Nel biennio 1923-’24 furono centinaia i Comuni che concessero la cittadinanza onoraria a Mussolini. Un omaggio al dittatore su insistente sollecitazione delle prefetture. Accadde anche a Battaglia Terme (PD), con delibera del 18 maggio 1924. Ritrovato l’atto negli archivi a distanza di quasi un secolo l’Amministrazione guidata dal sindaco Massimo Momolo ha deciso di convocare il Consiglio comunale in una data altamente simbolica, nel Giorno della Memoria, per revocare l’onorificenza e al contempo conferirla alla senatrice Liliana Segre.
Sindaco Momolo, purtroppo di moltissime di queste onorificenze è andata perduta la documentazione: cosa è stato trovato, e in che circostanze, nel suo Comune?
Il ritrovamento è stato casuale. Il nostro archivio comunale è ben conservato e ordinato e vi stava lavorando, per ricerche locali, lo storico Paolo Bonaldi che, scartabellando, ha rinvenuto la delibera 120 del 18 maggio 1924, con la quale si conferiva cittadinanza onoraria al duce. La data mi colpisce molto: precede di poco il rapimento e il conseguente assassinio di Giacomo Matteotti, che in Parlamento aveva denunciato il brogli delle elezioni d’aprile. Nel testo della delibera che metteremo in votazione al prossimo Consiglio Comunale per revocargli la cittadinanza onoraria, specifichiamo che fu proprio Mussolini il responsabile e mandante di quel delitto.
Molte furono le città grandi e piccole che concessero la cittadinanza onoraria a Mussolini: Bologna, Firenze, Napoli; quest’ultima però fu anche tra le prime a revocarla, già nel 1944. Perché, lei con la sua giunta ritenete doveroso togliere questa onorificenza al Duce?
Qualcuno ci accuserà di voler cancellare la storia, ma non è questo. Basti pensare alla cronaca recente: un ragazzino a Livorno preso a calci e pugni, vittima di razzismo e odio antisemita. In tutta Europa, da anni, si fanno largo il negazionismo della Shoah e la rinascita di neofascismo e neonazismo: pensiamo alla strage di Utoya e al responsabile neonazista Breivik che ancora, pochi giorni fa, saluta a braccio teso davanti alle telecamere. Sono anni che si tenta di sopire, di non ricordare quello che è stato, in Italia in particolare non c’è mai stato, a differenza che in Germania, un processo per giudicare senza più appello il fascismo. In Germania non sarebbero tollerati alcuni fatti che accadono qui, come per esempio la vendita di gadget inneggianti al fascismo o i periodici raduni di nostalgici per la marcia su Roma o la morte di Mussolini. Allora credo non sia sbagliato ricordare, anche con la revoca della cittadinanza al duce, che la nostra è una Repubblica nata dalla Resistenza, dalla guerra di Liberazione, dal sacrificio di tanti partigiani, che la nostra non è solo una Costituzione democratica ma profondamente antifascista. Il fascismo fu dittatura, censura, sopruso, violenza. Vogliamo rimarcare il nostro intrinseco antifascismo riconoscendoci nella nostra Carta Costituzionale antifascista e, al contempo, sottolineando la nostra distanza da tutto quello che il fascismo è stato.
Nel 2017 alla Camera è stata presentata un’interrogazione, primo firmatario Nicola Fratoianni, per valutare “se sussistano i presupposti, anche mediante iniziative di natura legislativa, per revocare tutte le cittadinanze onorarie conferite a Mussolini”. Non sarebbe utile almeno censire i Comuni che le concessero, quelli che le revocarono e quelli che le mantengono?
