Non nasconde lo sdegno Massimo Bisca, una storia importante di lotta operaia all’Ansaldo, un’intera legislatura in consiglio comunale a Genova seduto accanto a Remo Scappini – la tuta blu comunista a cui il generale Günther Meinhold consegnò la resa incondizionata delle truppe germaniche – prima di essere presidente, appena riconfermato e acclamato, dell’Anpi provinciale. Mentre tanti volontari raccolgono medicine e generi di prima necessità per i profughi dell’Ucraina, fior di rappresentanti delle istituzioni, a guida centrodestra, hanno indossato gli elmetti. E puntato l’artiglieria mediatica contro gli eredi dei partigiani, rei di non voler inviare armi.
Bisca, in campo contro l’Anpi è sceso anche Giovanni Toti, vi ha definito “amici della neutralità ostentata e del pacifismo un po’ peloso”.
Il presidente della Regione Liguria non ha detto una parola quando si voleva impedire l’intitolazione della sala comunale a Pertini, o quando la sindaca di Savona all’inaugurandone della statua in suo onore lo definì avvocato e basta, e nemmeno quando il municipio inviò di una corona di fiori alla lapide dei caduti repubblichini dell’Rsi, al cimitero di Staglieno, non ha replicato neppure al suo capogruppo regionale, Vaccarezza, che ha parlato pubblicamente di Almirante come guida morale. E non dimentichiamo che il centrodestra regionale ha votato contro lo scioglimento di Forza Nuova dopo l’assalto alla Cgil. Taviani a De Gasperi che gli chiedeva come mai a Genova per la Festa della Liberazione tutti indossavano fazzoletti rossi con solo una piccola striscia tricolore, rispose: “perché il rosso è il contrario del nero”.
Forse solo ora ha scoperto l’eroismo combattente dei partigiani durante la Resistenza?
Toti ha scelto di aizzare i suoi contro l’Anpi probabilmente per far dimenticare che nella sua maggioranza ci sono esponenti di una formazione il cui leader rivendicava orgogliosamente di preferire “mezzo Putin per due Mattarella”, frequentava ambienti politici ed economici moscoviti, ammoniva sui rischi di applicare sanzioni contro la Russia per non danneggiare gli imprenditori italiani. L’Anpi nazionale ha condannato fin da subito l’invasione e al congresso a Riccione una giovane delegata ha ribadito che gli amici di Putin non vanno cercati tra le nostre file. Anpi a Genova sta raccogliendo aiuti per il popolo dell’Ucraina, senza medicine si muore, muoiono donne, bambini, anziani. Noi costruiamo sostegni concreti e non credo che il popolo ucraino verrebbe aiutato dall’innescarsi di un conflitto mondiale con il rischio nucleare.
Bisca si aspettava tanta animosità?
Non così greve, posso solo pensare che tema il risultato elettorale. In Liguria tra fine maggio e i primi di giugno in molti Comuni si voterà per il sindaco e il rinnovo del consiglio cittadino e tra questi c’è Genova. Dove si dovranno fare i conti con una sanità territoriale smantellata che non ha retto alla pressione dell’emergenza covid. L’Anpi provinciale insieme agli scout, gli alpini, Genova Solidale e altre associazioni è stata in prima linea in quei mesi, aiutando le persone in difficoltà e molti volontari sono iscritti alla nostra associazione, tant’è che contiamo 5.300 tesserati in 53 sezioni, un paio aperte proprio durante la pandemia. Al contempo abbiamo aiutato i migranti respinti a Ventimiglia. La solidarietà non guarda al colore della pelle, accogliendo solo a chi è biondo con gli occhi azzurri.
Toti impugna argomenti di “distrazione” di massa?
L’Anpi è un soggetto politico che fa attività sociale, probabilmente diamo molto fastidio. Nella nostra tradizione la memoria della Resistenza va di pari passo con la solidarietà, curiamo la manutenzione di grandi sacrari come al Passo del Turchino, dove hanno fucilato 59 partigiani, e al contempo difendiamo la Costituzione, lottiamo per il lavoro, abbiamo combattuto il terrorismo, pelle viva per noi. E da laico rammento che pure la chiesa di Papa Francesco è contraria all’invio di armi e infatti sabato 2 aprile saremo in marcia per la pace e contro il riarmo con le Acli, l’Agesci, l’Arci, ci sarà anche la Fiap, la Federazione italiana associazioni partigiane, per citare solo alcuni dei promotori; e parleranno l’Arcivescovo di Genova, Marco Tasca e il Vescovo di Savona, Calogero Marino. Partiremo dalla Cattedrale di San Lorenzo per consegnare un documento al presidente dell’Autorità portuale. In passato sono stati proprio i portuali a bloccare armamenti per l’Arabia Saudita presentati come “attrezzature civili”, e qualche giorno fa i lavoratori dell’aeroporto di Pisa si sono rifiutati di caricare armi destinate all’Ucraina. Il 22 aprile per la Festa della Liberazione terremo all’Ansaldo un’altra iniziativa e ricorderemo le donne che hanno combattuto nella Resistenza chiedendo pane, pace e parità di salario con gli uomini. Certo, chi ha sostenuto che gli operai dell’ex Ilva erano dei privilegiati perché avevano la cassa integrazione difficilmente può capire…
È favorevole all’invio di armi anche il presidente dell’Istituto storico della Resistenza Ligure.
