In un reparto covid lo scorso marzo (foto Imagoeconomica)

«La malata, il malato, anche e soprattutto in questa terribile pandemia, non sono numeri. Sono persone con la loro dignità, paure e diritti, fragilità e necessità, e devono essere sempre al centro del nostro sentire e dei nostri interventi». Lavora negli ambulatori ospedalieri Arianna Cesarone, 51 anni, genovese, dirigente medico, specialista in endocrinologia e diabetologia, ma da marzo a maggio dello scorso anno ha lavorato nell’unità di crisi di un ospedale genovese.

La dottoressa Arianna Cesarone

Già vaccinata?

Mi è stata somministrata la prima dose il 4 gennaio. L’inizio della fine di un anno da incubo. Ma è stato ed è ancora per tutto il personale sanitario un periodo molto difficile e doloroso. Sia per i pazienti, sia per chi se ne prende cura. Non era mai successo che un malato non avesse la possibilità di essere accudito da un familiare o da un badante durante la degenza in ospedale. Possono contare solo sul personale sanitario e sono dipendenti in tutto e per tutto, così dobbiamo fare fronte anche al loro disorientamento, al senso di solitudine, alla depressione. Il nostro è un lavoro di soccorso, protezione, accudimento, di solidarietà. Mentre il virus ci colpiva con la prima ondata, tutti ci rendevamo conto di quanto fosse rischioso lavorare in ospedale.

Molti medici e infermieri sono morti in questi mesi.

Nello stesso giorno in cui mi vaccinavo, in Italia ne sono morti altri due portando il totale a 283. Ho perso anche amici cari. Perché puoi contagiarti e lo metti in conto. Però puoi morire e questo in conto non lo metti mai. Ci pensi. E speri che non accada.

Il volto di una donna medico dopo un turno in terapia intensiva (Imagoeconomica, Carlo Lanutti)

Abbiamo visto tutti immagini di medici e infermieri crollare letteralmente per la fatica…

Allora la situazione era delirante, con turni continui, la vestizione adeguata per non contagiare se stessi e gli altri. Non ci riconoscevamo neppure tra colleghi, immaginiamo come potessero vederci i malati. I più autosufficienti comunicavano con l’esterno grazie ai cellulari. Gli altri no. E le brevi frasi di sostegno ai pazienti, nella frenesia del nostro lavoro, erano di scarso incoraggiamento. All’inizio della prima ondata ricordo un paziente agitato, disorientato, afasico, era difficile comunicare con lui. La figlia chiamava al telefono in reparto, così ho avuto l’idea di impacchettare il telefono del reparto con un sacchetto di nylon e portarlo al letto del padre, lei parlava e lui ascoltava attento una voce familiare. Improvvisamente era tranquillo e sorridente. La cosa che ti rimane in mente sono gli occhi smarriti dei ricoverati, l’ansia dei familiari.

(Imagoeconomica)

E la vita intorno come era?

Cambiava completamente il mondo intorno. La vita assumeva contorni inimmaginabili in precedenza: didattica a distanza, smartworking, distanziamento sociale, azzeramento degli eventi, lockdown generalizzato, funerali vietati. Il lutto si elabora da tempi remotissimi con riti religiosi o laici. Adesso al massimo in 15 possono partecipare all’ultimo saluto. Però resta una ferita aperta, dolorosissima, se un tuo congiunto entra in ospedale e non puoi vederlo mai più. E non solo chi perde la vita per il covid, ma tutti i morti.

Arianna Cesarone è anche vicepresidente di Anpi Genova e presidente della sezione San Fruttuoso. Si può parlare della scoperta di un nuovo umanesimo?

Credo che questo periodo abbia portato le persone a guardarsi dentro, a far emergere la parte migliore di sé: la solidarietà tra vicini, tra giovani e anziani, quella dell’associazionismo verso i poveri e i deboli. E ha messo all’angolo, almeno per un momento, chi manifestava con aggressività, prepotenza, odio, invidia, razzismo. Dovrebbe essere la base su cui fare leva per il futuro, una cosa da imparare. Perché, per fortuna, nei momenti di difficoltà emergono sentimenti di solidarietà e di impegno su quali credo sarà necessario contare anche nei momenti non di emergenza.

Il diritto alla salute è fondamentale sancisce la Costituzione della Repubblica Italiana

La disuguaglianza è aumentata in tutti i campi. In sanità?

