Per il suo 70° compleanno, la redazione di “Patria Indipendente” si è fatta il regalo di vedersi a Riccione, finalmente in presenza. Il tempo di ambientarmi, abituarmi all’avvicendarsi dei saluti e degli interventi dei delegati, di guardarmi intorno per tutta la sala. Rivedo con piacere compagne e compagne conosciuti anni fa, ma con la curiosità di inviata e iscritta Anpi vado a caccia delle facce più giovani: cerco di indovinarle sotto la mascherina.
È facile coinvolgersi in chiacchierate che danno conto di loro “da dentro” il congresso. Le testimonianze qui riportate sono solo alcune, ma rappresentative di molti. Ad ascoltarle provo la stessa emozione che sento coi partigiani. Risuonare nelle parole di altri è uno dei maggiori traguardi che si possano toccare nelle relazioni. È questo uno dei risultati più importanti di ogni congresso, più ancora dei documenti elettorali e politici: ri-scoprire di non essere soli.
ANPI, del resto, è stata prima di tutto la ricerca di un tetto ideale e politico sia per Barbara Elese, 34 anni, presidente della sezione di Acqui Terme, sia per Salvatore Borelli, coetaneo, presidente della sezione “Savina Bozzano”, la partigiana “Sonia”, che raggruppa i Comuni di Cropani, Botricello, Sersale e Sellia Marina, in provincia di Catanzaro. Barbara e Salvatore – iscritta lei nel 2008 lui nel 2011 – si sono conosciuti nel 2013 a Ventotene per Antifascismo al futuro, una delle occasioni promosse dall’ANPI per far incontrare under 25 da tutta Italia attorno ai temi dell’antifascismo.
“È stata una tappa capitale per molti – ricorda Barbara – sia per le modalità informali e aperte, fatte di discussioni e tavoli di lavoro (che sarebbe utile importare anche nel modello congressuale, talvolta troppo rigido), sia per fare rete tra antifascisti”.
Salvatore racconta che in occasione del 150 anniversario dell’unità d’Italia, si era accorto che nella sua provincia l’ANPI era l’unico soggetto autorevole a rispondere agli attacchi “nordisti” della Lega. Anche per questo, per Salvatore, è importante avere un comitato ANPI per ogni provincia, perché se è vero che la Resistenza fu un fenomeno territorialmente radicato perlopiù al centro-nord, l’antifascismo – ieri come oggi – percorre l’intera penisola (a questo proposito non si può non ricordare il convegno Il contributo del Mezzogiorno alla liberazione d’Italia).
“Se vogliamo che l’umanità vada al potere – dice Salvatore – occorre prima di tutto creare e consolidare rapporti umani tra di noi, rapporti che si cementano e durano nel tempo visto che continuo a sentirmi con molti dei ragazzi conosciuti allora. Si diventa così davvero compagni, perché si condivide tutto”. Ma la rete che l’ANPI sa tessere comprende anche altre associazioni.
Sara Cucciolito, 36 anni, presidente della sezione territoriale napoletana di Capodimonte. Operare in certe realtà richiede umiltà e attenzione, specie verso i ragazzi. “Non si può arrivare a Scampia – spiega Sara – e parlare di Costituzione e pace in astratto a chi la guerra la vive tutti i giorni. Occorre ascoltare i bisogni concreti, che spesso chiedono legalità e occasioni di lavoro”.
E come si fa? Si parte, risponde Sara, dalla microstoria dei loro quartieri: si aiutano i ragazzi a radicarsi nel territorio accompagnandoli fisicamente nei luoghi della memoria e raccontando loro le storie di chi, ottant’anni fa, fu talmente legato alla propria terra da morirci, come accadde a Ciro e Salvatore Palumbo, padre e figlio (cui la sezione di Capodimonte è dedicata), fucilati per rappresaglia dalla Divisione “Hermann Goering”. Oppure entrando nelle scuole con progetti di testimonianza, anche di discendenti dei testimoni diretti, che sgravino di questa parte del programma di storia e cittadinanza docenti spesso travolti dall’emergenza di affrontare i gravi problemi esistenziali e familiari dei loro alunni. Operare con questi giovanissimi è una vera responsabilità: “Non sono io che mi occupo di memoria – conclude Sara – è la memoria che si occupa di me”.
