Sarà processato e dovrà rispondere in tribunale per aver fatto il saluto romano in un’aula istituzionale il consigliere comunale di Verona Andrea Bacciga. A darne notizia sono l’Anpi, l’Aned e l’associazione locale di Non una di meno.
I fatti risalgono al 26 luglio 2018, il parlamentino cittadino doveva discutere di due mozioni mirate al finanziamento di progetti legati ai movimenti antiabortisti. Presenti al dibattito c’erano rappresentanti dei partigiani, dei deportati, e dell’associazione femminista. A un certo punto, secondo l’accusa, il consigliere eletto con la lista Battiti per Verona, che fa riferimento al sindaco Federico Sboarina, si è rivolto ad alcune attiviste di Non una di meno mostrando il braccio teso nel saluto romano.
La vicenda aveva avviato un iter giudiziario, con un esposto in Procura, per violazione della legge Scelba, che vieta e punisce ogni manifestazione del disciolto partito fascista. Durante la prima udienza, lo scorso maggio, l’Anpi, l’Aned e Non una di meno, erano state ammesse come parti civili, mentre la difesa di Bacciga aveva presentato informalmente una richiesta di rito abbreviato.
Il consigliere di maggioranza, un avvocato per di più, forse aveva preso sottogamba la denuncia alla magistratura dell’accaduto a Palazzo Barbieri, ricordano in un comunicato congiunto le tre associazioni, tant’è che «aveva commentato, spiegando che il saluto romano richiede l’inclinazione del gomito a 135° mentre il suo gomito, goniometro alla mano, si era fermato a 120°».
Ebbene oggi, nella seconda udienza, i legali di Bacciga hanno modificato la richiesta di rito abbreviato e il gup giudice Luciano Gorra ha deciso per il consigliere il rinvio a giudizio davanti a un organo collegiale. Dunque nessun giudizio immediato, Bacciga dovrà andare a processo, il dibattimento si svolgerà a porte aperte il 13 febbraio 2020. Federica Panizzo, avvocata delle parti civili costituite, ha espresso soddisfazione: «Ritengo – ha dichiarato– che il rinvio a giudizio sia un primo e importante passo, seppur non definitivo, per vedere riconosciuti i valori antifascisti sanciti dalla legge Scelba e dalla Costituzione repubblicana».
Nel comunicato l’Anpi, l’Aned e Non una di meno di Verona sottolineano l’importanza della decisione odierna del gup: «Il fatto che le attiviste di Non una di meno – movimento che riconosce l’antifascismo come valore e pratica quotidiana – siano state ammesse come parti civili è molto significativo: ancora una volta si evidenzia l’intreccio tra fascismo, sessismo e anti-femminismo». Le tre associazioni rammentano che «il fascismo, strutturalmente fondato sul modello patriarcale, attribuiva alle donne l’esclusivo ruolo di madri-casalinghe, facendo della maternità e della procreazione un oggetto di pubblica esaltazione a sostegno della Nazione e dell’integrità della stirpe, determinando limitazioni delle libertà individuali, per le donne, e la loro esclusione dalla sfera pubblica». Perciò puntualizzano: «Il “presunto” saluto fatto dal consigliere all’interno di un’aula comunale aveva dunque un preciso obiettivo: rimettere le donne al loro posto, ossia tornare a reificarle e a considerarle mere fattrici». E «tutta la vicenda assume un profilo di particolare gravità considerando che il saluto romano, simbolo di un sistema dittatoriale e repressivo basato sulla negazione delle libertà, è avvenuto all’interno dell’aula del consiglio comunale, uno dei luoghi della rappresentanza democratica nata dalla lotta delle partigiane e dei partigiani, e dalla violenza subita dalle deportate e dai deportati» e che «l’autore del gesto è un rappresentante delle istituzioni nate dalla Resistenza al nazifascismo e si trovava nell’esercizio del proprio mandato. Ruolo a cui è stato chiamato proprio grazie alla Costituzione che ha calpestato».
Le associazioni concludono rivolgendosi al consigliere Bacciga, «che in riferimento alla vicenda e citando Mussolini aveva dichiarato “Se mi assolvete mi fate un piacere, se mi condannate mi fate un onore”», augurandogli «di essere ben presto onorato dal tribunale con una sentenza che stabilisca in via definitiva la gravità di quanto accaduto la sera del 26 luglio 2018».
Pubblicato mercoledì 11 Dicembre 2019
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