«La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove: perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile; bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità». È il discorso sulla Costituzione di Piero Calamandrei quello che Agostino Roncallo, insegnante di italiano nel liceo linguistico di Verbania, manda quasi a memoria. È un discorso di una tensione etica e civile altissimi. «Ed è un monito – dice Roncallo – a farla vivere quella Costituzione. A partire dai giovani, come insegnava appunto Calamandrei». Trent’anni d’insegnamento alle spalle, Roncallo ha mantenuta intatta la passione del primo giorno: aiutare i ragazzi a realizzarsi nella vita e nello studio. E, soprattutto, a diventare cittadini consapevoli. Nella sua scuola ci sono stati in questi anni progetti specifici sulla cittadinanza. Eppure, racconta a Patria Indipendente, «rispetto agli anni passati registro che è aumentato il distacco delle giovani generazioni dalla politica. I valori della democrazia, i suoi meccanismi delicati, l’antifascismo, per molti di loro stanno diventando parole vuote. Hai voglia a spiegare che la Costituzione è un bene prezioso, conquistato con grandi sacrifici, se ne disinteressano, come sono indifferenti ai fatti della politica».
Una prova Roncallo l’ha avuta nel corso degli esami di maturità. Ebbene, in un momento in cui nel Paese si discute della legge Fiano, che – semplificando – introduce il reato di propaganda fascista, il prof di Verbania ha toccato con mano l’ignoranza di qualche maturando. Pochi candidati per fortuna, «ché in generale i ragazzi sono stati bravissimi», ci tiene a precisare il docente, ma quanto basta per lasciare l’amaro in bocca.
Una volta nelle scuole si insegnava educazione civica, materia che purtroppo si è andata affievolendo sempre più, fino a scomparire nel 1991. Vari e vani sono stati i tentativi di ripristinarla. Oggi si parla di “competenze di cittadinanza” ma, di fatto, l’insegnamento della Costituzione, dei suoi valori e dei meccanismi della democrazia è lasciato alla sensibilità degli insegnanti. Come appunto Roncallo. Che racconta episodi su cui le istituzioni dovrebbero riflettere.
In occasione degli orali ha chiesto ai ragazzi come è nata e quando è stata varata la Costituzione italiana, come funziona il Parlamento, chi elegge il presidente della Repubblica… Domande fatte per aiutare chi nel colloquio e negli scritti aveva zoppicato. «Pensavo fosse un modo per aiutarli e invece…». Invece le risposte avute sono state, in alcuni casi, un condensato di errori e superficialità. «Ignoravano l’esistenza e il ruolo del Parlamento, hanno detto che con il voto si scelgono “le persone da mandare al Quirinale”. Alla domanda sullo sterminio degli ebrei un ragazzo mi ha risposto che finirono nei campi di concentramento “perché erano malati e omosessuali”. Una studentessa si è presentata con una tesina su Primo Levi e non conosceva Auschwitz». Roba da far rizzare i capelli. Sicuramente da matita rossa. E invece è perfino capitato, ci spiega il professore, che chi aveva dato quelle incredibili risposte abbia poi ottenuto gli stessi voti o addirittura voti più alti di quegli studenti che si erano impegnati proficuamente nello studio e avevano rivelato capacità e competenze. Mi sarei aspettato che il presidente della commissione (esterno alla scuola ndr) facesse presente a questi ragazzi che le loro lacune erano gravi; mi sarei aspettato una maggiore consapevolezza del problema. Viceversa mi sono sentito rispondere che non si poteva abbassare il voto “solo perché non conoscono la storia”. Ma qui in discussione non era solo e tanto la materia “storia”. La questione era l’idea di scuola come luogo dell’etica e dei valori!». E ricorda come due anni prima – allora insegnava in un liceo di Domodossola – alla domanda su cosa si festeggia il 25 aprile uno studente rispose beffardo: “il compleanno di mia sorella”».
Roncallo scuote la testa amareggiato, «a questo punto mi domando quali cittadini stiamo diplomando!». L’insegnante che ha visto passare tante generazioni sui suoi banchi, sottolinea che «10-20 anni fa non era così, i ragazzi erano più sensibili, c’era maggiore partecipazione», parla di progressivo abbassamento della tensione civile, di «analfabetizzazione costituzionale».
Eppure di arrendersi non ci pensa proprio.
Terminati gli esami ha parlato con il dirigente scolastico, ha preso contattato con l’Anpi locale. Conclusione: con il nuovo anno dovrebbe partire nel liceo di Verbania un corso di “formazione democratica” perché sui banchi di scuola si torni a parlare finalmente di Resistenza e Costituzione. «Se i ragazzi avranno consapevolezza di come è nata la Costituzione e della storia tragica che la precede non potranno che diventare cittadini migliori. Non è questo a cui dovrebbe puntare una scuola che si vuole davvero buona?».
Giampiero Cazzato, giornalista professionista, ha lavorato a Liberazione e alla Rinascita della Sinistra; oggi collabora col Venerdì di Repubblica
Pubblicato giovedì 20 Luglio 2017
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