Presidente De Siervo come valuta la sentenza della Corte Costituzionale sull’Italicum?
Prima di tutto va detto che ragioniamo senza avere le motivazioni del pronunciamento e dunque di alcuni passaggi si capisce poco.
Il ballottaggio è stato bocciato…
Su questo aspetto la decisione della Corte è di facile intuizione. In caso di ballottaggio, il premio di maggioranza sarebbe stato assegnato a forze politiche troppo poco rappresentative del corpo elettorale: uno stravolgimento eccessivo del principio costituzionale sulla rappresentanza popolare.
Il premio di maggioranza alla lista che supererà il 40% dei voti però è stato salvato…
Se parliamo di legalità costituzionale, il sistema che emerge con la sentenza è indubbiamente piuttosto rozzo, schematico, ma risponde alla logica di agevolare, relativamente, aliquote significative dell’elettorato: il 40% lo è. Diviene una sorta di premio di governabilità che altri sistemi assegnano, pur senza dirlo. Tutti i sistemi elettorali, sia quelli proporzionali – soprattutto se articolati su piccoli collegi territoriali – sia ovviamente i maggioritari, danno un grosso vantaggio alle liste che ottengono più voti. Un maggioritario con collegi uninominali, per esempio, dà una sovrarappresentazione ad alcune forze politiche ma almeno passa per il giudizio dell’elettorato sui singoli candidati. In questo caso, c’è un sistema proporzionale con un voto per un partito, a prescindere dalla valutazione dei singoli candidati. La ragionevolezza del premio di maggioranza è ben altra cosa.
Come reputa il mantenimento dei capilista bloccati, delle pluricandidature e dell’assegnazione del collegio per sorteggio?
Vogliamo definirlo un sistema rustico? I capilista bloccati sono palesemente in favore dei gruppi dirigenti dei partiti che, in questo modo, hanno garantita l’elezione in Parlamento. E questo è molto discutibile nel merito. I sistemi elettorali vanno valutati anche per la vita interna dei partiti. Pur non essendo ancora chiaro, secondo quanto hanno scritto i giudici si toglie la discrezionalità all’eletto di scegliersi il collegio di cui sarà deputato. Si accenna a un sorteggio o ad altre modalità. Scompare il vizio costituzionale, resta però la questione sostanziale.
La Consulta ha voluto precisare che, dopo il suo intervento, la norma elettorale è immediatamente applicabile.
Le sentenze della Corte Costituzionale devono essere applicabili. Non è nulla di straordinario. La Corte non può lasciare non eleggibile la Camera o il Senato. Non significa però che i due sistemi elettorali di Camera e Senato siano ben funzionanti, opportuni e omogenei tra loro. Sono entrambi il risultato di pronunciamenti della Corte – per il Senato nel 2014 –. E, in verità, niente affatto applicabili facilmente. Sono necessarie normative di tipo integrativo che non sono contenute in nessuna delle due sentenze. Cioè il Parlamento dovrebbe comunque intervenire. La questione però è di altra natura. Ci troviamo di fronte a due sistemi elettorali, per la Camera e per il Senato, analoghi ma diseguali e che possono portare a esiti fortemente diseguali sul piano della rappresentanza parlamentare.
Ci può spiegare meglio? Andrebbe modificata la legge elettorale per il Senato o per entrambe le Camere?
Al momento ci potremmo trovare con Camere dalla maggioranza molto differente. Per il Senato i procedimenti elettorali si svolgono entro 20 collegi regionali e non su base nazionale. E per avere dei rappresentanti è necessario raggiungere un quorum all’8%. Inevitabilmente al Senato sarebbero sovrarappresentati i partiti medio grandi e, al contempo, sarebbero fortemente sottorappresentati i partiti medio piccoli o piccoli. E l’elenco delle deformazioni della volontà popolare potrebbe allungarsi perché si aggiungerebbero distorsioni a distorsioni.
Sempre in merito alla rappresentanza?
La metà delle regioni italiane eleggerebbe pochi senatori. Per di più con la sentenza del 2014 è stato introdotto il voto di preferenza, inedito e finora mai disciplinato dal Parlamento. Insomma, tutto questo potrebbe produrre disomogeneità politiche formidabili tra Camera e Senato. Potremmo anche trovarci di fronte a una Camera e a un Senato molto distanti politicamente. Chi formerà il governo? Come si farebbe a ottenere la fiducia dei due rami del Parlamento? Potremmo avere un’estrema difficoltà nel far funzionare il sistema parlamentare stesso. Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha espresso più volte questa preoccupazione, riconosciuta da tutti i partiti in occasione delle consultazioni. Sarebbe raccomandabile che il Parlamento attuale risolvesse questi problemi. Secondo me, andare a votare ora, con questo sistema, è irresponsabile.
Il ritorno al Mattarellun sarebbe una soluzione?
Niente affatto. A prescindere dal merito, il Mattarellum non è recepibile a scatola chiusa. Basterebbe ricordare che non prevedeva i collegi riservati agli italiani all’estero. Ed essendo un sistema in parte uninominale, andrebbero ridefiniti tutti i collegi. E queste sono decisioni importanti e di gran peso. In altre parole, i partiti politici si devono mettere al lavoro e trovare mediazioni nell’interesse generale per elaborare sistemi elettorali civili e soprattutto che non producano situazioni molto gravi dopo.
Pubblicato giovedì 2 Febbraio 2017
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/interviste/italicum-the-day-after/