Norme precise che garantiscano il rispetto della Costituzione e sanzionino ogni comportamento celebrativo del fascismo e del nazismo. Servono scelte politiche, certo, ma anche indicazioni giuridiche il più possibile non discutibili e univocamente interpretabili, contro la formazione e la proliferazione di associazioni neofasciste, così come contro l’ostentazione di simboli e comportamenti. Ma non solo camicie nere e saluti romani: anche la toponomastica, in qualche modo, deve poter dire che la nostalgia di quel periodo non deve trovare accoglienza sulle targhe delle strade e delle piazze, sui monumenti e più in generale sul ricordo condiviso dello spazio pubblico.

Lo spiega chiaramente Emilio Ricci, avvocato e vicepresidente nazionale Anpi, che segue in prima persona il percorso di almeno due progetti di legge, ma anche la costituzione di parte civile dell’Anpi nei casi emblematici nei quali l’associazione ha ritenuto necessario essere rappresentata.

Roma, 2019. Funerali di Stefano Delle Chiaie (Imagoeconomica)

Ma da dove nascono i problemi? «Il problema giuridico – risponde Ricci – risiede nel fatto che le violazioni alla XII disposizione di attuazione della Costituzione e delle norme penali delle leggi Scelba/Mancino per una certa interpretazione giurisprudenziale si ritengono integrate in presenza delle fattispecie della “esaltazione” del nazifascismo e della ricostituzione del disciolto partito nazista, circostanze, queste, che lasciano spesso il campo alle più varie decisioni. Si è visto che a Sassari, di fronte ai saluti romani e ai comportamenti di chiara marca esaltatoria del fascismo, al funerale di un esponente nostalgico, il giudice non ha ritenuto sussistente l’esaltazione».

Ewiger Faschismus / Giorgio Morra

Vi sono anche altre questioni che l’Anpi si è posta: l’integrazione, in senso più esplicito e preciso, delle leggi Scelba e Mancino con le norme previste dal progetto di legge presentato da Emanuele Fiano (Pd) e quella di iniziativa popolare su cui ha raccolto migliaia di firme il comune di Sant’Anna di Stazzema. «Ci potremmo trovare di fronte a ipotesi riconducibili a reati d’opinione, con il rischio significativo di rinvio della legge alla Corte Costituzionale: se qualche magistrato dovesse sollevare la questione di legittimità costituzionale, di fatto, la legge sarebbe bloccata», chiarisce Ricci.

Il segretario del Pd, Enrico Letta, al congresso nazionale Anpi (foto Valentina Giunta)

Su iniziativa dell’Anpi, un significativo gruppo di parlamentari, con l’onorevole Fiano in primo luogo, si è proposta, invece, una integrazione degli artt. 604 bis/ter C.P., Propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa, inserendo nell’ipotesi della responsabilità penale per azioni di tipo razziale, anche le condotte legate a comportamenti che si richiamano al fascismo e al nazismo.

Emilio Ricci (foto di Valentina Giunta)

«Una legge molto articolata, quindi – prosegue Ricci – una proposta di modifica molto più strutturale per cui il segretario del Pd, Enrico Letta, anche durante la sua visita al congresso nazionale Anpi ha dato disponibilità e della quale è ancora una volta primo firmatario l’onorevole Fiano. Sarà possibile, anche per associazioni come la nostra, ricorrere pure in caso di azioni amministrative: le Procure potranno emettere provvedimenti amministrativi (inibitori e sanzionatori) contro chi commette questo tipo di reati, anche in assenza di una sentenza passata in giudicato com’è invece necessario oggi».

il generale Rodolfo Graziani (in primo piano nella foto)

Ma c’è anche un altro progetto di legge, firmato dal Pd con Andrea De Maria e altri, oltre ad Articolo 1 e M5S, su cui Anpi si sta impegnando, spiega Emilio Ricci, cioè una modifica della legge, risalente al 1923, sull’ordinamento della toponomastica e aggiunge che la modifica prevede «che non sia possibile intestare spazi pubblici a personalità che abbiano avuto un ruolo attivo durante il regime fascista. Per essere chiari: il generale Graziani venne condannato per collaborazionismo col tedesco invasore. Questo, al di là che in seguito abbia avuto ruoli politici pubblici, impedirebbe che gli venga intitolato alcunché».

(Imagoeconomica)

I due progetti di legge sono stati presentati, ma ovviamente adesso è necessario che seguano l’iter parlamentare. Resta sullo sfondo la questione fondamentale: quanto si sta facendo per dichiarare fuori legge le formazioni che alle ideologie neofasciste si rifanno apertamente, come Forza Nuova e CasaPound? L’annunciata commissione Draghi sembra essere rimasta alla forma di idea: anche se, ricorda Emilio Ricci, già le leggi Scelba e Mancino permettono di assumere provvedimenti immediati in caso di grave allarme.

«E come dovremmo definire vicende come l’attacco alla Cgil a Roma o al Pronto Soccorso del Policlinico Umberto I? Si tratta di fatti che costituiscono un grave allarme sociale. Ma la commissione annunciata da Draghi, dopo una riunione con la presidenza del Consiglio, non c’è».