Siena è stato il primo capoluogo in Toscana a dotarsi di strumenti idonei per impedire manifestazioni dell’estrema destra di stampo nostalgico, discriminatorio, omofobo, xenofobo e razzista. La scorsa estate il Consiglio Comunale ha accolto un atto di indirizzo antifascista, il 30 gennaio 2018 anche il nuovo regolamento. Il Sindaco Valentini è soddisfatto?
È stato un percorso partecipato con la cittadinanza e le associazioni del territorio. Sono orgoglioso della mia città. Soprattutto l’aver approvato il nuovo regolamento è stato un atto importante, di rilevanza nazionale. Perché il passaggio più delicato in questi mesi è stato proprio adeguare i regolamenti. Sui principi credo sia possibile trovare adesioni, costruire un movimento corale democratico. Sia chiaro, affermare un atto di indirizzo politico, di puro principio appunto, di contrasto ai fascismi e a ogni discriminazione non è semplice, lo avvalorano i numeri dei Comuni italiani, grandi e piccoli, che lo hanno fatto. Sono qualche decina su 8.000. Tuttavia, la nostra esperienza dimostra come sia ben più impegnativo definire e adottare le norme applicative precise, i regolamenti. Ha infatti comportato un lavoro molto tecnico e per questo ringrazio gli uffici comunali per la collaborazione. Sono regole borderline, una novità per le Amministrazioni locali, vanno ben studiate.
Su Siena pende una causa di CasaPound, si riferisce a questo?
CasaPound ha provato a impugnare la delibera, non il regolamento. Per di più aveva scelto una strada lunga e tortuosa rivolgendosi alla Presidenza della Repubblica. Noi siamo riusciti a far trasferire il ricorso al Tar. E sarà il Tribunale amministrativo a decidere, credo in tempi non lunghissimi. Noi siamo sicurissimi di aver fatto un buon lavoro. Noi non abbiamo mai temuto il rischio di subire una causa – lo abbiamo messo in conto – ma non vogliamo assolutamente perderla, perché ciò aiuterebbe, addirittura, quei movimenti e quei disvalori che vogliamo contrastare o almeno mettere ai margini. Così abbiamo analizzato tutti i regolamenti cittadini, a partire dallo Statuto del Comune di Siena, e le norme internazionali, come la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo oltre, ovviamente, alle leggi nazionali, a cominciare dalla Costituzione.
La Costituzione vieta la ricostituzione del partito fascista e le leggi Scelba e Mancino sanzionano…
Per utilizzare spazi pubblici, infatti, chiediamo di sottoscrivere una dichiarazione di rispetto di quelle norme. Non possiamo chiedere di giurare sul proprio pensiero, cosa veramente molto difficile e discutibile, però possiamo esigere un impegno sui comportamenti. Non vogliamo sapere se qualcuno la pensa da fascista; se è così, o è uno sfortunato o un cretino; ma vogliamo evitare sia la propaganda sia comportamenti concreti fascisti, razzisti, omofobi, sessisti, discriminatori. La libertà di opinione è garantita dalla Costituzione. La grande differenza, e lo si comprende andando a scavare nella giurisprudenza come abbiamo fatto noi, è la distinzione tra pensiero od opinione e azione. Un pensiero, individuale o collettivo, pur odioso, è del tutto legittimo. C’è un precedente storico che lo conferma: il Movimento Sociale si presentò alle elezioni politiche una manciata di anni dopo la fine della seconda guerra mondiale. Poté farlo perché, secondo l’ordinamento italiano, per essere punito, qualsiasi modo di pensare deve tradursi in atti concreti, propaganda ostentata, essere una minaccia reale, e non solo potenziale, al sistema democratico. Abbiamo lavorato moltissimo su questo aspetto affinché i nuovi regolamenti fossero inattaccabili. E poi era necessario renderli anche praticabili.
Quali sono state le principali difficoltà da superare?
Va tenuto presente che a Siena, abbiamo modificato e aggiornato ben 25 regolamenti che vanno da quelli che disciplinano l’uso dei luoghi pubblici, la biblioteca, le sale e il palazzo comunale, i teatri, gli impianti sportivi, lo svolgimento di attività commerciali, le strade e le piazze, piazza del Campo, per intenderci, fino all’affissione di manifesti. Chiunque deve adeguarsi ai principi e alle norme del consesso democratico. Nell’organico del Comune, però, non ci sono “esperti di antifascismo”, non c’è un disaster manager come nella Protezione civile. Il personale, gli agenti della Polizia Municipale, ha fatto un normale concorso, quindi devono avere nelle mani qualcosa di facilmente leggibile, comprensibile e contestabile. Non volevamo scrivere una legge bella ma inefficace, per questo dovevamo lavorare bene e con grandissima attenzione. Senza dotarsi di strumenti idonei al contrasto nella pratica quotidiana, l’atto di indirizzo antifascista diveniva solo un modo per scaricarsi la coscienza. Abbiamo poi dovuto affrontare il tema del controllo, non meno importante.
Come è realizzata la sorveglianza?