Non ha profferito verbo contro gli attacchi all’Anpi eppure l’Istituto è intitolato a Raimondo Ricci, partigiano e tra i presidenti nazionali dell’associazione. E non dice che quando la Resistenza è cominciata, nel 1943, eravamo già in guerra, cobelligeranti. Inoltre chi mastica tanto bene la storia dovrebbe saper analizzare la situazione tra Ucraina e Russia, intendo gli accordi di Minsk non rispettati da parte ucraina, e interpretare il tentativo di espansione a est della Nato. Quanti paragonano l’invio di armi in Ucraina ai lanci alleati durante la lotta di Liberazione dovrebbero avere anche il coraggio di dire che inviando armi diventiamo cobelligeranti. Abbiano coerenza e chiedano di andare in guerra.
Dice di aver sfilato contro la guerra in Vietnam ma che questa volta è diverso.
Durante quelle manifestazioni io, quindicenne, ho preso tante manganellate e ricordo che nel 1973 Genova mostrò solidarietà facendo partire una nave intera di aiuti alla popolazione vietnamita.
Armi?
Assolutamente non armi, nonostante i vietnamiti ne avessero bisogno, ma medicine, derrate alimentari come stiamo facendo ora per l’Ucraina. La nave era guidata da un portuale della Compagnia Unica, nelle piazze cittadine c’erano esponenti di ogni formazione politica democratica, dai democristiani ai comunisti, dai liberali ai socialisti e quando quella nave ebbe problemi di rifornimento a Città del Capo intervenne Andreotti in persona. Oggi dico che l’Anpi è solidale con i cittadini russi che stanno manifestando per la pace e vengono arrestati e che spesso si indossa l’elmetto ben sapendo che al fronte andranno altri, proprio come i soldati russi che si ritrovano in Ucraina senza neppure sapere dove sono e perché. L’associazione dei partigiani è per la trattativa e per la pace. Se mandi armi, metti a tacere la diplomazia e vuoi la guerra.
Ci sono partigiani a Genova e in Liguria che sono per l’invio di armi?
Non ne conosco neppure uno. Giordano Bruschi “Giotto”, 96 anni, interpellato dalla stampa locale è stato netto: la guerra è un danno per tutti. Si è riconosciuto nelle posizioni dell’Anpi e di Papa Francesco. Ha respinto ogni paragone con la Resistenza e ha concluso con l’auspicio di vedere tante marce per la pace. Tanto più, aggiungo io, che qui in Italia dobbiamo resistere ad attacchi di ogni genere per affermare la pace.
L’Anpi festeggerà il 25 aprile in piazza quest’anno?
Altroché. Lo abbiamo chiesto fortemente dopo due anni in cui abbiamo potuto portare solo corone ai nostri 1.863 partigiani Caduti e ai 2.250 morti nei campi di concentramento. E lo faremo nel segno della pace. Il 25 aprile rappresenta la sconfitta del nazifascismo, la ritrovata libertà dopo venti anni di regime e del ritorno alla vita dopo una guerra mondiale voluta da Mussolini. Nei giorni successivi alla Liberazione la gente ballava, cantava, e questo lo permetteva la pace.
Ci saranno le istituzioni? Toti e il sindaco Bucci, alla prima celebrazione del 25 Aprile dopo l’elezione a primo cittadino, sono stati fischiati.
Sono dovuto intervenire per chiedere rispetto. Ora credo che qualcuno voglia rifarsi una verginità antifascista, come quanti l’ultimo giorno prima della Liberazione si tolsero la camicia nera e si misero in cerca di giubbe partigiane. In tempo di elezioni si prova spesso a capitalizzare tutto. Io voglio solo ricordare i lavoratori e soprattutto le lavoratrici, le tante che si opposero al fascismo, in 102 furono condannate dal tribunale speciale, e le donne che operarono nella Resistenza. Il punto è capire quali sono le radici. Chi scopre solo ora la Resistenza dovrebbe scoprire il frutto migliore di quella lotta, la Costituzione.
Pubblicato mercoledì 30 Marzo 2022
Stampato il 23/11/2024 da Patria indipendente alla url https://www.patriaindipendente.it/interviste-2/bisca-anpi-liguria-per-toti-armateli-e-partite-noi-li-aiutiamo-a-non-morire/