In effetti sono rimasto stupefatto io per primo che il ritrovamento della delibera del 1924 sia stato casuale e che non si sia potuto provvedere ben prima, come per esempio fece Napoli, alla revoca della cittadinanza al dittatore. Farlo a caldo avrebbe forse avuto più senso. Credo che un censimento sarebbe molto utile, anche se immagino quali potrebbero essere le obiezioni che qualcuno, magari via social, muoverebbe agli amministratori che si dedicassero a questo: “Ma non avete niente di meglio di fare?”. A queste obiezioni risponderei che è molto di più il tempo che si perde proprio a polemizzare online rispetto a quello necessario a ritrovare qualche documento in archivio e che, ormai al mio ottavo anno da sindaco di cui gli ultimi in pandemia, anche dedicandomi a questo non credo di aver mai trascurato niente di importante o urgente per i miei concittadini. E abbiamo persino approfittato di questa occasione per riempire un vuoto normativo, redigendo un “Regolamento per la concessione della cittadinanza onoraria e delle civiche benemerenze” che ne preveda, appunto, anche la revoca in caso di “indegnità”.
Molti Consigli comunali, anche recentemente, si sono espressi contro la proposta di revoca della discussa cittadinanza: tra questi Brescia, Salò per esempio sostengono che in questo modo si rischia di far dimenticare le nefandezze del fascismo, che la cittadinanza onoraria concessa in quegli anni appartiene alla storia.
Mi sembra una motivazione paradossale: per rimarcare che una figura è stata nefasta e negativa le si mantiene l’onorificenza della cittadinanza onoraria?! Per insegnare e ricordare la nostra storia ci sono tanti altri modi, a Battaglia per esempio, il 2 giugno, in occasione della Festa della Repubblica, consegniamo ai neo-diciottenni una copia della Costituzione e ogni anno scegliamo un articolo diverso da far commentare e illustrare a un esperto. L’attenzione delle istituzioni verso la storia c’è e deve esserci, ma non mantenendo la cittadinanza onoraria a Mussolini, piuttosto facendo conoscere meglio la storia e l’origine della nostra Costituzione, che ci consente di vivere insieme pacificamente, senza subire vessazioni, violenze, discriminazioni. Le obiezioni di chi respinge la proposta di revoca somigliano alla nota “foglia di fico”: sotto sotto conducono poi al solito refrain del ma ha fatto anche cose buone. A dirne una sola, basterebbe l’alleanza con la Germania nazista in una guerra di aggressione per non aver nessun dubbio a revocare la cittadinanza al dittatore Mussolini.
Proprio oggi, il Giorno della Memoria, in Consiglio comunale discuterete e voterete la revoca della cittadinanza onoraria a Mussolini e il conferimento dell’onorificenza a Liliana Segre. Si aspetta voti contrari?
Innanzitutto auspico che su questa delibera ci sia unanimità. Quel che ha vissuto e poi testimoniato, soprattutto nelle scuole, la senatrice Segre, è fondamentale: promuove una cultura di tolleranza e condanna ogni forma di odio, violenza e razzismo. Si tratta di questioni purtroppo attuali e urgenti in un periodo in cui giustificazionismi, relativismi e negazionismi riprendono forza. Ma non ci possono essere tentennamenti: se si vuol restare nel solco della democrazia, non si può non essere antifascisti. Il fascismo è la negazione della democrazia. Bene che tutti possano esprimere le loro opinioni, ma va detto chiaramente che non tutte le opinioni possono trovare cittadinanza in una democrazia, ci sono dei limiti: il fascismo – e Mussolini con lui – non può avere cittadinanza. Liliana Segre è stata deportata quattordicenne, partendo dal binario 21 a Milano, è sopravvissuta all’orrore: è un miracolo non solo che ne sia uscita viva, ma che possa raccontare con incredibile lucidità, dopo anni di silenzio, quell’esperienza personale e insieme collettiva. Ha visto l’inferno e, a un certo punto, ha fatto della testimonianza, della lotta alla violenza, all’odio e alla discriminazione la sua missione. La cittadinanza onoraria è per chi, come lei, è esempio di dignità e umanità. A chi è indegno, va tolta.
Pubblicato giovedì 27 Gennaio 2022
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