La Presa della Bastiglia in un dipinto del 1789 di Jean-Pierre Houël
La Presa della Bastiglia in un dipinto del 1789 di Jean-Pierre Houël

Nicolas Maccioni è il Capo di gabinetto del ministro della decentralizzazione e della funzione pubblica francese, Marylise Lebranchu. È un osservatorio privilegiato per comprendere le dinamiche del recente voto regionale, perché il ministero ha il compito di trasferire competenze statuali verso le collettività locali, una specie di regionalizzazione che implica – gioco forza – una profonda conoscenza delle realtà territoriali.

Ma Nicolas è anche vicesindaco – Premier maire-adjoint, come si dice in Francia – del comune di Sarcelles, ad una quindicina di chilometri da Parigi. Sarcelles è un esempio positivo d’integrazione, che accoglie una delle più grandi comunità di rimpatriati dall’Algeria francese, con oltre un quarto degli abitanti di origine extracomunitaria. Un terzo dei residenti è di religione musulmana, un terzo di religione ebraica, tanto che il comune ospita la più alta concentrazione di sinagoghe e negozi kasher di tutta la regione parigina.

È il risultato di questi due elementi, oltre che una lunga amicizia, che mi porta a chiedere a Nicolas un commento sui risultati delle elezioni regionali francesi. Ci incontriamo in Comune, che ha un indirizzo che mi piace particolarmente, 3, rue de la Résistance.

Nicolas Maccioni
Nicolas Maccioni

Nicolas, sei stato il responsabile delle relazioni con gli eletti locali nella campagna presidenziale di François Hollande e oggi vivi la doppia realtà ministeriale e comunale, la tua reazione ai risultati del primo e secondo turno delle regionali?

La sinistra resiste, la destra strappa una vittoria risicata, ma più di 6 milioni di francesi hanno votato per il Front National e oltre 18 milioni hanno scelto di non votare. La sinistra deve pensare ad un approccio nuovo ed innovante alla politica, lanciare adesso – ora – un dibattito nazionale per riflettere sulla rifondazione del nostro sistema democratico in tutte le sue dimensioni, democrazia rappresentativa, democrazia partecipativa, strumenti di partecipazione diretta del cittadino.

Ed il dibattito non avrebbe senso se non lo allargassimo all’insieme delle forze della sinistra, ma anche ai sindacati, all’associazionismo, a tutte quelle realtà che intendono difendere la Repubblica contro il Front National, il cui unico scopo è fomentare l’odio, il ripiegamento su noi stessi, la disintegrazione della società.

Una risposta d’impegno sociale strutturato quindi?

Marine e Jean Marie Le Pen (da http://i1.mirror.co.uk/incoming/article5489319.ece/ALTERNATES/s615/Jean-Marie-Le-Pen-Marine-Le-Pen.jpg)
Marine e Jean Marie Le Pen (da http://i1.mirror.co.uk/incoming/article5489319.ece/ALTERNATES/s615/Jean-Marie-Le-Pen-Marine-Le-Pen.jpg)

Sì, certo, ma con un interrogativo a cui non possiamo non cercare di rispondere: dov’erano i giovani la settimana scorsa? Nel 2002 noi ci precipitammo in strada per gridare “Le Pen t’es foutu, la jeunesse est dans la rue!” (Le Pen, sei fregato, la gioventù è scesa in strada); questa volta molti ragazzi hanno votato FN e lo rivendicano con orgoglio… Bisogna certo analizzare il voto senza giudicare, ma occorre soprattutto porsi il problema dell’impegno… Dobbiamo chiederci se i responsabili politici – esattamente come i media d’altronde – non debbano rimettersi in questione. Dovremo proporre una risposta alla domanda che ogni cittadino repubblicano dovrebbe porsi “Cosa posso fare, io cittadino, per il mio Paese?” Impegno politico e/o associativo, servizio civile obbligatorio, è una riflessione da approfondire.

