«Affiancare nazismo e comunismo è una operazione intellettualmente confusa e politicamente scorretta. E se riferita alla seconda guerra mondiale rischia di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici». David Sassoli, Presidente del parlamento europeo, interviene sulla polemica aperta dopo l’approvazione della Risoluzione sull’importanza della memoria europea.
Non la convince l’equiparazione fra nazismo e comunismo?
Ho grande rispetto per la volontà espressa dal Parlamento, ma nessun atto in democrazia è ex cathedra. Tutto si può commentare e giudicare. Riferirsi allo scoppio della seconda guerra mondiale per ribadire un atto di fede nel sistemi democratici era sembrato ai gruppi politici un modo per ribadire la volontà dell’Unione europea di battersi contro ogni forma di totalitarismo. E, in questo momento, per rispondere all’aggressività di una destra xenofoba e neofascista che in molti Paesi ha ripreso ad alzare la testa. Un punto di vista che credo sia largamente condiviso dalle nostre opinioni pubbliche e dalle forze politiche europeiste. Il problema nasce quando si entra nello specifico di passaggi storici che non possono essere sintetizzati, a equiparazioni inappropriate, a riferimenti che andrebbero accuratamente verificati. Dai parlamenti ci si aspetta valutazioni politiche e non certo di scrivere la storia.
Cosa è andato storto?
Le quattro risoluzioni diverse dalle quali è poi nato quel testo sono lo specchio di storie e memorie individuali ancora molto divergenti nello sguardo sulla storia recente dell’Europa. Credo che presentarsi con quattro risoluzioni molto diverse cercando una sintesi abbia prodotto un testo che in alcuni passaggi avrebbe meritato ben altro approfondimento. Il giudizio sui sistemi comunisti nei Paesi dell’Est non credo sia in discussione, così come non può esserlo il grande contributo delle formazioni partigiane comuniste e dell’Unione sovietica nella Liberazione dell’Europa dal nazifascismo. Senza il loro impegno e sacrificio non avremmo avuto la possibilità di dare vita alla più straordinaria avventura di pace e democrazia che si chiama Unione Europea.
Forse hanno inciso anche le diverse sensibilità presenti nell’Unione europea, ad esempio fra Paesi dell’Est e dell’Ovest?
È probabile. Ed è per questo che è difficile fare sintesi riferendosi ai fatti della storia. Anche il percorso dei partiti comunisti non è stato lo stesso nei nostri Paesi. In Italia, il Partito comunista è stato protagonista della Resistenza, della rinascita democratica del nostro Paese e del consolidamento delle istituzioni repubblicane. È stato anche protagonista della pace religiosa in Italia, con il voto favorevole sull’art. 7 della Costituzione, mentre i socialisti votarono contro. Aldo Moro, già nel 1973, in un famoso colloquio con il presidente Usa Gerald Ford, spiegò la differenza fra il comunismo italiano e quello sovietico.
Restiamo sulla Risoluzione del 19 settembre scorso. Uno dei 4 testi presentati, quello del Gruppo S&D, citava espressamente nelle premesse la Risoluzione del 25 ottobre 2018 sull’aumento della violenza neofascista in Europa, riferimento poi sparito nella versione finale. Due Risoluzioni dello stesso Parlamento – a distanza di pochi mesi, e in diverse legislature – che hanno un approccio completamente diverso su un problema uguale, quello della tutela della memoria e del crescente populismo ed estremismo nella Ue. È schizofrenia politica o possiamo ancora sperare che qualcuno “si ravveda”?
Questo bisogna chiederlo ai gruppi politici. Non posso entrare nel loro dibattito. Quello che posso dire è che la scorsa settimana ho incontrato la Conferenza dei Rabbini europei che sono venuti anche a denunciare la ripresa di manifestazioni di antisemitismo nei nostri Stati membri. Nel silenzio c’è una migrazione di ebrei, cittadini dell’Unione, dall’Europa che deve allarmare e non può passare sotto silenzio. Sono tanti e troppi i segnali di una ripresa di attività neofasciste e neonaziste che non possono essere sottovalutate. Nazismo e fascismo non sono opinioni, sono crimini.
Filippo Giuffrida, presidente Anpi Belgio e vicepresidente Fir
Pubblicato lunedì 30 Settembre 2019
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