare la natura del nostro sistema economico e di sviluppo e far assumere all’Europa la leadership nella lotta ai cambiamenti climatici ma non solo. Rappresenta una prospettiva di sviluppo legata al concetto di sostenibilità economica e sociale che si dovrebbe sviluppare in 50 proposte legislative nei prossimi due anni».
Il primo provvedimento, ha informato Sassoli, verrà presentato nei prossimi giorni e prevede come organizzare il fondo per la transizione alla nuova economia. Perché non basta dire che si vuole abbassare la nostra dipendenza dal carbone. Si deve sostenere l’uscita da questa dipendenza. Si opera affinché nessuno resti indietro, le nostre imprese non devono chiudere e si deve accompagnare il processo con più posti di lavoro. È una battaglia importante, ha precisato il presidente Sassoli, a cui tutti dovremmo partecipare e che richiede un grande sforzo a tutti gli Stati membri per allineare le proprie agende a quella dell’Europa.
Sassoli ha poi colto l’occasione per «rilanciare il ruolo della UE e per sollecitare un ruolo attivo dell’Esecutivo del nostro Paese di fronte alle nuove tensioni e ai conflitti presenti nel quadro internazionale. Il ruolo politico e diplomatico della Unione Europea a livello globale non corrisponde al nostro peso che abbiamo a livello economico, finanziario e commerciale. Siamo una grande potenza quando si tratta di negoziare le questioni economiche ma facciamo molta fatica ad esercitare un ruolo politico adeguato al nostro peso ed alle nostre ambizioni».
È indispensabile dotare l’Unione di strumenti e risorse adeguate alle scelte politiche effettuate. Il negoziato sul bilancio pluriennale europeo, infatti, inizia adesso e costituirà un banco di prova. Ha quindi proseguito precisando che: «Abbiamo avuto la strana sensazione di tentativi subdoli, di fare leva sulle nostre difficoltà per trascinare il nostro Paese e l’Europa verso iniziative militari». Dopo aver affermato «Mai più la guerra. Da noi gli interventi militari e umanitari si discutono in Parlamento. Politica e diplomazia sono le nostre armi per risolvere i conflitti», Sassoli ha quindi chiesto un intervento dell’Europa sulla drammatica situazione della Libia per abbassare la tensione e consentire alle parti di riprendere il dialogo, evitando che gli interessi degli attori esterni prevalgano su quelli del popolo libico.
Con riferimento alle attuali tensioni in Medioriente, il presidente del Parlamento UE ha detto: «L’Europa deve fare il salto di qualità per la sua presenza sulla scena internazionale, usando il suo peso economico e commerciale per lo sviluppo della difesa europea quando gli USA decidono di ridurre il loro impegno, la loro presenza come in Libia e in Siria o intraprendendo azioni dagli effetti dirompenti e non concordate con gli alleati, come avvenuto in Iran». Ha quindi chiesto ai governanti di Teheran di ripensare alla loro decisione di uscire dall’accordo sulle armi nucleari.
Il presidente Sassoli ha inoltre lanciato un pressante appello per la lotta all’antisemitismo: «Ci sono dei virus che continuano a diffondersi nelle nostre società. Da me vengono spesso associazioni delle comunità ebraiche a segnalare fughe di famiglie. Questo è intollerabile». Ed ha aggiunto: “Abbiamo bisogno di essere all’altezza di questa sfida e chiedere anche severità; ecco perché voglio invitare il governo italiano a dare seguito alla direttiva europea, adottata due anni e mezzo fa, e già applicata in altri Paesi di nominare un commissario per la lotta all’antisemitismo. Abbiamo bisogno di monitorare la situazione del nostro Paese e assumere iniziative conseguenti. L’antisemitismo è un virus da debellare. Siamo in una situazione paradossale come se fossimo negli anni Trenta».
In chiusura del suo intervento, il presidente Sassoli ha affrontato il tema dei diritti dell’infanzia, in occasione del 30° anniversario della Convenzione Onu per i Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, ricordando che siamo di fronte a dati inaccettabili: lo scorso anno sono morti 6 milioni di bambini sotto i 15 anni, 150 milioni sono privati del diritto all’istruzione e sono presenti tante forme di sfruttamento, schiavitù e prostituzione di minori. «Dobbiamo proteggere i minori – ha concluso Sassoli – e investire sui diritti negati: un ruolo e una responsabilità che tocca alla politica».
Ermete Fiaccadori, presidente Comitato provinciale Anpi Reggio Emilia
Pubblicato venerdì 6 Marzo 2020
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