Con l’attività dei vigili oppure attraverso le segnalazioni dei cittadini, video o foto che invieranno agli uffici comunali. Chi vorrà usufruire di qualsiasi spazio pubblico comunale dovrà sottoscrivere una dichiarazione di rispetto della Costituzione e delle leggi italiane, chi la violerà è come se avesse giurato il falso. Prima di tutto obblighiamo ad accettare le regole democratiche, usando un’accezione un po’ forte, è come se li reintroducessimo nell’agone democratico. Punto secondo: a chi farà il furbo verrà ritirato il permesso e in futuro potrebbe non ottenere più il nulla osta. Abbiamo lavorato “di fino”, abbiamo fatto una cosa seria. Pensiamo di esserci riusciti.
Sono previste sanzioni?
Certo. Sono le multe che si comminano quando si infrangono le norme amministrative.
L’opposizione ha lasciato l’Aula al momento del voto sul regolamento, inoltre a sinistra si chiedeva meno timidezza.
Il 30 gennaio il Consiglio si è espresso all’unanimità dei presenti. Quanti non erano favorevoli non se la sono sentita di dichiararlo, non hanno avuto il coraggio di astenersi o di votare contro. È una posizione da Ponzio Pilato, ma hanno dovuto gettare la spugna. Anche questo è significativo. A sinistra ci siamo confrontati e ci siamo capiti, il mio intento era che ogni luogo pubblico della città di Siena, all’aperto o al chiuso, si potesse utilizzare solo a condizioni precise: la sottoscrizione di una dichiarazione preventiva di rifiuto del fascismo e di tutti gli altri disvalori e il corretto comportamento concreto.
A Siena il 23 marzo si terrà un convegno dedicato alle iniziative che altri Comuni come il suo hanno adottato o intendano assumere.
Abbiamo raccolto un appello dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia che da tempo ormai solleva l’attenzione su formazioni neofasciste e neonaziste e sulla necessità di mettere a punto strumenti di contrasto come sono le cosiddette delibere antifasciste e antinaziste. Noi metteremo la nostra esperienza a disposizione di tutti i colleghi Amministratori di Comuni, piccoli o grandi, che parteciperanno. Vogliamo porre una grande questione nazionale e l’interesse, dai riscontri che abbiamo, è altissimo. Ci sarà anche una sezione dedicata alle consulenze. Nessuno deve sentirsi solo. Il 23 marzo è inoltre una data simbolica: si riunirà il nuovo Parlamento, dopo le elezioni del 4 marzo. E il convegno sarà un ulteriore richiamo a tutte le forze politiche democratiche a operare per arginare ogni fenomeno di richiamo a fascismi, nazismi e discriminazioni.
Il convegno di Siena solleva anche il tema del dispregio dei valori democratici da parte di rappresentanti delle istituzioni della Repubblica, eletti dai cittadini. Il sindaco di Turbigo, per esempio, ha annunciato un aumento fino al 600% della Tari a carico di chi ospiterà un richiedente asilo. Oppure quanto scritto su Facebook dalla sindaca leghista di Gazzada Schianno, che ha irriso la Giornata della memoria….
Quando il sindaco diventa tifoso, le istituzioni locali perdono identità e credibilità. In questi anni la funzione delle istituzioni sta perdendo popolarità, anche quella del sindaco, che è quella più vicina ai cittadini. Non si tratta di essere paludati, bisogna stare con la gente. Queste però sono iniziative diseducative, episodi simili scavano un solco nel sentire democratico, fanno scendere le istituzioni nel sottoscala. Chi rappresenta le istituzioni deve essere un modello, non credo debba esserci distanza tra vita personale e pubblica, in ogni scelta. E assumersi responsabilità in prima persona, come nel caso del contrasto ai neofascismi.
Il sindaco Valentini è figlio e nipote di partigiani, per questo sente forte la necessità di reagire?
Quando mio padre è morto, lo abbiamo sepolto con le foto della famiglia e con la tessera dell’Anpi, perché non si dismette mai la divisa da partigiano. E mio zio Vittorio Meoni era stato l’unico sopravvissuto, anche se gravemente ferito, all’eccidio di Montemaggio del 18 marzo 1944, dove persero la vita diciannove suoi compagni. Era un dirigente nazionale dell’Associazione ed è stato anche presidente dell’Istituto storico della Resistenza. Se n’è andato lo scorso agosto, ha saputo dell’atto di indirizzo, glielo dissi io stesso. Fu molto contento.
Valentini ritiene necessaria un’operazione culturale di contrasto ai fascismi e razzismi?
Ho visto da poco il film Sono tornato e, per quanto in chiave ironica, affronta un tema gravissimo. Sono passati tanti anni dalla fine del regime e si tende a dimenticare. Mio zio Vittorio Meoni, pur molto malato, fino all’ultimo ha voluto incontrare le nuove generazioni. Andava nelle scuole a testimoniare. Purtroppo i protagonisti di quella stagione stanno scomparendo e noi non abbiamo più chi può raccontare in prima persona. Dovremo affidarci ai libri, ai documenti, ai film. C’è un lavoro di base da fare che ha la priorità. Il Comune di Siena, per esempio, ha avviato e finanziato un progetto per una ricostruzione teatrale dell’eccidio di Montemaggio. Non era stato mai fatto prima. E Sergio Staino ha scritto una storia a fumetti della vicenda, proprio dedicata ai ragazzi. Dobbiamo dotarci di strumenti adatti ai giovani. Le nuove generazioni hanno nuovi modi di comunicare che vanno sostenuti. Ne va del futuro di tutti.
Pubblicato giovedì 22 Marzo 2018
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