La sanità pubblica si rivolge a tutti: anziani, persone deboli o fragili, invalidi, stranieri, la discriminazione non esiste Abbiamo curato e cureremo tutti, senza distinzione. L’articolo 32 della nostra Costituzione, uno degli articoli più belli, sancisce che la salute dei cittadini è un diritto fondamentale dell’individuo e della collettività. La salute è intesa non soltanto come bene individuale ma soprattutto come risorsa della comunità. Anche per questo hanno combattuto le nostre partigiane e i nostri partigiani.

E il sistema sanitario riflette i valori costituzionali?

Il nostro sistema sanitario nazionale, nonostante i tagli subiti da decenni a favore della sanità privata, ha fatto un buon lavoro. Però è stato protagonista esclusivamente il sistema pubblico, mentre quello privato si è dimostrato quasi irrilevante ai fini del contrasto al virus. Inoltre la divisione del sistema sanitario in tanti sottosistemi regionali si è dimostrata un intralcio alla tempestività e all’efficacia dell’intervento istituzionale. In molte Regioni non si è decentrato, abbiamo semplicemente assistito ad uno smembramento di servizi pubblici essenziali. In futuro sarà opportuno restituire priorità e finanziamenti al sistema sanitario pubblico e rafforzare la natura nazionale del sistema sanitario.

L’assalto a Capitol Hill

Sembra confermarsi un connubio tra no mask, no vax e neofascismo in Italia e all’estero. Mi riferisco alle città del nostro Paese messe a ferro e fuoco per protestare contro la cosiddetta dittatura sanitaria. E negli Stati Uniti, durante l’assalto a Capitol Hill nessuno portava la mascherina. L’opinione del medico?

Qui entriamo in un terreno minato. Ci sono soggetti, e sono tanti, che non hanno cultura, non hanno idea di cosa significhi pensiero scientifico, letteratura scientifica e di quanto studio, lavoro, impegno vi sia dietro. Il fascismo è nemico della conoscenza, dell’istruzione, della possibilità per ogni soggetto di elaborare idee proprie. Fascismo significa ignoranza della storia e superficialità. Il pensiero fascista è più facile e maneggevole degli altri, meno faticoso, e così popolare che meno ci sono cultura, riflessione, scienza, più cresce e si radica. Così vince l’idea del singolo e non della comunità. La storia insegna, ma solo a chi vuole imparare. Purtroppo, in pochi la studiano veramente.

A scuola la studio della scienza è bistrattato così come troppo spesso anche la storia (Imagoeconomica)

Come uscirne?

Bella domanda. Intanto è necessario arginare il fenomeno contrastando la falsa scienza e smontando le tesi complottistiche punto per punto. Inoltre è necessario insistere sui nuovi studenti affinché certe degenerazioni non abbiano terreno fertile sul quale attecchire. Poi è necessario, fin dall’infanzia, far nascere il vero pensiero scientifico che non è credere a quanto viene detto, quella è religione, ma insegnare a porsi domande, a darsi risposte in modo scientifico, a spiegare i fenomeni in maniera razionale, con metodo scientifico. Gli imbecilli ci sono e ci saranno sempre. Adesso, con i social, hanno anche voce e, essendo degli aggressivi prepotenti, cercano anche di enfatizzare e imporre le loro idee prive di fondamento. La nostra scuola ha uno stampo più letterario, filosofico, artistico. La scienza vera non è presente, come metodologia intendo. Citando il professor Silvio Garattini “se non si porta a scuola la scienza, non la porteremo mai nella società”.

(Imagoeconomica)

I vaccini sono sicuri? Dopo quello Pfizer-Biontech in somministrazione, ora è stato approvato anche quello di Moderna e all’orizzonte c’è quello di AstraZeneca.

I vaccini sono una delle più importanti scoperte scientifiche della nostra epoca, i principali responsabili dell’incremento della vita media, tra i migliori alleati dell’uomo nella prevenzione. Il vaccino anticovid è il risultato di una azione scientifica unita e trasversale che si è attuata a livello di tutto il pianeta. Non era mai successo con queste modalità. A partire dalla condivisione dei dati scientifici. Questo ha permesso una accelerazione notevole dei tempi di lavoro. Più conoscenze, più ricercatori coinvolti, utilizzo di tecnologie ai massimi livelli in tutto il mondo, eliminazione di gran parte della burocrazia, soldi a pioggia da tutti i governi. Il lavoro è andato avanti con una accelerazione incredibile. Abbiamo un vaccino sicuro dal punto di vista clinico, efficace contro il virus, gratuito. Direi che non si poteva chiedere di più. Una grande soddisfazione planetaria. Un risultato dovuto al gran lavoro dei ricercatori scientifici. La ricerca deve essere uno dei punti di forza dei governi del nostro Paese. Dove c’è ricerca c’è progresso, c’è prevenzione, c’è futuro.