Proviamo ad analizzare il voto?

Beh, è una “non vittoria” della destra, vincono in 3 regioni solo grazie all’appoggio del Partito Socialista, che dimostra che la sinistra si è presentata unita davanti ad una destra divisa. La Storia potrà dire che la sinistra si è sempre assunta le sue responsabilità.

Sì, ma il voto al Fronte Nazionale è una realtà.

Intanto dobbiamo constatare che il nostro modello sociale, che resta invidiato da tutti, è un formidabile ammortizzatore in tempi di crisi. È altrettanto ovvio che proprio nei momenti di crisi c’è una specie di riflesso condizionato a gettare le colpe su qualcun altro e per il Front National “l’Altro” è il francese di origini straniere. È la soluzione facile ad un problema complesso, la quintessenza del populismo. E certamente non è la soluzione vera, la risposta reale è “la République”.

Nicolas Sarkozy
Nicolas Sarkozy

Cosa cambia nel paesaggio politico francese dopo il voto?

Sono i dati a parlare da soli. 6,8 milioni di voti al FN e 18 milioni di astensioni non sono una vittoria per nessuno. 3 regioni vanno ai Repubblicani (N.d.A. il partito fondato quest’anno da Nicolas Sarkozy, successore dell’Unione per un Movimento Popolare, l’UMP) e altre 3 se le aggiudicano solo grazie al voto degli elettori di sinistra. La sinistra ottiene 5 regioni ed una va all’UDI (N.d.A. L’Unione dei Democratici e degli Indipendenti, una federazione di sette partiti centristi e socio-liberali creata nel 2012 dal leader del partito Radicale Jean-Louis Borloo).

Nelle tue riflessioni appaiono in modo costante due termini, Rifondazione ed Impegno.

Rifondare è la strada da percorrere. Bisogna lavorare tutti assieme, la sinistra intera, i sindacati ed i cittadini; è un dibattito aperto che deve essere condotto con l’insieme della classe “politico-mediatica” del Paese. Non si tratta di dire “sinistra e destra sono la stessa cosa”, ci sono chiaramente politiche di sinistra e politiche di destra, ma c’è contemporaneamente un dibattito comune che deve essere fatto. La risposta non può che essere collettiva, o non ci sarà risposta alcuna. Occorre aprire una stagione di grandi dibattiti pubblici. E uno dei temi da discutere è l’impegno. I ragazzi si vantano di aver votato per il Front National; eppure io continuo ad incrociare giovani militanti per cui lo choc del 2002 ha segnato l’inizio dell’impegno politico e sociale. Che cosa ha determinato la differenza tra i ragazzi di allora e quelli di adesso? Perché non hanno più voglia di candidarsi, di essere eletti, di portare la loro pietra all’edificio? Dobbiamo ritornare ad un sistema di relazioni sociali in cui i cittadini s’interroghino sul loro ruolo, su quello che possono dare e fare, ognuno al proprio livello, alla società e per la società. 

Il Presidente francese François Hollande
Il Presidente francese François Hollande

Mi sembra di leggere, nelle tue parole, molto di quello che avete fatto a Sarcelles…

Confesso un certo orgoglio per i risultati… il Partito Socialista ha ricevuto circa il 40% dei voti espressi già al primo turno, che fa della città il più importante comune socialista della regione. Ma un risultato simile, in queste realtà che sono un piccolo laboratorio della Francia intera, si ottengono continuando a sviluppare insieme ai cittadini progetti ambiziosi, per l’impiego, la cultura e lo sviluppo economico innanzitutto.

 

Ci lasciamo con la promessa di rivederci presto per valutare assieme i progressi della rifondazione e con la comune riflessione che la ricetta potrebbe, dovrebbe, applicarsi non solo alla Francia.

Filippo Giuffrida, giornalista, Presidente ANPI Belgio, membro del Comitato Esecutivo della FIR in rappresentanza dell’ANPI