Ma anche la neo istituita disciplina “Educazione civica” e l’alternanza scuola-lavoro sono ottime occasioni per parlare ai più giovani, ci ricorda ancora Barbara Elese: l’ANPI, insieme all’associazione Tessere Territori e alla cooperativa Crescere Insieme, ha creato un progetto per l’ITIS “Montalcini” che insegnerà ai ragazzi a valorizzare anche dal punto di vista storico-culturale il sacrario partigiano di Pian Castagna, rinverdendo così anche la storia del partigiano Mingo. L’affetto per i partigiani, sia per i caduti sia per i superstiti della guerra di Liberazione che hanno avuto occasione di conoscere, è una costante in tutti gli iscritti all’ANPI: “Non mi sono mai sentito guardato dall’alto in basso – descrive perfettamente Salvatore – ma sempre negli occhi. Con sincerità e trasparenza mi è stato mostrato un percorso e mi è stato chiesto calcarlo insieme. È questa la bellezza e la potenza dell’ANPI che ho visto io, quella di un Ente Morale, oltre che di una associazione, in cui si apprende qualcosa che ci si può portare poi dappertutto, perché l’antifascismo è uno stile di vita”.
La pensa così anche l’ultima giovane che incontro, anzi la più giovane congressista presente a Riccione: Bianca Piergentili, 18 anni, iscritta alla sezione di Viterbo. Le chiedo quale sia la cosa più urgente che ha da dire agli adulti: “Smetterla con le ‘lezioni moralizzanti’, smetterla di trattare gli studenti e i ragazzi come se non capissero niente: non è vero. E si può fare anche diversamente, come fa l’ANPI, per esempio, senza paternalismo ma mettendosi sullo stesso piano. Occorre continuare con questa apertura – incalza – per questo, io e altri ragazzi della sezione viterbese, abbiamo presentato un emendamento, discusso come ordine del giorno nella commissione politica congressuale, che prevede la creazione di sezioni ANPI destinate ai giovani, studenti o lavoratori che siano”.
E che bisogno c’è? Allora mi spiega che le stesse battaglie possono essere condotte in modo diverso a seconda dei soggetti cui le si propone. Il problema dell’insegnamento della storia a scuola, per esempio, è una questione concreta che gli studenti vivono ogni giorno: di Resistenza, se si arriva mai a parlarne, si parla poco e male. L’ANPI soccorre con conoscenze e argomenti attendibili e autorevoli, ma c’è qualcosa di più che si può attuare: creare un vero e proprio spazio di ascolto e dialogo che faccia venire fuori anche le posizioni più estreme e non allineate. Un conto, infatti, è sentirsi zittire e rimproverare dai grandi, un altro è sentire i propri coetanei smontare un punto di vista fascista con i modi propri delle nuove generazioni.
Non sarà rischioso aprire spazi simili, “ospitare” posizioni così pericolose? Certo, risponde Bianca, ma è più rischioso non aprirli affatto. Quando, per metterla alla prova, le faccio presente che i social potrebbero essere, tutto sommato, luoghi analoghi, Bianca mi stupisce: “I social sono lo strumento, non il luogo. Certo che occorre che l’ANPI abbia un profilo Instagram, anzi è fondamentale che la sua “spia” si accenda anche lì e diventi riconoscibile e riconosciuto presidio di antifascismo, ma dopo due anni di pandemia che ci ha chiusi e isolati in casa, tenendoci insieme solo sui social, con pesanti ricadute psico-sociali non ancora del tutto tangibili, c’è un grande bisogno di ritrovarsi in presenza, anche nelle sezioni. La presenza è essa stessa democrazia, e non si fa sui social”.
Lo ripeto: emoziona e tocca nel profondo avvertire l’incrinarsi e spezzarsi della solitudine, sentirsi risuonare così fedelmente nelle parole e nei pensieri degli altri. Aiuta a credere realizzabile l’impossibile, perfino un mondo più libero e giusto. Conforta sapere che l’ANPI è e sarà anche in queste giovani e buone mani.
Pubblicato domenica 3 Aprile 2022
Stampato il 21/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/interviste-2/lanpi-e-in-buone-mani-quelle-dei-giovani/