La dottoressa Arianna Cesarone “a volto scoperto”

In Italia anche una piccola parte del personale sanitario si è dichiarato No vax.

Dovrebbe riprendere in mano qualche bel libro e ristudiare gran parte dell’immunologia, della biologia molecolare, della microbiologia e dell’infettivologia. La superficialità con la quale espongono alcune delle loro idee è fuorviante e pericolosa. Totalmente ascientifica. Questo non è accettabile. Infatti sono già stati avviati procedimenti con esposti alla magistratura contro chi sostiene tesi complottistiche antivaccinali.

Durante una delle iniziative solidali dell’Anpi a Genova. A destra nella foto, Arianna Cesarone

Torno a chiedere alla dirigente Anpi Genova. Comitati provinciali e sezioni da Nord a Sud, sin dal primo lockdown, hanno messo in moto la macchina della solidarietà, facendo anche rete. Nella tua città?

Accanto all’emergenza sanitaria si è sviluppata una emergenza sociale che ha assunto talvolta connotazioni veramente gravi soprattutto verso le fasce più deboli, verso chi ha perso il lavoro, magari precario, verso chi prende la pensione minima, verso chi è in cassa integrazione che magari non viene pagata. A Genova si è sviluppata una rete di solidarietà che ha visto impegnate singole sezioni Anpi, sotto il coordinamento del presidente del Comitato provinciale, Massimo Bisca, ma anche i Circoli Operai, l’Arci, la Cgil, lo Spi Cgil e tante altre realtà. Volontari uniti contro la povertà a fare solidarietà attiva: spese solidali, consegna di spesa e farmaci al domicilio, distribuzione di prodotti alimentari e sotto Natale anche di tanti giocattoli. Anche la mia sezione si è attivata. Nel mese di maggio abbiamo promosso una spesa solidale a favore del social market del Municipio, che segue molti casi di estrema indigenza, addirittura raddoppiati rispetto ai mesi precedenti. Questo ha dato l’avvio ad altre iniziative che si sono allargate a macchia d’olio. E si continuerà a fare rete.

L’Anpi nazionale ha lanciato un forte appello ad un’alleanza per la persona, il lavoro, la socialità.

Una alleanza è indispensabile per far fonte all’emergenza anche economica. Sono orgogliosa di far parte dell’Anpi perché la nostra Associazione è un vero punto di riferimento nel panorama politico, non partitico sia chiaro, nazionale. Un’associazione viva e in forte espansione che ha le radici nei valori nati dalla Resistenza: giustizia sociale, libertà, democrazia, solidarietà, pace. Che cerca di riproporre l’antifascismo come insieme di valori, come punto di convergenza di diverse culture, come cemento ideale e pratico di una visione del mondo che metta al centro le persone. Come esponente Anpi ritengo che l’appello sia espressione di grande lungimiranza. L’unione degli antifascisti deve comprendere il mondo dell’associazionismo e del volontariato laico e cattolico, il mondo sindacale e del terzo settore e che deve trovare necessariamente alleanze e sponde nei partiti democratici antifascisti e nelle istituzioni. È l’unica possibilità per arrestare il degrado della società, per farla progredire e per portare avanti il contrasto a fascismi, razzismi, nazionalismi. Sarà una alleanza per la Costituzione, per la sua piena attuazione e con lo scopo di avviare un processo di ricostruzione della società, “ricomponendo ciò che è disperso, unendo ciò che è diviso, restituendo socialità dove c’è solitudine”. Ho sintetizzato le parole, che condivido in pieno, del nostro presidente nazionale, Gianfranco Pagliarulo. Anpi ha bisogno di tutti noi, del nostro impegno, delle nostre intelligenze, della nostra responsabilità, ma anche della nostra allegria e spensieratezza, della nostra voglia di stare insieme.

Usciremo vincitori in questa nuova Resistenza?

Non ho dubbi. La pandemia ci ha messo di fronte ad alcuni errori, che avrebbero potuto rivelarsi tragici, ma ha permesso a molti di riflettere sui tanti valori che ci caratterizzano come cittadini: la solidarietà, l’uguaglianza, l’importanza dell’impegno civile e sociale, il fondamento del lavoro e la necessità che sia svolto in sicurezza. Soprattutto, la pandemia ci ha insegnato che uniti si vince.